Lo aveva già scritto il filosofo greco Aristotele, nella sua Poli-tica: “l’uomo è un animale sociale“, che per natura tende ad aggregarsi con altri uomini e a costituire società. Tuttavia, sebbene abbiano la stessa provenienza etimologica, “social” e “socializzare” rappresentano attività di gran lunga differenti circa gli effetti sul nostro efficientissimo computer, il cervello. Ricerchiamo informazioni, creiamo profili, chattiamo con gli altri e ci ritroviamo a pochissimi gradi di separazione da loro, ma queste attività che apparentemente avvertiamo come coinvolgenti e relazionali, risultano invece passive al nostro cervello. Cosa preferire? Occupazioni come sport, lavoro, studio e confronti reali con le persone. È questa la tesi del Prof. Alessio Avenanti, specializzato in Neuroscienze Cognitive e Sociali, docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna: preferire le attività sociali ai social network. “Impegnarsi in attività mentali e fisiche come lo studio, il lavoro e lo sport, mantenendo uno stile di vita sano” – spiega il docente – “Attività fisica e cognitiva hanno effetti benefici sul cervello, creando delle “riserve” che possono rallentare il declino associato all’invecchiamento normale e renderci meno vulnerabili all’invecchiamento patologico (ad es. demenze come l’Alzheimer). Non va trascurata la vita sociale e affettiva e il nostro intrinseco bisogno di relazionarci agli altri, dopotutto quello umano è un cervello “sociale” e come tale si nutre di relazioni per funzionare al meglio“.
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La tecnologia ha reso qualsiasi forma di apprendimento più immediata, rapida e fruibile, ma è proprio la nostra intelligenza a dover decidere quando deve finire il lavoro della macchina e deve iniziare quello della mente. Guardare un documentario, il Tg, un talk show può essere un’esperienza realmente formativa, ma che tuttavia presuppone una ricezione passiva delle informazioni. Per questo occorre cautela nell’utilizzo dei mezzi della nuova era. “Guardare la televisione può essere un piacevole intrattenimento e anche un’esperienza informativa, ma la TV è un mezzo che si fruisce in modo piuttosto passivo e non costituisce dunque un buon modo di mantenere allenato il cervello“, aggiunge il Prof. Avenanti. “Il computer e internet permettono un costante accesso all’informazione e favoriscono maggiormente una ricerca attiva, stimolando la curiosità e la voglia di ampliare le proprie conoscenze. Ma d’altro canto affidarsi troppo alle forme di memoria “esterna” gioca contro la possibilità di allenare la nostra memoria, che potrebbe impigrirsi.”
![[Fonte: perdipesosystem.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/05/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd4185.jpg)
Medesima conclusione si è raggiunta circa i social network, attraverso cui siamo aggiornati su tutto quello che succede in Italia, nel mondo, agli amici e agli sconosciuti. Ma quanto sarebbe diverso, a livello cognitivo ed emozionale, scoprire cosa accade nella vita di qualcuno semplicemente parlandoci piuttosto che scorrendo foto e status sulla sua bacheca? Quanto sarebbe più intenso? Su questo muove la tesi del docente, che afferma: “I social network costituiscono un’opportunità per comunicare con gli altri ma non dovrebbero sostituirsi alla ricca e piacevole esperienza di incontrare un amico in una piazza reale, non virtuale“. Un caffè con un amico, quattro chiacchiere al bar, un sorriso che no, non ha lo stesso infimo valore di una notifica su Facebook: questo aiuta il nostro cervello a mantenersi allenato e giovane. “Il nostro cervello è plasmato, in senso letterale, non metaforico, da quello che facciamo e dalle nostre esperienze“. Funziona in base a quello che facciamo e noi siamo in base a quello che è. Perché è lì che si trova la nostra personalità, il nostro modo di agire, le nostre propensioni e i talenti. È tutto lì dentro e ognuno di noi ha il dovere di nutrire quel complesso organo che lo rende unico e inimitabile. Un lifestyle sano, tanta attività sportiva, interessi, studio, realizzazione: questi gli ingredienti in grado di migliorare la nostra vita. Con il proliferare di disturbi psichici e di depressione, gli amici, le persone, le storie, le parole, possono davvero fare la differenza. Possono davvero renderci migliori.