L’Ucraina è un paese molto difficile, appena uscito da una guerra interna, affronta il problema del randagismo assolvendo i dog hunters per far fuori i cani che vagano per la città in cerca di acqua, cibo e un posto dove riscaldarsi, senza pietà, per poi pubblicizzare le proprie imprese su internet. Fare volontariato in questa situazione è per pochi, tra questi pochi emerge il nome di Andrea Cisternino, fotografo, reporter e giornalista, che ha deciso di cambiare vita e dedicarla a questi animali innocenti e condannati a morte certa. Ha aperto Rifugio Italia, con ambulatorio veterinario, per mettere la parola fine a tutta questa crudeltà. Ma purtroppo qualche giorno fa, il rifugio è andato a fuoco, per motivi ancora da chiarire ma che lasciano poco spazio all’immaginazione. Nell’incendio sono morti anche i suoi cani.
Abbiamo raggiunto Andrea Cisternino ed ecco quello che ci ha raccontato.
Buongiorno Andrea, partiamo subito entrando nel vivo delle vicende che ultimamente, purtroppo, la vedono protagonista. L’incendio al rifugio che aveva istituito a Kiev, in ucraina, per i cani randagi, sono morti 75 cani. Ci racconta la sua versione dei fatti?
I nostri cani morti nell’incendio sono 69 più Nastya, una gattina che dormiva nella cucina e veniva accudita dai volontari.
Inizialmente pensavamo a 75 perchè 6 erano riusciti a scappare e sono rientrati, fortunatamente, piano piano tutti.
Era la Pasqua ortodossa, 12 aprile 2015 e 2 volontari erano andati a casa a festeggiare ed erano rimaste 2 ragazze al Rifugio, tengo a precisare che al Rifugio c’erano sempre almeno 2 persone 24 ore su 24, visto le tante cose imprecise che ho letto, io e Vlada, mia moglie, eravamo andati a comperare il cibo per gli ospiti del Rifugio. Ad un certo punto ricevemmo una telefonata che ci avvisò che stava bruciando tutto, tornammo di corsa indietro ma già a 20 km circa vedemmo una colonna di fumo e quindi capimmo che si trattava di una cosa molto grave.
Quando arrivammo al Rifugio tutto si era già concluso, continuava a bruciare tutto ma i nostri cani erano già morti.
Arrivato al Rifugio vidi fuori alcuni del paese vicino che guardavano ma non facevano nulla, anzi un paio di persone mi aggredirono spaccando pezzi di legno e buttandomeli ai piedi e intanto i pompieri arrivarono quando oramai c’era poco da fare, parcheggiarono l’autobotte a 200 metri e scesero tranquillamente mentre io gridavo: “per favore intervenite”.
I guardacaccia intervenuti dissero che in 6 minuti era bruciato tutto, non c’era stato il tempo di salvare più cani, purtroppo.

A Kiev, il problema dei randagi è molto diffuso ma affrontato in maniera cruenta e senza pietà, chiunque avrebbe paura a infiltrarsi, in maniera scomoda, soprattutto, per cercare di fermare questo scempio. Cosa l’ha spinta a provarci?
Mi ha spinto l’amore per gli animali, per chi non ha voce e deve sempre subire la cattiveria e la crudeltà dell’animale più crudele: l’uomo.
Quando vidi ciò che succedeva iniziai a denunciare con video e foto, purtroppo questo scempio iniziò nel 2009 grazie alla preparazione di Euro 2012, per ripulire le città ucraine che avrebbero ospitato le partite di calcio vennero chiamati i dog hunter russi, poi purtroppo si formarono quelli ucraini che ancora oggi uccidono randagi, randagi sterilizzati e anche cani di proprietà.

