Sembra una forma di baratto 2.0 la pratica del food sharing, che attraverso lo scambio e la condivisione, combatte attivamente lo spreco di cibo. Basta infatti fotografare il prodotto, fornire una serie di dati relativi alla scadenza e partecipare alla rete di scambio per evitare che il cibo venga gettato.

Un fenomeno quello degli alimenti non consumati che si aggira attorno cifre elevate: in Italia ammonta a circa 12,3 miliardi di euro l’anno il danno da cibo sprecato con un costo medio delle famiglie che si aggira attorno ai 350 euro l’anno. Numeri che contrastano con quanto afferma la Coldiretti nell’ultimo rapporto: 8 italiani su 10 sono riluttanti a disfarsi di alimenti oramai scaduti.

Il food sharing ha preso piede sul web, attraverso la condivisione, prima che del cibo, di una filosofia etica e di consumo responsabile. Poi, gli scambi in rete, tra blog e gruppi di condivisione hanno fatto il resto e il food sharing è diventato realtà nel 2012, in Germania con foodsharing.de.
Venne creata così una piattaforma che permetteva di condividere il cibo in avanzo, non consumato. C’era chi doveva partire per un viaggio e non aveva il tempo di consumare degli alimenti perché sarebbero scaduti, chi magari aveva qualcosa in eccedenza e preferiva “barattarlo” con altro.
In un solo anno il sito tedesco ha ottenuto un milione di visitatori salvando ben 350 kg di alimenti.
Il servizio si è diffuso rapidamente in alcune città tedesche come Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg e Chemnitz, e a ruota altri Paesi europei, facendo rete, hanno seguito la pratica salva cibo.

Ad esempio, è nato foodswapnetwork.com che rende facilmente reperibile il cibo scambiato da altri utenti attraverso un network presente ormai tra Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Un’apposita mappa interattiva aiuta nella ricerca di siti swap per partecipare agli incontri per scambiarsi cibo.

Anche l’Italia non è da meno in fatto di food sharing.
L’associazione no profit fondata da quattro giovani catanesi, I food share, ha creato l’omonima piattaforma che consente ad utenti privati, ma anche rivenditori e produttori di offrire in maniera gratuita alimenti in eccedenza. Dal pane alla pasta, dai biscotti al caffè, ci si scambia qualsiasi genere: basta inserire i dati, e verrà rilasciata un’etichetta di tracciabilità con data di scadenza per poi concordare il ritiro.

Presentata alla fiera del biologico Sana di Bologna anche la versione rilanciata nel capoluogo emiliano scambiacibo.it: geolocalizzazione, dati e scambio, e anche in questo caso lo spreco viene evitato.

Dal virtuale al reale, il food sharing ci rende cittadini del web.

[Fonte Cover Photo: feedstripes.com]