Francese di nascita, Alain Delon venne al mondo nel lontano 1935. Fu un’infanzia difficile la sua, una di quelle che t fa crescere più ribelle, in continuo scontro col mondo. E a scuola il suo carattere non fece altro che ripercuotersi su condotta e risultati scolastici. Cresciuto con il dolore di una famiglia distrutta e con la convinzione che in fondo la vita non era poi così generosa, poco più tardi Alain dovette ricredersi.
Chiuso definitivamente il capitolo scuola, nel 1952 il bel diciassettenne di Sceaux si arruolò nella marina francese rimanendo al servizio – tra reclusioni per indisciplina e difficoltà economiche – per oltre 5 anni. Troppo presto ancora per essere lanciato nel mondo del cinema ma non troppo invece per essere notato da colui che gli permise di dare una svolta radicale alla propria vita. Stiamo parlando del regista e sceneggiatore francese Yves Allégret, che non poté fare a meno di notare la bellezza candida e al tempo stesso glaciale del ribelle Delon.
Il resto viene da sé. Di lì a poco l’affascinante e promettente attore francese conquista tutti con la sua innata capacità di muoversi all’interno del sistema. Il suo esordio si colloca infatti nel 1958, quando (sempre per opera di Yves Allégret) il giovanissimo Delon ottiene la sua prima parte nel film Godot. Vero è che anche stavolta dovette fare i conti con gli ostacoli che gli si presentavano quotidianamente. Come la presenza abbastanza preponderante di un’altra stella transalpina emergente: Jean Paul Belmondo.
Un film dopo l’altro e via verso il successo. Di certo tra le tappe più importanti della sua carriera cinematografica l’incontro con il grande Luchino Visconti segna un passo fondamentale per la sua consacrazione al cinema internazionale. Nel 1960 infatti è uno dei protagonisti del capolavoro del regista italiano Rocco e i suoi fratelli, dove incarna un personaggio puro e tollerante, l’unico che si discosterà da quelli che diventeranno invece i suoi ruoli tipici.
Ma prima di allora e sempre per intercessione di Luchino Visconti, nel 1963 il bel francese avrà una parte da interpretare nel film ispiratosi al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, vestendo i panni di Tancredi, nipote del Principe Fabrizio di Salina.
Alain sembra quindi aver raggiunto il successo in poco meno di un decennio. E sempre durante gli anni ’60 (anni che lo battezzeranno sex symbol di rara e ricercata bellezza cinematografica) comincia a girare quasi esclusivamente film “polar” (un genere ibrido fra poliziesco e noir), ritagliandosi il classico personaggio di duro hard boiled, affascinante e dal destino il più delle volte segnato, come nelle interpretazioni quali La piscine del 1969 ( dove l’attore venne affiancato ad una splendida Romy Schneider, con la quale visse anche nella vita una lunga storia d’amore).
Nel 1985 Alain Delon interrompe la carriera dicendosi disposto a riprenderla solo se dovesse capitare di partecipare ad un film a fianco di Marlon Brando. E come dargli torto. D’altronde visti i risultati, l’opportunità di vedersi al fianco di una delle stelle del cinema hollywoodiano sarebbe stata solo la ciliegina sulla torta.
Ma uno come lui non può rinunciare al cinema, o meglio, sarà il cinema a non poter fare a meno della sua presenza scenica. Così dagli anni ’70 fino agli anni ’80 dedicherà gran parte del suo lavoro alla recitazione quasi esclusivamente poliziesca-violenta.
Tante le donne che ha incontrato nel suo cammino, tra cui la celebre sex symbol nonché icona di bellezza francese, Brigitte Bardot, con la quale strinse un solido rapporto di amicizia, ma, due le uniche donne che ancora oggi ritrova nel suo cuore: la figlia e Romy Schneider, il grande amore della sua vita, scomparsa nel maggio 1982.
Una carriera lunga e abbastanza fortunata, quella del tenebroso e affascinante Alain Delon, la cui immagine (e non parliamo solo di bellezza) rientra quindi di diritto tra quelle più intramontabili del cinema non solo europeo.
[Fonte Cover Photo: www.oggialcinema.net ]