Anche le piccole azioni possono cambiare il mondo. E se poi queste viaggiano sulle autostrade della rete, allora davvero possono fare la differenza. Quello che sta succedendo a Iacopo Melio ne è la dimostrazione. Da giorni la sua campagna contro le barriere architettoniche su treni e bus sta mobilitando il popolo di twitter e facebook. «Sono single per colpa degli autobus: politici, aiutatemi!!»: con ironia e leggerezza questo giovane studente di Cerreto Guidi è riuscito a portare all’attenzione di tutti una questione serissima di cui purtroppo si parla poco. Galeotto è stato uno scambio di tweet con l’ex ministro Maria Chiara Carrozza. E in un attimo un semplice hashtag, #vorreiprendereiltreno, si è trasformato in un’azione virale di cui ne parlano anche BBC e Al Jazeera. Migliaia di follower, amici, semplici sconosciuti, e anche tanti volti noti, hanno risposto all’appello, inondando la rete di selfie con cartelli che riportano l’hashtag-slogan. Pensate cosa significhi “dover chiamare ogni santa volta una stazione ferroviaria per sapere se, a una cert’ora, il treno sarà attrezzato con una pedana; se non riuscite a comprendere il disagio di aspettare una, due, tre fermate in più sperando che il bus successivo sia finalmente quello agibile…”. Nel 2014 mentre tecnologia e progresso raggiungono ogni giorno risultati impensabili fino a pochi anni fa, muoversi liberamente non è ancora un diritto per tutti. Al punto che la normale abitudine di prendere un mezzo pubblico può diventare per chi è disabile in un’impresa titanica. Iacopo vorrebbe prendere il treno non perchè avere mezzi di trasporto accessibili è un suo sacrosanto diritto ma perché, come scrive sul suo blog, “sono stanco di essere single per scelta” degli altri. Avete presente quelle scene da film dove lei e lui si incontrano tutti i giorni sullo stesso autobus, e dai oggi e dai domani, alla fine si innamorano? Anche Iacopo vorrebbe incontrarla così la ragazza dei suoi sogni. E chi può biasimarlo. Lo abbiamo contattato per farci raccontare la sua storia. Ecco cosa ci ha detto.
Questa tua battaglia “social” è nata quasi per caso. Ci racconti come è andata?
È nata da un tweet pubblicato dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza con l’hashtag #ioprendoiltreno; così le ho fatto notare che invece non tutti hanno la possibilità di prenderlo e ho messo un hashtag che richiamasse ironicamente quello della Carrozza. Lei mi ha risposto dandomi ragione e la discussione è terminata lì. Poi dopo qualche giorno ho scritto un articolo sul mio blog («Io, la Carrozza, i vagoni e l’amore. Sono single per colpa degli autobus: politici, aiutatemi! #vorreiprendereiltreno») dove, prendendo spunto da quello scambio di battute, ho cercato di riflettere sulle barriere in senso generale, non solo quelle su autobus e treni, ma anche quelle culturali e sociali. E l’ho fatto tirando in ballo l’amore, aggiungendo che se non posso salire sul treno non incontrerò mai la ragazza dei miei sogni; ho usato un tono leggero e ironico senza però voler fare una polemica fine a sé stessa. Ho postato l’articolo su Facebook e Twitter che è stato poi condiviso in maniera del tutto spontanea.
@MC_Carro i treni di noi plebei non sono mai magnifici, soprattutto per noi disabili che di rado troviamo attrezzati. #vorreiprendereiltreno
— Iacopo Melio (@iacopo_melio) 20 Giugno 2014
All’inizio ho chiesto ad alcuni amici di pubblicare foto tenendo in mano un cartello con scritto l’hashtag-slogan. Ma poi è nato e si è diffuso tutto da sé. Non ci speravo nemmeno in tutto questo. La riflessione l’ho fatta per me e per chi mi legge sul mio blog, ma non pensavo fosse condiviso così tanto. Non volevo innescare nessuna reazione, ma adesso ci siamo e mi sembra giusto non spegnere questa voce. Io uso molto i social network, ci credo nella loro funzione e una delle morali è anche questa alla fine: se vengono utilizzati in maniera intelligente possono creare qualcosa di positivo.
