Spesso fiumi di parole vengono spesi per la giocata di un grande campione, per un goal spettacolare, o per le loro storie che solo a volte vale la pena di raccontare. Spesso fiumi di parole vengono spesi per le imprese di alcune squadre, di gruppi fantastici uniti da alti valori sportivi. Poco spesso invece lodiamo gli artefici della smagliante forma di questi giocatori, o chi ha plasmato un gruppo così vincente. Sto parlando degli allenatori, un ruolo troppo spesso accantonato quando si ottiene risultati, capro espiatorio quando invece i risultati non ci sono. In particolare vorrei soffermarmi sull’allenatore rivelazione di questo campionato, quello forse più inaspettato, perché giunto tra lo scetticismo di tutti, in una piazza mai facile come Roma, una piazza che chiede tanto e troppo spesso subito. Parlo ovviamente di Stefano Pioli, allenatore della Lazio, squadra sorpresa di questo campionato, finalista di Coppa Italia, e che occupa momentaneamente la seconda posizione in campionato, con alle spalle clamorosamente i cugini della Roma, che ad inizio stagione avevano obiettivi noti ben più prestigiosi. Ad oggi la squadra di Pioli gioca il miglior calcio della Serie A, meglio ancora dei campioni d’Italia in carica della Juventus secondo molti, e il merito è in gran parte proprio di Pioli.
Stefano Pioli ha saputo ripartire da zero, dalle macerie della scorsa stagione, quando la Lazio arrivò ottava, sotto la guida di Petkovic e di un Reja in versione 2.0. Una stagione rocambolesca dopo la vittoria della storica Coppa Italia contro i rivali storici della Roma. Una vittoria che appunto non servì a far spiccare il volo ai biancocelesti, quanti piuttosto a tarpargli le ali, come se con quella vittoria, la squadra avesse già il pancione pieno. Ed in parte era così. Servivano nuovi stimoli, e Pioli li aveva eccome. La prima panchina prestigiosa della sua carriera, un’opportunità da non sprecare. E allora arriviamo ad oggi, quando le preoccupazioni per l’inesperienza di questo allenatore, chiamato ad affrontare un compito così difficile, si son trasformate in cori e applausi continui. Con le quattro reti rifilate ieri all’Empoli, la Lazio ha il miglior attacco del campionato, con 58 goal e una differenza reti di +30, e ha inoltre conquistato l’ottava vittoria consecutiva. Pioli ha così eguagliato altri allenatori importantissimi che hanno scritto la storia della Lazio, come Maestrelli e Delio Rossi, e ha messo nel mirino niente di meno che Sven Goran Eriksson, fermatosi a 9 vittorie consecutive.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo la sua storia. Stefano Pioli nasce a Parma, il 20 ottobre del 1965. Fra pochi mesi compirà 50 anni. Come molti suoi colleghi, prima di intraprendere la carriera di allenatore, Pioli faceva il calciatore. Da giocatore ha indossato le maglie di Parma, Juventus, Verona, Fiorentina, Padova, Pistoiese, Fiorenzuola e infine Colorno. Di ruolo faceva il difensore, e ha totalizzato 204 presenze nella massima Serie. La svolta della sua carriera, fu il passaggio dalla squadra della sua città il Parma, che allora militava in Serie C1, alla Juventus a soli 19 anni. Con i bianconeri Pioli giocò 3 stagioni, conquistando una Coppa Intercontinentale, una Coppa Campioni, una Supercoppa Uefa, e un campionato di Serie A. La sua carriera si è conclusa a 34 anni, nel Colorno una squadra militante nel campionato di Eccellenza dove giocava anche il fratello, nella stagione 1998/1999, proprio quando la Lazio poneva le basi per la conquista del suo secondo scudetto la successiva stagione.
La carriera da allenatore ha quindi inizio prestissimo, perché l’anno successivo Pioli inizia già il suo nuovo percorso. Lo fa partendo dalle giovanili del Bologna. Dopo qualche anno di “gavetta” nel settore giovanile, la prima opportunità per il tecnico emiliano arriva a Salerno. Inizialmente chiamato per allenare la Salernitana in Serie C, i campani vengono ripescati, partecipando al campionato di Serie B. Pioli porterà i suoi alla salvezza, guadagnandosi la panchina del Modena, con il quale raggiungerà i play off, sconfitto in semifinale dal Mantova. Una stagione importante che lo riporterà a casa sua, a Parma, con l’opportunità di allenare una squadra di Serie A per la stagione 2006/2007. La stagione però non è delle migliori, e Pioli dovrà lasciare il posto a Claudio Ranieri. Riparte quindi dalla Serie B, da Grosseto, passando per Piacenza e poi per Reggio Emilia, dove con il Sassuolo ottiene una storica quarta posizione, ma perderà i play off ancora una volta in semifinale.
Anche questa volta la splendida stagione varrà per lui la massima serie. Una seconda occasione da non sprecare, e infatti Pioli non lo fa. Accompagnato dal suo fedele vice Murelli, ottiene la salvezza con il Chievo Verona nella stagione 2010/2011, con due giornate d’anticipo. Un ottimo risultato che lo porterà sulla panchina del Palermo, una squadra in rampa di lancio. Sconfitto però ai preliminari di Europa League dal Thun, Zamparini infuriato lo esonera prima ancora che il campionato possa iniziare. Si prospetta un anno di riposo per il giovane tecnico, e invece dopo 5 giornate di campionato arriva la chiamata del Bologna, per sostituire Bisoli. Pioli accetta la sfida, e conquista incredibilmente il nono posto in campionato e il rinnovo del contratto. La stagione successiva il Bologna arriverà 13esimo, un ottimo risultato per una squadra che puntava alla salvezza. Nella terza stagione invece, dopo 3 vittorie, 6 pareggi e 9 sconfitte, viene esonerato per far posto a Davide Ballardini, tra il malcontento dei tifosi rossoblu, che avrebbero voluto proseguire il loro percorso con Pioli.
Arriviamo quindi ad oggi, alla stagione 2014/2015, alla panchina della Lazio. Un rapporto incredibile con i suoi giocatori, con lo staff, la società e i tifosi. Roma ha imparato ad amarlo molto presto, e questo per un allenatore è forse il traguardo più importante da raggiungere. Il suo rullino di marcia dice 18 vittorie, 4 pareggi e 8 sconfitte. Un obiettivo qualificazione in Europa ormai raggiunto, con un rinnovo del contratto già scattato per questo. Di soddisfazioni da togliersi però ce ne sono ancora tante ad otto giornate dalla fine del campionato. E allora Pioli rimane con i piedi per terra, senza però tarpare le ali ai suoi ragazzi, consapevole di aver fatto cose importanti, ma anche del fatto che il meglio deve ancora venire.
Credits Cover: www.vavel.com