In fondo Shonda Rhimes ci aveva avvisati: «Preparatevi all’episodio che l’America non dimenticherà mai». Un monito ad effetto, come nel suo stile, ma che tra le righe già lasciava presagire il dramma a cui i fan di “Grey’s Anatomy” avrebbero assistito impotenti durante l’episodio 21 dell’undicesima stagione: dopo dieci anni e 241 episodi il personaggio di Derek Shepherd è uscito per sempre di scena. Il volto maschile della serie, il dottor Stranamore, l’anima gemella di Meredith, l’uomo perfetto che ha fatto sognare milioni di donne e complessato altrettanti uomini. Rabbia, delusione e lacrime a fiumi hanno accompagnato un addio giudicato indegno e ingiustificato, un commiato che emoziona ma che lascia anche tanto perplessi, soprattutto per il modo in cui è stato gestito. Tutto è partito, neanche a dirlo, da uno spoiler che ha generato un’isteria collettiva di dimensioni inimmaginabili. Un panico del genere non si vedeva dal maldestro epic fail dell’Ansa all’indomani dell’ultimo episodio di “Lost”. E per aggiungere al danno la beffa, sotto accusa ci è finita la stessa pagina Facebook ufficiale del medical drama, che ha spiattellato ai quattro venti l’indicibile senza nemmeno aspettare che i titoli di coda della puntata terminassero.

Se ne è detto e scritto tanto negli ultimi giorni di questo enorme spoiler, anche più delle drammatiche notizie che arrivavano dal Nepal, oscurate da quelle di un lutto televisivo collettivo che, c’è da scommettere, non verrà smaltito in tempi brevi.
Da giorni i fan di “Grey’s Anatomy” parano i colpi degli sfottò e delle critiche e combattono il senso di vuoto sentendosi come tanti piccoli Izzie Stevens, per terra in quel bagno, e in lacrime. Esagerato? Forse sì. Incomprensibile? No. Perché capiamoci. Chi è un assiduo spettatore di serie tv sa che non è mai facile dire addio a un personaggio che si è amato e a cui si è dedicato un po’ di tempo della propria vita. A voglia a ripetersi “è tutta una finzione”, “non è quella la vita vera”. Guardare una serie è anche un investimento di affetto oltre che di ore. La morte, la perdita o un cambiamento, fanno male anche nel mondo virtuale. Nel caso in questione però non è certo l’addio clamoroso di McDreamy ad aver urtato la sensibilità di molti e scatenato le ire furiose di tanti verso la responsabile di questo scempio. L’evento in sé ci sta, e forse non era nemmeno tanto inaspettato come qualcuno si ostina a dire. Ma tra meme, insulti e montagne di kleenex stropicciati, quello che fa arrabbiare è il come sia stato raccontato. C’erano diverse opzioni migliori sul tavolo, Shonda Rhimes ha scelto quella più feroce, incoerente e senza senso da sembrare anche ridicola.

Dopo aver fatto l’eroe salvando la vita delle vittime di un incidente stradale e dispensato perle di saggezza a destra e a manca, proprio quando l’incubo sembrava alle spalle, un attimo di distrazione e succede l’irreparabile: una macchina sbuca all’improvviso dal nulla e travolge quella del protagonista. Quello che segue è la cronaca drammatica di un epilogo inevitabile. Derek muore perché i medici che dovrebbero salvargli la vita prendono una decisione sbagliata.
Ma dov’è finita la tua creatività Shonda? Ci voleva proprio un’altra, l’ennesima, tragedia a rinfrescare la storia? Che poi, dopo dieci anni, un addio, specie a un personaggio che era il fulcro di una serie, dovrebbe essere preparato in anticipo (Cristina docet), addolcito il più possibile, e non sbattuto in faccia di punto e in bianco per far impennare gli ascolti. Questa la sensazione. L’effetto? Delusione e il rischio concreto che questa mazzata sia l’inizio di una crisi inesorabile. Non è scontato che l’impero della Rhimes riesca a sopravvivere sotto le minacce di milioni di fan determinati ad abbandonare lo show. Nemmeno il tempo di ricucire lo strappo al cuore che l’abbandono di Cristina Yang aveva provocato un anno fa, ed ecco che un altro colpo, ben assestato questa volta, lo fa andare in mille pezzi. Di nuovo.
“È così che rimani vivo, quando soffri tanto che non riesci a respirare, è così che sopravvivi. Ricordando che un giorno, chissà come, inspiegabilmente, non ti sentirai più così. Non soffrirai più così tanto.” – Grey’s Anatomy, 6×02
Secondo Elizabeth Kübler Ross chi subisce il trauma di un lutto, che sia reale o, come in questo caso, televisivo, passa attraverso cinque fasi. Rifiuto. Perché la perdita è talmente improvvisa, scioccante e senza senso, che non possiamo credere sia vera. Rabbia. La sofferenza poi si trasforma in ira che esplode contro tutti, o solo contro un capro espiatorio che ci creiamo ad hoc. Poi patteggiamo. Imploriamo pietà. Preghiamo per avere anche solo un giorno in più. Il patteggiamento però è destinato sempre a fallire e quando la rabbia diventa incontenibile, scivoliamo nella depressione, finché non tiriamo i remi in barca e ci rassegniamo. Siamo arrivati all’accettazione. Per il resto della nostra vita o fino a quando Queen Shonda non decida di farne fuori un altro. Perchè la cosa peggiore, insopportabile, del dolore è che quando pensi di averlo lasciato andare, ritorna, subdolo. “E sempre, ogni volta, ti lascia senza fiato”.
[Credit Cover: ABC]