“Sbrigate a tornà che sta arivà a bomba…”. Roma. L’ho sentito dire ieri mentre ero per strada e mi ha davvero fatto capire che forse si sta un po’ esagerando. Sì, forse non riusciamo più a dare il giusto peso alle parole e ormai quotidinamente dilaga l’uso improprio dei termini. Provate solo a pensare di traslare questa stessa frase nel periodo degli anni di piombo o nei primi anni ’90 nel periodo delle stragi. Ecco che il senso cambia decisamente e il termine ‘bomba’ torna ad avere il suo significato originale. Ma oggi no. Perchè qualche scienziato del panico e dell’ansia ha pensato (bene) di inserire fra i termini legati al maltempo e all’allerta meteo l’unità polirematica (i linguisti eventualmente mi smentiscano) ‘bomba d’acqua’.

Bomba d'acqua
Bomba d’acqua

A ogni minimo accenno di perturbazione, di possibili piogge forti ecco che quei termini così precisi a indicare un determinato tipo di fenomeno e o una certa intensità della pioggia si trasformano in parole cariche di sensazionalismo che mirano solo ad amplificare le emozioni di chi è dall’altra parte della tv, del computer, di chi ascolta la radio o legge il giornale.
agi
E, ahimè, devo dire che ormai tutti i media italiani sono portatori di questi termini esagerati come muro d’acqua, bomba d’acqua, secchiata e così via. E ovviamente quell’ansia e quella paura che ‘ci iniettano’ poi ce la ritroviamo nella gente che non sopporta più quell’acquazzone che c’è sempre stato fin dalla notte dei tempi, che impreca per un minimo temporale standosene al caldo in casa.
huff
Posso capire chi va a prendere la metropolitana e se la ritrova allagata (Roma docet), comprendo anche coloro che trovano le voragini per strada e soprattutto le città invase dall’acqua portata dai torrenti esondati. Ma bisogna rimarcare che questi fenomeni ci sono sempre stati, così come i nubifragi. Quindi non è nessuna bomba d’acqua che ti rende inagibile la metropolitana, ti fa fare figuracce mondiali con le infiltrazioni nell’area dei voli internazionali dell’aeroporto di Fiumicino, che crea i le voragini per strada spaccando semiassi di auto a profusione.
adn
No, non è la bomba d’acqua, mi dispiace dirtelo. Ma è l’incuria, la scarsa manutenzione, la cecità degli amministratori che non fanno mai corrette opere di prevenzione, la furbizia dei costruttori che adoperano materiali scadenti nella costruzione degli argini dei fiumi che non riescono a tenere l’improvviso aumento della portata dei torrenti sgretolandosi e causando danni su danni.

Ma ovviamente il tg ti apre con la bomba d’acqua mica con l’acquazzone. Fa più effetto usare un termine anzichè adoperarne un altro. E ovviamente quel termine lo usano in maniera spasmodica sui social tanto lì il filtro non esiste nemmeno. Per fortuna non sono il solo ad essersi stufato di questi termini completamente fasulli e ci sono anche altri che, come me, si lamentano dell’eccessivo utilizzo come nel caso della risposta di questo utente al tweet del Tg La7 o in quello che leggete sopra dell’agenzia di stampa Agi.
la7

Se per la pioggia forte e per i nubifragi ci sono le colonne, i muri, le bombe d’acqua, per i cicloni, per le ondate di caldo o per un’intera perturbazione si passa direttamente a usare un nome proprio. La definirei un’americanata. Nel senso buono, eh! Da lì, infatti, si è presa la consuetudine di usare un nome proprio di persona per identificare un determinato fenomeno meteorologico di portata devastante: due nomi su tutti Katrina e Sandy. Nella nostra penisola il triste fenomeno sta prendendo piede soprattutto con le ondate di caldo. Ne sanno qualcosa su uno dei siti meteo più cliccati in Italia dove ormai ci hanno preso gusto dopo i vari Scipione, Caronte, Minosse e Hannibal. Nessuno lo vieta, diranno in molti. Sì ma quello che importa, in fondo, è sapere che temperature ci saranno e quanto durerà il caldo. I nomi storici, epici, cinematografici forse è meglio lasciarli ai settori di competenza.