Ha ricevuto molto sostegno, da persone note e meno note, un nome tra tutti è quello di Elisabetta Canalis che ha deciso di mettere in vendita il suo cellulare compreso di foto private per aiutarla a ricostruire il rifugio…
Si, questa tragedia in Ucraina e nel mondo ha avuto una eco devastante, per la prima volta moltissimi ucraini ci hanno telefonato per farci le loro condoglianze, perfino dalle zone di guerra dell’Est Ucraina abbiamo ricevuto solidarietà.
Tanti ucraini si sono messi a disposizione per aiutarci a ricostruire, sono arrivati con pale, carriole e tanto cibo per i nostri 25 sopravvissuti.
Elisabetta mi ha contattato dall’America perchè scioccata da questa tragedia, in una telefonata con lei sentivo la sua voce rotta dalla commozione, mi ha emozionato, ci sentiamo spesso e oltre la donazione mi ha offerto il suo aiuto, la ringrazio.
Tuttavia come sempre, in questi casi, quando ci si espone per una giusta causa si incontrano anche tante difficoltà, tante critiche.
Purtroppo ci sono troppe persone che non vedono l’ora di tuffarsi in tragedie come la nostra per avere 5 minuti di notorietà ma fanno solo danni, non a noi ma agli animali.
Gente che prima dell’incendio non si sono mai interessati dei randagi ucraini e non hanno mai ascoltato le mie grida di aiuto quando queste creature morivano per strada uccise da veleni, pugnalate o fucilate.
Dov’erano prima???
Ho letto commenti o post terribili, addirittura che ho incendiato io Rifugio Italia per raccogliere fondi, presto tutto verrà depositato per querele verso questi personaggi squallidi e scorretti.
Vero, ora molti si ergono a giudici, però nei 4 anni in cui io chiedevo disperatamente aiuto per costruire e aiutare a salvare cani che sono stati poi uccisi queste persone non esistevano o non gliene fregava nulla dei randagi ucraini.
Poi quando gli attacchi velenosi arrivano da presidenti di associazioni, lo trovo squallido.
Sulla sua pagina Facebook ha fatto riferimento ai dog hunter, alle minacce che ai ricevuto e teme per l’incolumità sua e della sua famiglia. Probabilmente qualcun altro a questo punto si sarebbe arreso. Dove trova il coraggio di proseguire per la sua strada, nonostante tutto.
Credo che quando si inizi un progetto per salvare delle VITE lo si deve portare avanti a qualunque costo, questi criminali, killer di animali, andavano fermati in qualche maniera e ho tentato di farlo andando dove loro andavano, in televisione, poi chiaramente devi iniziare a proteggerti da loro.
È stato accusato di essere uno che vive delle donazioni per il rifugio, di aver fatto vivere i tuoi cani in “baracche fatiscenti”, che se fossero state in cemento piuttosto che in legno i tuoi cani sarebbero ancora vivi. Come si difende da queste pesanti accuse?
Beh le accuse sono arrivate da persone che non hanno mai visto Rifugio Italia e non ci sono mai venute, chi è venuto a onorarci della loro presenza ha detto che i nostri cani erano felici.
I box erano tra i 24 mq e i 30 mq e ospitavano non più di 5 cani, erano in legno perchè lì anche il canile della polizia è costruito così e a temperature che si aggirano anche a -35° i box di cemento diventavano celle frigorifere, poi tutti sono bravi a giudicare, certo se mi avessero dato loro i soldi avrei costruito dei bunker con megatelecamere ecc ecc, noi avevamo pochi soldi e dovevamo riuscire a togliere dalla strada randagi prima che venissero uccisi dai dog hunters e quindi abbiamo costruito con il materiale meno costoso e anche il più ecologico.
Sputare sul lavoro degli altri restando tranquilli nelle loro casette italiane è semplice, non comporta rischi, vivere e lavorare in una terra difficile come l’Ucraina è molto più complicato.

Cosa si aspetta dalle istituzioni ucraine e cosa da quelle italiane? Pensa che possa arrivare un sostegno concreto da parte loro?
Non mi aspetto nulla da nessuno, le autorità ucraine dovevano regalarci un terreno e ricostruire il Rifugio ma tutt’oggi sono state solo chiacchiere, dalle autorità italiane nulla perchè in questi 4 anni non sono mai state presenti al mio fianco, a parte l’ambasciata italiana a Kiev.
Come cittadino italiano in terra straniera credo che stia facendo un buon lavoro, non a caso ho ricevuto nel 2013 il Premio Nazionale agenda Rossa Paolo Borsellino e il mio rifugio si chiama Rifugio Italia in Ucraina ma solo per rendere omaggio ai privati cittadini italiani che ci hanno aiutato in questi anni.
Lei ha dato, e continua a dare, il suo contributo per risolvere il problema del randagismo, del maltrattamento e del traffico di animali, così come tutti gli attivisti e le associazioni. C’è un gran numero di persone che sono sensibili a questa causa, ma ancora non si riescono ad avere grandi risultati, manca l’appoggio ancora una volta delle istituzioni? Da cosa dipende? Quale sarebbe la sua proposta?
Sicuramente le autorità e i governi potrebbero impegnarsi di più e anche la Comunità Europea, ma sappiamo che gli animali arrivano dopo tutto.
Bisogna, innanzitutto, microchippare i cani e gatti, sensibilizzare le persone contro gli abbandoni e pubblicizzare le adozioni dai canili e poi fare conferenze nelle scuole elementari, medie e licei per parlare ai ragazzi del DIRITTO alla VITA che hanno tutti, chi viene al mondo deve vivere e nessuno può arrogarsi il diritto, come fanno gli umani, di decidere chi deve VIVERE o MORIRE.
Come procedono i lavori per la ricostruzione del rifugio?
Oggi finiscono le feste in Ucraina, finalmente, inizieremo a ricostruire la recinzione in metallo e alta tre metri e poi con un ingegnere ucraino che si è messo a disposizione gratuitamente, vedremo come ricostruire i box nuovi e il resto.
Saremo presto in grado di accogliere nuovi ospiti e di toglierli dalle mani insanguinate e criminali dei dog hunters ucraini.
Spero che il sacrificio dei nostri 70 angeli non sia stato vano e faccia cambiare qualcosa in Ucraina per i loro fratelli che restano.
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