I talent musicali riempiono ormai il palinsesto televisivo quotidianamente con prime serate e daytime, decretando spesso le possibilità di successo di un giovane artista. Tra le infinite polemiche che hanno accompagnato l’ascesa del format, la più forte è quella legata alla presunta mancanza di gavetta che graverebbe su chi partecipa, catapultato un volta concluso il programma in un contesto troppo difficile da affrontare e al quale risulta del tutto estraneo. Nella generalizzazione si tende spesso ad escludere la possibilità che al talent ricorra chi, con fatica, non è riuscito ad affermarsi attraverso vie più “tradizionali”, non pensando di fatto a questa come un’occasione per amplificare una visibilità altrimenti molto difficile da conquistare nella cosiddetta periferia musicale, fatta di piccoli locali e tante delusioni.
Ingeneroso se non esagerato è per di più trarre un confine preciso, una netta linea di demarcazione, tra artisti considerati di serie A e presunti artisti di serie B, con questi a dover portare il fardello di un luogo comune che li accompagna lungo tutta la carriera, per aver scelto di affermarsi attraverso un programma televisivo. Innumerevoli sono infatti i casi di giovanissimi usciti dai talent che hanno mostrato una capacità fuori dal comune ed una sensibilità artistica che non è stata per nulla sacrificata dalla fama raggiunta in breve tempo attraverso un programma, basti citare l’apprezzatissimo (anche dalla critica musicale) Marco Mengoni, o la bravissima Noemi, oggi diventata coach di “The Voice of Italy”. E proprio da “The Voice” arriva la testimonianza di Ira Green, giovane rocker che è riuscita a conquistare il pubblico nella scorsa edizione del programma, che racconta a “Il Giornale Digitale” quello che le è rimasto di quell’avventura, e quanto a posteriori consiglierebbe ai suoi colleghi di intraprendere lo stesso percorso.
![[Photo Credits: fanpage Facebook Ira Green]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/09/igd_e32d65fbd22337592b21ed40ece4c2d3.jpg)
Il grande pubblico ha imparato a conoscerla con “The Voice of Italy”: cosa ricorda a distanza di qualche mese di quell’esperienza?
Beh ancora oggi devo riguardare i video con attenzione col sospetto che magari siano videomontaggi fatti ad arte. È stato talmente strano e forte che non ho dimenticato nulla di ciò che ho vissuto in quegli studi a contatto con artisti internazionali e italiani di calibro davvero alto. Rifarei ogni singola scelta all’interno di quel programma, con le stesse identiche intenzioni.
Cosa le ha lasciato a livello professionale l’essere passata da un talent?
Mi ha dato tanta visibilità laddove con una serata in un locale non riuscivo ad avere. Se è questo il percorso che si vuole intraprendere come lavoro bisogna saper usare anche i mezzi di oggi, e la televisione è uno di questi. Ad oggi mi ritrovo con un bel bagaglio d’esperienza e la fiducia, anche se non ancora del grande pubblico, che continuerò a coltivare.
Quanto l’ha cambiata la grande popolarità improvvisa arrivata dal programma?
Non mi ha mossa di un millimetro. Possono cambiare le cose intorno ma se uno nasce tondo non muore quadrato. Ho una personalità molto realista e con i piedi ben piantati in terra. Mi riempie di gioia avere un supporto così grande e continuativo ed è per questo che resterò ben concentrata sul da farsi invece di lasciar volare la testa in aria senza meta.
![[Photo Credits: fanpage Facebook Ira Green]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/09/igd_bdd30917c6845994d917332ff4a77da3.jpg)
La consapevolezza di poter piacere ad un grande pubblico sembra non avere smussato il suo animo più duro e rock come dimostra il nuovo singolo “Mondo senza regole”. Cosa rappresenta giunti in questa fase della sua carriera?
Il vero “mondo senza regole” è quello che ogni individuo forma nella sua piccola esistenza. Non esiste il mondo di “tutti” senza regole. Viviamo in una società nella quale è impossibile che l’azione dell’esporre il proprio pensiero non sia fermata dal timore dell’essere giudicati, non lo sembra eppure è una regola, che purtroppo non è scatenata da se stessi ma dalla conseguenza di una cultura che ci ha portati ad essere il paese dell’estetismo e della buona impressione.
A posteriori, consiglierebbe ai giovani di provare la strada dei talent, di presentarsi ai provini di “The Voice of Italy” per tentare di dare una svolta alle loro vite artistiche?
Consiglio ed auguro a chiunque quest’esperienza. Io stessa diffidavo in passato, trascinata dall’idealismo del “troppo facile e troppo finto”. Per una persona come me sarebbe stato impossibile resistere a delle imposizioni o delle cose da circo. Ha i suoi pro e i suoi contro ma ti porta un tornado di esperienze e sensazioni che sono irripetibili. Quindi senza ogni scrupolo consiglio di provarci. D’altronde si vive solo una volta, meglio rimorsi che rimpianti.
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Ira Green rappresenta, forse meglio di tante parole, la risposta ai facili dubbi che accompagnano la scelta di partecipare ad un talent. D’altronde è anacronistico oggi il non riuscire a vedere la musica al di fuori di schemi precostituiti e ormai superati. Il mercato discografico cerca artisti da poter lanciare verso il successo, non è il partecipare ad un programma che cambia il senso del discorso, se uno è capace non può che esserlo anche in tv.