Ironman non soltanto nella vita, ma anche nella gara più massacrante del mondo. Alex Zanardi ha scritto un’altra pagina memorabile della sua straordinaria carriera, centrando l’obiettivo di completare la massacrante Ironman Triathlon alle Hawaii (2,4 miglia a nuoto, la Waikiki Roughwater Swim, 115 miglia in bicicletta, l’Around-Oahu Bike Race, e la maratona di Honolulu, per lui in carrozzina) sotto il muro delle 10 ore. «Che emozione: migliaia di persone che urlano il tuo nome e lo speaker che dichiara: Alex Zanardi, you are an ironman!», il commento che l’ex campione di F1 e medagliato paralimpico twitta al termine della più dura competizione agonistica del mondo e che ha visto ai nastri di partenza quasi 2.200 atleti, di cui un centinaio professionisti. In gara, per l’Italia, anche Luca Parmitano, il 38enne astronauta dell’Esa e pilota Aeronautica, nonché Ambasciatore del Semestre di Presidenza italiana dell’Ue.
L’Ironman di Kona è la gara per eccellenza, riuscendo a coniugare resistenza, forza, vigore, abilità, tenuta fisica. Una gara dove non è importante vincere o arrivare sul podio, ma dove soprattutto conta chiudere entro il limite massimo consentito delle 17 ore. A chi ci riesce viene scandita la frase che da sola vale una medaglia olimpica: «you are an IronMan». Il record della competizione è detenuto dall’australiano Craig Alexander che ha vinto l’Ironman Hawaii nel 2011 con un tempo di 8:03:56, mentre tra le donne è stato stabilito l’anno scorso dall’australiana Mirinda Carfrae (vincitrice dell’edizione 2014) in 8:52:14.

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E così Alex Zanardi, dopo i due ori paralimpici di Londra, incassa un’altra medaglia, chiudendo la temibilissima prova in meno di 10 ore: 9:47:14 e 272simo assoluto (19simo di categoria tra i 45 e i 49 anni).
Zanardi ne ha “combinata” un’altra delle sue. Domenica scorsa ha tagliato il traguardo dell’Ironman di Kona, una delle gare di triathlon più massacranti in assoluto, in meno di dieci ore. Il percorso? Quattro chilometri a nuoto, 180 in bicicletta, 42 in handbike, roba da non alzarsi più dal letto per settimane dalla fatica. Ma lui, no. Nemmeno per sogno. Il tempo di prendere fiato per l’ennesima impresa della sua carriera ricca di trionfi e poi ha cominciato a pensare al domani, alle prossime sfide che lo attendono, ai nuovi primati da superare.
Sempre di corsa, non importa come e dove. Perché Alex “il magnifico” non teme niente e nessuno.