La proposta dei due colossi della Silicon Valley, Apple e Facebook, alle proprie dipendenti donne, ha diviso nelle ultime ore l’opinione pubblica.
Crioconservazione degli ovuli, è questo il benefit proposto dall’azienda della mela morsicata e quella di Mark Zuckerberg, per far sì che le donne, all’interno di esse, possano sentirsi libere di condurre la propria carriera senza la fretta e le inibizioni dell’orologio biologico che ticchetta di metter su famiglia, ticchetta di provare ad avere un bambino, ticchetta di fare quello che una donna “dovrebbe”.
Ma, come di consueto, le letture di una tale proposta risultano numerose e consequenziali. Era davvero necessaria una mossa economica così estrema in tale direzione? Non sottolinea ancor più la differenza tra i dipendenti, in aziende in cui la maggioranza è composta da uomini? E secondo questi ultimi, saranno mai davvero conciliabili il ruolo di madre e moglie con il ruolo di donna in carriera?
Domande a cui le sostenitrici del congelamento degli ovuli rispondono in maniera evasiva. “Avere un bambino e portare avanti la propria carriera è ancora piuttosto difficile”, spiega Brigitte Adams, fondatrice del forum Eggsurance.com. “Offrendo questo benefit, le aziende investono nelle donne e le supportano perché conducano la vita che vogliono“. Ma siamo tutti sicuri che ci siano le condizioni che permettano davvero alla donna di fare quello che vuole, nel caso in cui questo dovesse essere portare avanti una gravidanza?
Philip Chenette, specialista di fertilità a San Francisco, dichiara ancora a favore: “Coprire finanziariamente il congelamento degli ovuli potrebbe essere visto come una ricompensa per l’impegno lavorativo delle donne“, una sorta di ringraziamento o, meglio, una forma assicurativa a premio del fatto che abbiano messo da parte la vita privata per impegnarsi duramente nel lavoro.
Un premio non da poco, visto che la procedura di crioconservazione degli ovuli costa infatti, negli USA, circa 10mila dollari per trattamento, più 500 dollari l’anno per la conservazione. E secondo i portavoce delle due aziende, che hanno dichiarato a Nbc che le due aziende copriranno i costi fino a un totale di 20mila dollari (circa due cicli di congelamento), Facebook ha già attivato la procedura di finanziamento, mentre Apple inizierà a gennaio 2015.
Ma quali sono i rischi?
Ovviamente non c’è alcuna garanzia che la procedura porti realmente alla maternità.
Gli ovuli estratti dalla donna, il prima possibile, come consiglia la Società Americana di Medicina Riproduttiva, devono essere almeno 20, per una maggior sicurezza.
Un privilegio o solo un ulteriore traccia di maschilismo, radicato ai vertici delle due aziende tecnologiche? Una promessa che dà certezze al datore, ma ne toglie alle future mamme? I due colossi si difendono dichiarando come quella del congelamento degli ovuli sia solo una procedura volta a favorire la conciliazione tra tempi di ascesa lavorativa e orologio biologico.
Apple ha sottolineato, infatti, di aver migliorato le condizioni dei permessi per maternità e di coprire alcuni costi in caso di adozione, mentre Facebook riferisce che le sue dipendenti hanno diritto a quattro mesi di permesso maternità e un bonus di 4mila dollari. Condizioni sicuramente oggi non garantite da tutte le aziende, condizioni ancora troppo poco tutelate.
La scelta resta comunque delle signore, che possono decidere di dividersi tra casa, lavoro e famiglia, scegliendo il momento giusto. Un momento che è soggettivo e dettato da tanti altri fattori. Un momento che può prevedere punti di vista personali, ma non l’inconciliabilità che tanto sostengono esserci.
Perché le signore la forza ce l’hanno. E io auguro a tutti gli uomini almeno un po’ della determinazione e del sacrificio che quelle migliaia di donne mostrano ogni giorno.