Trent’anni anni senza Enrico Berlinguer, trent’anni anni di politica che da quel triste giorno di Giugno dell’84 non sarebbe stata mai più la stessa.

Berlinguer ha rappresentato per intere generazioni l’animo buono di una Sinistra che prendeva le distanze da quella sovietica, che non rifiutava di dialogare con gli avversari politici, che era in grado allo stesso tempo di frequentare i salotti buoni coltivando tra i più importanti intellettuali moderni, e riempire le piazze stando vicina ai più deboli.

Il suo nome un simbolo, usato da chi non riesce a rassegnarsi al qualunquismo odierno, quasi come un baluardo per preservare un ricordo di cui si è nostalgici. Amato visceralmente da chi è stato comunista, rispettato come pochi da chi non lo era, e ammirato come un’icona dai ragazzi che quegli anni non li hanno vissuti.

[ Credits photo: cultura.panorama.it ]
[ Credits photo: cultura.panorama.it ]

Berlinguer trascende la figura del semplice politico, perché è riuscito ad essere talmente carismatico da rendere il suo operato quasi “sacro” per chi l’ha seguito.

Poco importa se al giorno d’oggi Travaglio a caldo commenta le elezioni imputando al nome del leader comunista la responsabilità per la sconfitta alle Europee del M5S, che l’aveva nominato più volte nelle piazze come punto di riferimento, perché a detta del giornalista de Il Fatto Quotidiano : ” Berlinguer agli italiani non piace, perché Berlinguer è un piagnone, è un penitenziale, è un Savonarola, è uno che propagandava austerità, rigore, sobrietà “.

Le centinaia di migliaia di utenti che sui social commentano ancora oggi prendendo come riferimento il politico di Sassari, mostrano l’opposto. Berlinguer era amato, amatissimo e lo è ancora oggi molto più di quanto si sarebbe potuto pensare dopo tutti questi anni dalla sua scomparsa.

E poi.. e poi c’era la questione morale, questa sconosciuta nella Seconda Repubblica; la ragione per cui nei libri al liceo si studia Berlinguer, la frase che più gli si accosta in qualsiasi ricerca sui libri o sul web. La questione morale, quell’anteporre all’interesse personale quello pubblico, quell’essere in quanto politici al servizio dei cittadini e non dei privilegiati, quel dover dimostrare di avere un’etica ancora più ferrea all’interno del partito di quanto lo sia la legge dello Stato. Fantapolitica forse, parole che non possono essere scordate però.

Non una frase detta per incitare le folle in un comizio, né uno slogan come invece oggi molti pensano; nata semplicemente da un’intervista ormai storica di Scalfari il 28 Luglio del 1981

“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. […] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude”.

Berlinguer era questo, genio e lungimiranza. Riusciva a descrivere problemi che ancora oggi sembrano così attuali e a dare soluzioni che ancora oggi sembrano troppo drastiche.

Il “compromesso storico” con la Dc, il tentativo di cambiare un Paese che da allora ha iniziato il suo lento ma inesorabile declino, la consapevolezza che l’antipolitica se non contrastata con i fatti, avrebbe avuto sempre di più un maggiore peso nella democrazia.

Sono cambiate tante cose in politica da quella giornata di Giugno, da quel comizio a Padova sul palco di Piazza della Frutta, da quella frase strozzata dall’ictus imminente: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda”; quando Berlinguer in diretta televisiva cadde a terra, ma concluse il discorso tra le urla della folla che gli diceva vedendolo provato : ” Basta Enrico ! “. A trent’anni da allora anche per chi come me non ha potuto per questioni anagrafiche conoscerlo quando era vivo, è istintivo citando Benigni dire: ” Berlinguer ti voglio bene”.

[ Credits foto in evidenza: termometropolitico.it ]