Amore. Quel folle sentimento che esalta l’irrazionale delle emozioni, che rende liberi e schiavi allo stesso tempo, che ci fa perdere la testa, che ci rende pazzi, che ci fa diventare un po’ fissati, ossessionati, euforici, incantati, e ansiosi. Amore. Quel sentimento che ricorda tanto una dipendenza, una follia, o i tratti di chi soffre di una malattia mentale.
Ma l’amore non è una malattia, è un bisogno fondamentale dell’uomo, superiore per urgenza a quello della fame, della sete o dello stesso rapporto sessuale; è un bisogno che nasce dalla paura dell’isolamento totale dal mondo esterno. Un bisogno che diventa, tuttavia, l’ambito perfetto per l’insediamento di molti disturbi a livello psichico.
Perché? Perché quando siamo innamorati mettiamo tanto di noi nella relazione e nel sentimento verso l’altro: a partire dalle insicurezze e dalle fragilità, fino ad arrivare ai nostri lati più intimi e alle nostre esigenze. L’innamoramento è dunque una delle circostanze della vita in cui perdiamo stabilità, smarriamo un po’ di noi stessi perché ci interessiamo follemente all’altro, che alla fine “ci possiede”.
Ed è sul terreno dell’attaccamento all’altro che possiamo trovare più imprevisti e complicazioni di quanto ci saremo mai aspettati. Le moderne neuroscienze ci sottolineano come serotonina, ossitocina e dopamina, i neurotrasmettitori rilasciati nel cervello, siano in grado di spiegare i sentimenti, ma anche i disturbi mentali. Per esempio: nell’innamoramento, quella particolare fase in cui abbiamo costantemente in testa l’altro, e in una persona affetta da disturbi ossessivi-compulsivi, ci sono molte somiglianze dal punto di vista biochimico, perché in entrambi i casi si riducono i livelli di serotonina, mentre aumenta la dopamina, sostanza che ci rende euforici.
E ancora: crescono noradrenalina e feniletilamina, che determinano uno specifico stato di eccitazione, iperattività ed ebbrezza, simili a quello provocato da una dose di anfetamine, o da una – più salutare – quantità di cioccolata. Ma “mortali” sono l’ossitocina e gli oppioidi endogeni, che ci danno sì un senso di tenerezza e intimità con il partner, ma inducono in un’inevitabile dipendenza con l’altra persona.

Forse è per questo che dicono che l’amore è una droga, e che essere innamorati è simile ad essere tossicodipendenti. In effetti le due cose condividono molto: insonnia, perdita del senso del tempo, concentrazione assoluta sulla “sostanza”, disponibilità ad assumersi rischi pur di averla, bisogno crescente di consumo, tolleranza e astinenza. Somiglianze impossibili da non notare.
La professoressa Helen Fisher, antropologa, ricercatrice, ed esperta di biologia dell’amore, ha dimostrato, con svariate ricerche ed esperimenti, cosa succede nel nostro cervello quando ci innamoriamo. Sono in gioco gli stessi mediatori chimici, si attivano gli stessi percorsi neuronali e le strutture cerebrali di quando siamo sotto effetto di cocaina. In pratica, si prova il medesimo effetto stimolante e allo stesso tempo di coscienza positiva, l’unica differenza è che l’amore non infrange nessuna regola e nessuna legge.
È proprio per questo che si dice che l’amore porta ai confini con la follia, perché ci fa perdere la testa, il controllo, le inibizioni. E meno male. Perché anche se l’amore non è una bella esperienza delle volte, è il sentimento che muove il mondo, è una sensazione potente che ci fa sentire vivi più di quanto non lo siamo mai stati; perché è fatto di emozioni nuove, menti che si toccano e sentimenti che si ingarbugliano tra di loro, e queste sono questioni dell’anima, non biologiche.
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