Oltre agli attestati di solidarietà, si è mosso già qualcosa a livello istituzionale?
Si e no, nel senso che ho avuto più riscontri a livello locale e regionale. Ho incontrato la senatrice Alessia Petraglia, a giorni incontrerò la Carrozza e ho anche una porta aperta con Enrico Rossi, il governatore della Regione Toscana, che spero di incontrare già la prossima settimana. Qualcosa si sta smuovendo più a livello di proposte, di intento iniziale a capire quali sono le possibilità finanziarie e legislative, per poi provare a fare delle proposte più concrete. Io non cerco nessuno nel senso che questa voce c’è e io cerco di portarla avanti creando delle iniziative di sensibilizzazione a livello locale, ma non voglio essere uno strumento di campagna elettorale. Questa non è una battaglia politica, perché i diritti sono di tutti a sinistra e a destra. Devono essere le istituzioni a farsi strumento per noi. Chiunque è ben accetto per iniziare una collaborazione o anche per un semplice momento di ascolto e di confronto.
Quando l’attenzione mediatica si sarà placata bisognerà fare in modo che tutta l’energia positiva di questi giorni non vada perduta. Stai già pensando a cosa fare in concreto dopo che sarà esaurito l’effetto delle parole?
Ormai si è creata una comunità quasi, un gruppo, ed è bene che questa energia venga spesa per iniziative precise. Magari dopo l’estate si potranno fare degli incontri, e tante altre cose. Ci sono poi dei canali di informazione. Abbiamo la pagina facebook, l’account Twitter, poi stiamo creando un sito web che serva di supporto alla community, non solo per spiegare come è nata l’iniziativa ma anche per essere un contenitore dove le persone possono segnalare le problematiche sul loro territorio. Per adesso cerco di sfruttare l’onda mediatica per far conoscere la cosa, sperando di sensibilizzare, sperando che qualcuno si metta la mano sulla coscienza, che le istituzioni si adoperino in qualche modo, soprattutto dopo questa iniziativa è arrivata anche all’estero.

Della tua campagna ne hanno parlato anche BBC e Al Jazeera. Che impressione hanno avuto del problema barriere architettoniche in Italia?
Le loro interviste hanno riguardato maggiormente gli aspetti culturali del problema. Erano molto sorpresi del fatto che per noi non fosse scontato viaggiare liberamente mentre per loro è una cosa naturale. Mi ha fatto strano che si fossero stupiti di questa cosa. Mi chiedevano «perché l’hai fatto?», come per dire “c’è ancora bisogno di parlarne?”.
Al di là delle difficoltà di viaggiare sui treni e i mezzi pubblici, con quali altri ostacoli devi scontrarti nella tua vita quotidiana?
La poca sensibilità, la poca educazione. A livello personale mi scontro di più magari con la macchina parcheggiata davanti allo scivolo del marciapiede o con un negozio di abbigliamento che non si preoccupa di mettere una pedana davanti a uno scalino all’ingresso. Non si tratta di barriere architettoniche ma culturali. È la cultura che deve cambiare prima di tutto. Le leggi ci sono ma ci sono mille paracaduti, mille modi per aggirarle.

Cosa ti auguri per il futuro?
Le decine di messaggi che sto ricevendo sono solo la prima vittoria perché le persone mi stanno dimostrando quanta educazione, quanta sensibilità e quanto rispetto c’è. Punto molto sull’aspetto mediatico perché questa sensibilità, questa attenzione vada mostrata, perché si parla sempre male di tutto e di tutti e invece bisogna far vedere quanto di buono c’è e farlo diventare un’abitudine. È importante non spegnere questa voce, non dimenticare questa battaglia, ma unirsi e contribuire, ognuno nel proprio quotidiano con quello che può e con i mezzi che ha a disposizione.
[Credit Photo Cover: Vorrei Prendere il Treno]