Perché in Italia non si fanno film sui supereroi? La domanda se l’è posta anche Nicola Giuliano di Indigo Film (La Grande Bellezza). E così è nato Il ragazzo invisibile, il nuovo film di Gabriele Salvatores, uno di quelli che della sperimentazione ne ha fatto una vocazione più che uno stile. Non c’è nessun altro regista italiano che ami mettersi in gioco raccogliendo ogni sfida creativa gli si presenti, anche quelle più impervie: da Nirvana, primo e unico film italiano di fantascienza, al successo collettivo di Italy in a Day. Non fa eccezione la sua ultima fatica (in sala dal 18 dicembre distribuito da 01 Distribution) che segna un nuovo inizio per l’industria cinematografica made in Italy. Senza avere alle spalle gli stratosferici budget delle produzioni statunitense e senza alcun intento di emulazione, Salvatores lancia la sua sfida personale ad un genere, il fantasy superoistico, poco battuto della nostra cinematografia. E lo fa con un’idea innovativa capace di coniugare cinema d’autore e popolare. Ma Il ragazzo invisibile non è “solo” il primo (e ben riuscito) esempio nostrano di genere supereroistico, perchè è anche la parte principale di un’operazione coordinata di fiction crossmediale che coinvolge anche un romanzo, edito da Salani e una serie di tre fumetti, edita da Panini Comics.

Dal fumetto al film. I cinecomics americani degli ultimi anni ci hanno abituato a questa semplice quanto ovvia equazione. Ed infatti le pellicole che vediamo sul grande schermo spesso non sono altro che un ulteriore tassello a quel grande universo narrativo costruito dai comics Marvel e DC Comics. Per Il ragazzo invisibile, il percorso invece è stato diverso: prima il film, e poi il romanzo omonimo e una miniserie a fumetti. Un’operazione che non sarebbe poi una grande novità, almeno negli Stati Uniti dove, è ormai prassi comune, affiancare all’uscita in sala un comic book ad essa ispirato. Ma non siamo in America e trattandosi di un’operazione completamente italiana ci troviamo di fronte a un esperimento più unico che raro. Insomma Il ragazzo invisibile è un azzardo e lo è pure doppio: supereroi italiani da una parte, crossmedialità dall’altra. È questa, infatti, la parola chiave attorno a cui ruota tutto il progetto in cui romanzo e fumetto, lungi dall’essere semplici riletture del film con linguaggi narrativi diversi, si pongono piuttosto come opere a sé stanti che abbracciano appieno il concetto di crossmedialità, che del resto non è che questo: prendere una storia, declinarla su più media differenti, distribuendo in ciascuno di essi contenuti unici e tra loro complementari, che messi insieme, come i pezzi di un grande puzzle, la arricchiscono di senso. Una forma di narrazione che lo stesso Salvatores aveva già sperimentato ai tempi di Nirvana, negli anni ’90, con la trasposizione del film in un videogioco.

Still dal film "Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores - Credit: Indigo Film
Still dal film “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores – Credit: Indigo Film

Per chi non ha visto il film il supereroe di Salvatores si chiama Michele Silenzi, un adolescente chiuso e introverso che vive in una tranquilla città di mare. Intrappolato in un’asfissiante routine quotidiana, tra i compagni di classe che lo prendono di mira e un amore non corrisposto, una mattina si sveglia e scopre di essere diventato invisibile. Una storia che segue il solco della migliore tradizione dei padri del genere, Stan Lee e Jack Kirby, affidandosi alla formula classica dei «Supereroi con superproblemi» . E in effetti, Michele assomiglia un po’ a Peter Parker, meno studioso e più solitario, ma come lui tormentato dai bulli e impacciato con le ragazze. Il romanzo, nato dalla creatività congiunta dei tre sceneggiatori della pellicola (Ludovica Rampoldi, Alessandro Fabbri, e Stefano Sardo) ricalca pressoché fedelmente la trama del film ma da molto più spazio sia ai personaggi con cui interagisce il piccolo protagonista, che da comprimari diventano dei veri e propri coprotagonisti, sia a quelle sottotrame sacrificate dal limite dei 120 minuti del lungometraggio. La storia di fondo però è la stessa: la scoperta incredibile di avere un superpotere, l’iniziale rifiuto e la definitiva accettazione. Il tutto raccontato con ironia, freschezza, sensibilità e un pizzico di magia.

Credit Photo: Panini Comics
Credit: Panini Comics

Diverso il discorso relativo al fumetto che concepito come il prequel di tutto l’universo in cui si muove il piccolo supereroe mascherato, ha il compito di espandere l’orizzonte narrativo del lungometraggio. La graphic novel infatti avrà una vita propria rispetto alla trama del film e questo significa che non sarà necessario averlo visto per comprenderla e viceversa. Chi lo farà però avrà una visione molto più ampia della storia, perché il fumetto ne allarga la prospettiva, esplora le zone d’ombra della pellicola di Salvatores e suggerisce nuove trame e sviluppi futuri. Non mancano certo scene viste sullo schermo, ma per la maggior parte il fumetto racconta tutto ciò che in esso non c’è. Per portare le avventure di Michele dal grande schermo alle pagine disegnate, Panini Comics ha puntato su alcuni dei migliori talenti del panorama fumettistico italiano. I testi sono di Diego Cajelli, noto per i suoi lavori per Sergio Bonelli Editore, mentre la parte grafica è affidata a Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera e Alessandro Vitti, tre (italianissime) stelle del fumetto internazionale da tempo prestate alle major dei comics americani (le copertine invece sono firmate da Sara Pichelli, disegnatrice di punta della Marvel).

Credit Photo: Panini Comics
Credit: Panini Comics

Divisa in tre albi nel formato americano comic book, ogni capitolo della graphic novel corrisponde ad altrettante linee temporali della narrazione, raccontate in una sorta di montaggio incrociato tra tutti e tre i numeri del fumetto. La prima è quella direttamente collegata alla trama del film, avviene nel “tempo presente” e quindi narra la storia di Michele, il ragazzo invisibile del titolo, e tutto il suo percorso da adolescente timido a supereroe in erba, quando scopre di avere un potere e volente o nolente sarà costretto a crescere di colpo, perché “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, Spidermen insegna. Il secondo e il terzo invece si concentrano sulle vicende degli “Speciali”, persone contaminate da radiazioni nucleari che hanno sviluppato particolari doti. Tutti individui sterili tranne due Yelena e Andreij. Ed è proprio sul passato di questi due personaggi misteriosi che si concentra la backstory del fumetto che vira decisamente al passato gettando però anche un occhio al futuro, oltre quel finale apertissimo del film, preludio forse di un sequel già scritto, ancora più bello e ancora più dark, parola di Salvatores.

[Credit Cover: Claudio Iannone]