Il vostro idolo è stato dato per morto sul web e la notizia sta girando sui social network alla velocità della luce creando una catena di commenti infinita? O leggete magari di qualche politico che avrebbe fatto una dichiarazione che ha suscitato particolare scalpore, ma che subito dopo è stata smentita lasciandovi confusi sulla verità? Se vi riconoscete in queste frasi è probabile che siate caduti almeno una volta in una cosiddetta notizia “bufala”, e non sorprenderebbe affatto se a darle vita fosse stato Ermes Maiolica.

Per chi scrive non è facile intervistare chi in passato (e sicuramente lo farà anche in futuro) ti ha fatto correre al computer per cercare di dare una notizia ( dimostratasi poi infondata ) prima degli altri; ma è anche questo l’aspetto affascinante del cercare di entrare nel pensiero di Ermes Maiolica, guardando oltre i consueti schemi “morali” e di “buon costume”.

Come si definirebbe per presentarsi a chi non la dovesse conoscere?

Sinceramente non saprei, faccio vari lavori e ho molti hobby. Sono un metalmeccanico, un t-shirt designer, ho una rivista di racconti brevi e collaboro con i giornali “Frigidaire” e “Il Nuovo Male” di Vincenzo Sparagna. Quello che interessa a voi, però, è la mia attività fino a poco tempo fa segreta quindi mi presento come un hoaxer, un satirista, si, insomma, un “bufalaro”; purtroppo il troll informatico più conosciuto del momento.

Come nascono le sue “notizie”? C’è dietro un lavoro di riflessione o è qualcosa di impulsivo, magari in risposta alle assurdità che legge?

Entrambi. Naturalmente c’è una riflessione dalla quale nasce l’idea che ispira il fake ma molte volte questa riflessione è data da un’ispirazione prettamente antropologica. Io sono un tipo molto alla mano e mi piace frequentare i bar spartani e tipici della città, dove ho l’occasione di osservare ed incontrare molte persone, con me ho sempre un taccuino dove segno i comportamenti più curiosi, le contraddizioni, l’ingenuità nell’immaginazione del futuro, le paure, la rabbia contro questa politica. In questo modo riesco a capire quali sono i temi più sentiti,cosa la gente ha bisogno di sentirsi dire per appagare le proprie teorie e cosa invece gli serve per scaricare le proprie frustrazioni e le proprie paranoie. A questo momento d’ispirazione teorica si accompagna poi la realizzazione pratica: la velocità di esecuzione e diffusione della notizia, una grafica e un titolo semplice e deciso, capace di dare sfogo all’esaltazione del momento.

Nelle ultime elezioni, ad esempio, di fronte ai continui appelli grillini, che inneggiavano alla vittoria con lo slogan “Vinciamonoi”, abbiamo deciso, insieme all’organizzazione troll “L’Osservatore politico”, di far circolare finti exit poll che riportavano il movimento in netto vantaggio. Beppe Grillo e Casaleggio ci cascarono, li pubblicarono sul blog e, cosa ancor più strana,anche di fronte ai risultati non si accorsero della falsità della notizia tanto che Grillo gridò agli imbrogli elettorali in tutti i telegiornali fino a quando non furono gli stessi troll a decidere di farla finita, consegnandosi ai siti di satira e confessando tutto.

Prevale più l’aspetto comico o quello dissacratorio in ciò che scrive?

Per me non esiste comicità senza dissacrazione. La comicità parte sempre da qualcosa di reale e si costruisce sul verosimile. L’amplificazione della realtà è capace di renderla parossistica e ridicola e quindi comporta in sé una critica.

La fa sorridere o la preoccupa vedere quanto la stragrande maggioranza delle volte le sue notizie siano prese per reali?

Penso che internet sia uno strumento potentissimo che comporti risvolti positivi e negativi, indipendentemente dai miei fake. Da una parte c’è la possibilità di approfondire le informazione e uscire dal monopolio dei rotocalchi nazionali trasmessi in modo unidirezionale dalla televisione dall’altra, però, c’è la tentazione del presentismo, della semplificazione, della mistificazione complottista. Penso che commenti ad un fake dove la Kyenge propaganda l’assegnazione delle case popolari a stranieri e rettiliani faccia sorridere me in prima battuta ma sia anche un’occasione per chi ha commentato preoccupato o arrabbiato di rivedere la validità del proprio utilizzo, in modo immediato e inconscio. Basterebbe una semplice ricerca su google per scoprire la falsità di una notizia anche grazie all’attività di demistificazione svolta da siti come Butac “Bufale un tanto al chilo”. Insomma penso che i fake rendano evidente questo “volto di Giano” del web soprattutto per tutti coloro che ci cascano.

Ha mai temuto che ciò che fa le potesse comportare problemi? E anzi qualche “vittima” particolarmente risentita ha mai intrapreso vie legali?

Si, c’è la possibilità che il protagonista di turno si adiri più del dovuto ricorrendo anche ad armi legali soprattutto quando un virale prende mano e non riesco più a fermarlo perché è stato ripreso da diversi siti di informazione “scomoda”. Ad esempio, quando feci circolare la notizia che “Il Grande Fratello” avrebbe chiuso, Mediaset smentì e annunciò la volontà di prendere seri provvedimenti per il danno subito all’immagine. Per ovviare inevitabili problemi legali non rivendicherò mai molti dei miei fake diventati troppo virali, di cui probabilmente mi porterò il segreto nella tomba.

Per colpa della mia satira, ho avuto diversi disguidi con alcuni personaggi. Mi sono scusato pubblicamente con Vauro e privatamente con Paolo Brosio. In quest’ultimo caso fu il Debunker David Puente, con il quale sono diventato amico, ad avvertirmi di un possibile rischio legale e a suggerirmi di calmare le acque.

Qualche giorno fa sul suo profilo Facebook ha scritto: “La mia vita su Facebook è basata su una storia vera.” Questa frase potrebbe sintetizzare il “fenomeno” Ermes Maiolica?

Bella domanda, in un certo senso posso dire di sì. Il mio ingresso in questa realtà virtuale mi ha sempre portato ad esserne partecipante atipico, non ho mai trovato interesse nei selfie o negli status emotivi fatti a tavolino. All’inizio mi sono aperto una pagina facebook a scopi pubblicitari, per promuovere le mie magliette, poi osservando il social network mi sono ritagliato un mio ruolo canzonatorio, postando battute a volte fastidiose e molto lontane dai post di campagne benefit, condivisione lacrimevoli dei propri vissuti o citazioni a caso su grandi temi universali che affliggono da sempre l’umanità. Da questo punto di vista penso che il mio profilo, pieno di fake e battutacce istantanee sia più rivelatorio di tante pagine piene di foto in posa, citazioni e condivisioni delle solite hit che passano in rete.

D’altra parte, la diffusione dei mie fake sulla rete ha portato alcuni giornali a diverse mistificazioni sulla mia persona. “Italiaoggi”, “Giornalettismo” e “Il Venerdì di Repubblica”, hanno ipotizzato che io fossi un personaggio creato a tavolino per divulgare notizie false, altri pensavano che fossi un troll pagato da una o dall’altra fazione politica. Invece no, non ci sono motivazioni politiche di ampio respiro né tantomeno motivazioni utilitaristiche ed economiche. Difficile a credersi a questo stato dell’arte ma il mio è un atto gratuito, se vogliamo surreale, e il soggetto di questo atto sono io Ermes Maiolica. Da qui la frase “la mia vita su facebook è basata su una storia vera” meno importante di tante altre ma forse più vera.

[ Credits foto in evidenza: Profilo Facebook Ufficiale Ermes Maiolica ]