A tre giorni dal goal non goal, sì goal però dai non si dà sto goal, di Bonucci e dalla guerra civile che ne è scaturita, i più ottimisti immaginavano saremmo stati a raccogliere i cocci, invece ci ritroviamo ancora a veder volare gli stracci.

E non importa che le puntate di tutti i CSI italiani abbiano analizzato le scene del crimine sino a decretarne alcuni passaggi scientifici: il primo rigore è dubbio, il rigore su Totti anche ma si può dare, Pogba è da considerarsi in area e Vidal, stando a una regola FIFA cambiata un anno fa – ed evidentemente diramata in cirillico antico- , è forse tacciabile di essere una sentinella in piedi, ma non in fuorigioco attivo.

Non importa, e non sarebbe forse neanche questo il problema. Perché Superquark è più noioso di Mistero, e la diretta dall’Apocalisse Maya farà sempre più audience di uno speciale su quel nullafacente senatore del cavallo di Caligola. Importa, però, che mai come questa volta nessuno si è sottratto alla rissa, nessuno ha rinfoderato la spada, tutti, anziché al piccione, hanno fatto il tiro alla povera colomba della pace.

Immaginate di volare come un drone sul calcio italiano di questi giorni: vedreste l’editoriale di un quotidiano nazionale inneggiare a un campionato falsato – alla sesta giornata – attribuire una tripletta a un arbitro e accusare una società di calcio di “rubare“. Vedreste, ancora, uno dei giocatori simbolo del nostro campionato – indiscusso campione in campo – sostenere che con quella società non si gioca mai alla pari e che dovrebbe fare un campionato a parte – nel girone con la Banda della Magliana, Joker di Batman, Team Lupin e la Corea di Byron Moreno, immaginiamo.

Ancora, leggereste di un avvocato che invoca i mitra – ma ideali, si intende – contro certi arbitri e due parlamentari che, stanchi della discussione sull’articolo 18 decidono di presentare un’interrogazione su una partita di pallone – retroscenisti dicono, perché avevano contro Bonucci al Fantacalcio. Se planaste un attimo sui palazzi del calcio che conta, vi ritrovereste con il neo eletto Presidente della FIGC squalificato dalla UEFA per frasi razziste. Ma sì, in fondo va tutto bene.

Fin qui, le reazioni dei così detti vip. Adesso connettete il vostro drone sui social e godete degli insulti alla neomamma Melissa Satta per aver avuto un figlio troppo “bianco” per avere come padre Boateng, o le risse verbali su post e bacheche di ogni sorta, con inviti all’obiettività scambiati con la stessa frequenza degli auguri di Natale. Adesso, proiettate questa tensione nei bar, negli ascensori, ai semafori, in fila alla posta, alle partite di calcetto, davanti al nuovo FIFA2015 e nelle pause pranzo di tutta Italia.

Intensa dialettica, vero. Una massa d’opinioni accese che rimangono comunque pur sempre nella grande diga della passione più bella del mondo. Sino a che un giorno, di tanto in tanto, rompono gli argini e cadono come motorini dalle curve degli stadi, come lavandini fuori dai campi, come botte da orbi su terreni polverosi. Che scivolano come coltelli sotto i giubbotti, colpiscono come mazze e catene, suonano come scorte ad arbitri di provincia, affogano i volti come le sciarpe alte sino agli occhi.

E allora giù tutti a dire che dobbiamo abbassare i toni, che dobbiamo fermare tutto, che dobbiamo isolare i comportamenti violenti. Ma se isolassimo oggi i comportamenti violenti di questi giorni,
rimarrebbe solo un drone, in alto, a planare su un calcio isterico. Potremmo guardarlo, questo Calcio, e decidere se è davvero “lo sport più bello del mondo”. Sì, potremmo vederlo, se non avessimo quella sentinella di Vidal a disturbarci la visuale.

E allora non ci resta che una preghiera: Bonucci, per favore, la prossima volta spediscila in tribuna.

Questo editoriale è il frutto della preziosa collaborazione con Fabio Fanelli, copywriter, speaker radiofonico e autore. Appassionato di Simpson e di calcio. In questi giorni abbiamo monitorato il web, e in particolare Facebook, per studiare il sentiment post Juventus – Roma. E lui, con la solita sagacia, ha tirato fuori questo pezzo.

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