Almo Bibolotti, pugliese doc, il trofeo della terza edizione di MasterChef lo ha portato a casa. Non quello assegnato dai giudici – andato al torinese Federico, troppo accademico e poco Chef – bensì quello attribuitogli dal pubblico che lo ha sostenuto per le 24 puntate del cooking show di Sky e continua a sostenerlo in giro per l’Italia, tra eventi gastronomici e partecipazioni televisive.

Almo, barese dall’inconfondibile sorriso meridionale, ha deliziato giudici e pubblico con i piatti della tradizione gastronomica pugliese, personalizzati con la creatività e la raffinatezza di chi la cucina l’ha sposata per passione, prima che per tradizione. Eccentrico nel suo look policromatico che ne sancisce la carismatica personalità, ingrediente speciale per la buona riuscita di una ricetta ai fornelli, Almo Bibolotti è giunto lo scorso 23 Aprile nelle librerie Amazon con il suo e-book di ricette “Ufficiale e Gentilcuoco“, in cui la suo storia ai fornelli viene celebrata attraverso 30 ricette che ripercorrono gli anni del liceo, l’esperienza in caserma come ufficiale dei carabinieri, i viaggi nelle terre orientali che porta nel cuore (nota la sua passione per lo Sri Lanka), fino alla cucina più tecnica imparata al fianco di chef stellati quali Igles Corelli.

Nell’intervista esclusiva rilasciata ai nostri microfoni, Almo si racconta dopo la delusione della finale di MasterChef. Non la vittoria al talent, ma i successi di un percorso pieno di soddisfazioni quello che lo Chef sta ottenendo sfoderando grinta, motivazione e alta preparazione. “Nonostante la mancata vittoria a MasterChef, il successo è arrivato come riscontro dal pubblico. A qualsiasi evento io prenda parte, è tantissima la folla e il calore che sento. Questo vale molto più della vittoria, perché è un plebiscito pubblico“, dichiara Almo.

Cosa ti tiene impegnato attualmente?

Almo: “Sto girando tantissimo l’Italia e non solo. Ho delle proposte molto interessanti in Europa, Chicago, Tokio. Sto valutando anche bellissime proposte per l’apertura di due ristoranti, uno a Londra e uno a Dubai. Si tratta di progetti su cui stiamo lavorando per realizzarli il prossimo anno.”

Avevi dichiarato di voler aprire un ristorante in India, a Bombay, qualora avessi vinto, e che lo avresti aperto ugualmente anche senza vittoria. Il progetto è abbandonato o sempre in vita?

Almo: “Non ho accantonato il progetto, anzi. I finanziatori del progetto del ristorante di Londra di cui accennavo sono indiani. L’inizio del progetto potrebbe essere quindi a Londra per poi spostarsi in India, come desidero”.

Credits: Sky.it
Credits: Sky.it

Con il senno di poi, avresti preferito partecipare a Hell’s Kitchen invece che MasterChef?

Almo:“Sicuramente MasterChef perché sono un cuoco amatoriale, anche se ho studiato tanto nel corso degli anni. Hell’s Kitchen è riservato a chi ha esperienza nella ristorazione, a cuochi. Io sono un neofita, mi sto godendo questo momento di gloria, affrontando con passione questo nuovo lavoro, godendo della bellezza del lavorare in una cucina, ma ancor di più quando si ha la gente di fronte, negli show cooking per esempio”.

La realtà ritratta in Hell’Kitchen, ma anche in MasterChef, è fedele a ciò che si vive nelle cucine? Cracco ha dichiarato questo. Tu cosa ne pensi?

Almo: “Sì, concordo con Cracco, perché in una cucina vige una disciplina militare. Io ho un’esperienza da ufficiale dei carabinieri e so cosa significa rispettare le regole e i superiori, quindi la mia esperienza mi ha aiutato molto anche in MasterChef, dove ho fatto prevalere la mia leadership quando ero capo squadra, mentre ho rispettato il mio ruolo quando ero membro del team e rispettavo le direttive altrui”.

Cosa è per te la cucina?

Almo: “Una grandissima passione, che deve essere fatta con cuore, rispecchiando il tuo Io. Se nel piatto metti passione e amore, hai compreso cosa significa fare buona cucina”.

Cosa ne pensi della cucina vegana? Sempre più libri stanno proponendo questa alternativa alla cucina tradizionale; si aprono ristoranti e nascono gruppi sui social dedicati alla discussione sul tema. Più fenomeno di costume che naturale scelta in cucina?

Almo: “Io mi sono avvicinato alla cucina vegana grazie alla mia esperienza in Sri Lanka. Lì la cultura induista mi ha avvicinato al veganesimo, al rispetto degli animali e ciò che deriva da loro. Lì il rispetto è forte per tutti gli esseri viventi. […] Durante la finale la mia grande scommessa è stata proprio realizzare il budino vegano, che ahimè non è venuto bene, però ho cercato di far capire che posseggo anche questa preparazione, non usando derivati del latte, bensì il tofu e l’ada rada. Trovo questa cucina molto interessante, non una moda, bensì un modo per cogliere altri sapori”.

Credits: Sky.it
Credits: Sky.it

Se dovessero proporti un format televisivo sulla scia dei cooking show, cosa vorresti portare di innovativo in TV – che oggi manca – nel trattare cucina ed enogastronomia?

Almo: “Quello che già sto facendo in Rai e ad Alice, dove porto la mia idea di cucina, basata sulla qualità della materia prima, sulla regionalità. Sono convinto che l’Italia sia la culla della grande cucina e ristorazione, quindi il rispetto dei profumi, dei sapori della nostra terra per me sono fondamentali. A questo cerco di aggiungere la mia abilità di cuoco che serve ad esaltare i sapori, senza stravolgerli. Mi piace trasmettere come partire da ingredienti semplici per preparare piatti importanti per tavole stellate”.

Se dovessi proporre ad uno dei concorrenti che ha partecipato a MasterChef con te di lavorare insieme a te, chi sceglieresti? E chi invece non vorresti assolutamente al tuo fianco?

Almo: “Assolutamente no Rachida per ragioni caratteriali. In cucina occorre essere duttili, non rigidi. Porterei con me, invece, Salvatore; Alberto, che metterei a fare i dolci; Eleonora, che non è risultata essere simpatica, ma in cucina la simpatia conta poco, bensì contano le capacità ed Eleonora è una grande cuoca e lavoratrice; porterei anche Enrica, perché ha di certo qualcosa da raccontare”.

Avresti una ricetta speciale da condividere con i nostri lettori?

Almo: “Una ricetta fatta al Cibus, una reinterpretazione del filetto di maiale con il foie gras che ho presentato a MasterChef. Ho usato questo filettino di maiale con delle carote croccanti e uva sultanina, una riduzione di sciroppo di amarena e passito. Il tutto aromatizzato con polvere di cannella e un pizzico di pepe del sarawak. Sul piatto, a specchio, ho aggiunto una vellutata di porro, quindi un sapore delicato ma bilanciato”.

Ha concluso Almo: “Voglio raccomandare a tutti, appassionati di cucina e non, di mettere sempre passione in qello che si fa, credere in quello che si è e si vuole fare. I sogni sono alla portata di tutti; si possono realizzare dedicandosi anima e corpo alla propria passione. Molte volte poi, è vero, non vince il migliore“.