Ve lo ricordate Felix Baumgartner? Il famoso paracadutista austriaco protagonista di un record storico che farà parlare per molti anni ancora. Esattamente due anni fa, il 14 ottobre del 2012, il base jumper si è lanciato da quota 38.969,4 metri oltrepassando la velocità del suono e toccando 1.25 mach di velocità Una cosa mai vista, ammirata sino a quel momento, che ha incollato alla diretta streaming di Youtube ben 52 milioni di cittadini di tutto il mondo, attratti da quella impresa. Il volo è avvenuto direttamente da una capsula in aria riempita a elio, che ha permesso a Baumgartner di superare il record di Joseph Kittinger, abile a lanciarsi da circa 31,3 km di altezza nel lontano 1960.
Erano altri tempi, certo, ma l’austriaco ha avuto coraggio a tentare di infrangere un primato che a tutti, o quasi, sembrava impossibile da battere. Tutti ricordano con piacere i minuti prima del grande salto, con Baumgartner intento a vestire una tuta speciale, quella usata dagli astronauti per andare nello spazio, ma anche durante e dopo, gli appassionati, e non solo quelli, sono rimasti con il fiato sospeso. Pensate, appena pochi secondi prima della prova, il cuore dell’austriaco ha pulsato per ben 185 volte al minuto, attestandosi tra i 155 e i 175 battiti durante il volo dalla stratosfera. Numeri incredibili, che però hanno dato una grossa soddisfazione a Baumgartner, sempre ricordato con piacere e con ammirazione da tutto il globo terrestre, nonostante il ritiro dalle attività estreme avvenuta alla fine di ottobre dello stesso anno.
Infatti, il paracadutista nato a Salisburgo, prima del 2012, stava lavorando con la Red Bull proprio su questa impresa, che doveva avvenire nel 2011, ma per cause legali non se ne fece niente. Adesso, dopo due anni, sempre con l’aiuto del gruppo austriaco, l’evento che ha rappresentato il superamento del muro del suono assume ancora più importanza e sarà sempre cosi con gli anni a venire. Felix Baumgartner, infatti, ha “vinto” la missione umana più difficile della storia, anche con la frase “A volte bisogna andare molto in alto per capire quanto siamo piccoli”.
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