La storia del 730 precompilato era iniziata già con un errore. Una gaffe del premier Renzi che, in visita a Genova all’Istituto di Italiano di Tecnologia a maggio 2014, con visibile compiacimento annunciava che: “Il 740, fortunatamente per loro, non ce l’hanno negli altri paesi e non l’avremo nemmeno noi, perché dal prossimo anno elimineremo un certo modello di dichiarazioni dei redditi”. Un errore, perché la dichiarazione che il governo Renzi ha modificato – e non eliminato – a partire dal 2015, ma relativa all’anno di imposta 2014, è appunto il 730.
Il 730 in Italia fu introdotto nel 1993 e la sua funzione principale era, e lo è ancora, provvedere al rimborso delle imposte a favore dei dipendenti o pensionati dal sostituto d’imposta anziché dai vecchi uffici delle imposte. In pratica il contribuente vedeva la sua busta paga aumentare o diminuire in base al suo credito o debito nei confronti dello Stato nel periodo appena successivo alla presentazione della dichiarazione (luglio o agosto).
Dipendenti e pensionati quindi potevano recarsi presso il proprio datore di lavoro, presso un Centro di Assistenza Fiscale o presso un Professionista abilitato e, portando le spese sostenute nell’anno di imposta che facevano sorgere detrazioni di imposta o oneri deducibili, ricevevano il loro 730.
Questo fino al 2015. Nel 2015 infatti, il Governo Renzi ha deciso di concedere ai contribuenti una nuova opportunità per predisporre il 730 introducendo appunto il 730 precompilato. Nell’annunciare questa importante novità l’Agenzia delle Entrate lo fa in grande stile: comunicati stampa, sito internet dedicato, tutorial, video su youtube. L’evento che avrebbe dovuto rivoluzionare la vita degli italiani.
Il 730 precompilato a partire dal 15 aprile del 2015, citando le parole dell’Agenzia delle Entrate, avrebbe dovuto: “utilizzando le informazioni disponibili in Anagrafe tributaria, mette a disposizione di lavoratori dipendenti e pensionati la dichiarazione dei redditi già compilata; in pratica, un modello 730 che può essere accettato dal contribuente così com’è, oppure modificato e/o integrato prima dell’invio“.
Per il contribuente che riceve la dichiarazione dei redditi precompilata, però, non è previsto l’obbligo di utilizzarla. Può, infatti, presentare con le modalità ordinarie il modello 730 o il modello Unico persone fisiche.
I dati già presenti nella precompilata riguardavano: le informazioni ricavate dalle certificazioni uniche, gli interessi passivi, le assicurazioni e i contributi obbligatori.
Ma non finisce qui, perché chi presenta il 730 precompilato senza apportare modifiche ottiene un ulteriore vantaggio: non sono infatti effettuati i controlli formali sui documenti relativi agli oneri indicati nella dichiarazione forniti all’Agenzia delle Entrate dai soggetti terzi (interessi passivi, premi assicurativi e contributi previdenziali). Inoltre, nessun controllo preventivo sui rimborsi superiori a 4.000 euro in presenza di detrazioni per carichi di famiglia ed eccedenze derivanti dalla dichiarazione precedente.
Insomma, a vederla così questo nuovo 730 sembra portare più vantaggi che svantaggi. Il contribuente secondo quanto sperato dal Fisco avrebbe, in questo modo, fatto a meno di Caf e professionisti abilitati e avrebbe anche evitato i controlli sulla documentazione e nel caso di rimborsi onerosi. Ma le cose non sono andate proprio così. Cerchiamo di capirne i motivi.

Partiamo dalla reale diffusione del modello 730 precompilato. Flop o successo? Parola ai numeri forniti dalla stessa Agenzia delle Entrate: le dichiarazioni predisposte dall’Agenzia sono state 20,4 milioni. Di queste sono state inviate al Fisco circa 19 milioni, di cui 1,4 milioni di dichiarazioni direttamente dai contribuenti, mentre 17,6 milioni da Caf e Intermediari. Quindi il 93% dei contribuenti ha utilizzato il 730 precompilato. Ricordiamo che chi si rivolge a Caf e Professionisti non dovrà più conservare scontrini e ricevute delle spese: il Fisco, infatti, li chiederà esclusivamente agli intermediari.
Questi numeri se pur segnano un dato importante (il numero di 730 inviati è superiore a quello dell’anno precedente di circa un milione) non danno però il reale impatto del 730 precompilato nell’ordinamento italiano. Infatti, l’Agenzia delle Entrate non ha comunicato il numero delle dichiarazioni inviate senza variazioni o modifiche ma si è limitata a comunicare solo il numero di 730 rispediti. Ciò significa che, vista l’assenza delle spese sanitarie nel 730 precompilato per l’anno di imposta 2014 (spese che solitamente rappresentano la detrazione più comune), in molti hanno sì ricevuto il 730 predisposto dalle Entrate, ma l’hanno rinviato apportando delle modifiche.
Altro dato interessante è il basso numero delle persone che è entrato nella sua pagina personale e ha inviato il suo 730 precompilato in autonomia. Solo 1,4 milioni di persone infatti sono riuscite a far da sole; la restante parte si è comunque rivolta a Caf e Professionisti anche per evitare così l’onere di dover conservare i documenti (scontrini, ricevute, fatture).

Come riportato anche durante il Telefisco 2016, l’atteso e annuale appuntamento per tutti i professionisti organizzato dal Sole 24 Ore il 28 gennaio 2016, nel primo anno di operatività la dichiarazione precompilata ha chiuso quindi tra luci e ombre. Le informazioni acquisite dal Fisco e poi messe a disposizione per la precompilazione hanno mostrato evidenti lacune. Lacune che hanno riguardato sia la mancanza congenita di diversi dati che errori anche su dati già precaricati. Gli errori più frequenti nei 730 precompilati 2015 redditi 2014 erano, sempre secondo Telefisco: mancata indicazione del codice fiscale del coniuge; dati degli immobili acquistati/venduti nel 2014; dati degli interessi passivi; le assicurazioni detraibili; contributi previdenziali deducibili.
Con queste premesse il secondo anno della precompilata non può che andare bene o si spera meglio. La più importante novità è che nel 730 precompilato 2016 redditi 2015 confluiranno una serie di altri dati come le spese sanitarie, i versamenti alla previdenza complementare, le spese universitarie e le spese funebri.
Ma proprio il confluire delle spese sanitarie ha fatto emergere una serie di difficoltà che ha movimentato e non poco sia i medici che i professionisti abilitati all’invio delle stesse. I dati sanitari dovevano infatti essere trasmessi al Sistema Tessera Sanitaria entro il 31 gennaio 2016 ma le problematiche inerenti il software di comunicazione che hanno portato ad una richiesta da parte delle parti interessate di proroga. Proroga che è stata concessa ma con una lieve dilazione al 9 febbraio.
L’idea di fondo del 730 precompilato è una idea utile, pratica e snella ma per poterla applicare deve funzionare tutto il meccanismo che si muove alle sue spalle. L’amministrazione finanziaria deve essere in grado di poter disporre dei dati corretti e nei tempi giusti e le parti interessate devono predisporre il tutto per poter fornire questi dati. Inoltre, la stessa amministrazione deve poi inserire in modo corretto i relativi dati e infine il contribuente deve verificare che questi dati siano realmente corretti. Un circolo che se oliato per bene può portare davvero a dei benefici, anche se serve tempo e rodaggio. Si è partiti male, ma si può solo migliorare.