154 anni, questa la veneranda età del Consiglio Provinciale di Milano, che si è riunito oggi per l’ultima volta. Dal prossimo settembre infatti l’istituzione provinciale lascerà spazio a quella della città metropolitana. Molte sono ancora le incertezze sul tema ma dalle voci dei consiglieri trapela fiducia nel cambiamento che può essere definito epocale.
Di città metropolitana abbiamo sentito parlare per anni, ma sono pochissimi quelli che hanno capito appieno di cosa si tratti: vuoi per i decreti istitutori che sono più che nebbiosi in alcune parti, vuoi per la grande novità del concetto nel nostro paese, siamo quasi tutti confusi sui cambiamenti che avverranno. Innanzitutto bisogna dire che l’idea di città metropolitana esiste già dagli anni novanta, più precisamente questa nuova istituzione è prevista nell’ordinamento per il riordino degli enti locali datato 8 giugno 1990 ma per la sua attuazione bisogna arrivare al 2001, quando essa viene inserita nella Costituzione.
In cosa consiste il cambiamento?
La città metropolitana è un ente locale sviluppato per sostituire le province in situazioni di particolare polarità urbanistica: ossia nei casi in cui un centro abitato eserciti potere attrattivo verso i cittadini dell’hinterland in termini di lavoro, svago e servizi. In pratica se in una provincia i flussi della popolazione si muovono spesso verso un determinato centro, si doterà quel territorio di un diverso assetto amministrativo. I cambiamenti istituzionali partono dall’organo di governo, chiamato consiglio metropolitano, presieduto dal sindaco del “capoluogo” e formato dai vari sindaci della città metropolitana stessa.
Per i cittadini però l’evoluzione maggiormente interessante è quella riguardante l’elezione del consiglio: in caso si decida di dividere il territorio in diverse municipalità si potrà procedere all’elezione diretta dei consiglieri facenti riferimento ad ogni zona. Questo accorgimento dovrebbe garantire, almeno in linea teorica, un maggior interesse verso le singole tematiche locali e una più dettagliata conoscenza del territorio. In quest’ottica il consiglio metropolitano amplia i suoi poteri rispetto a quelli dei defunti consigli provinciali: i vari consigli potranno infatti deliberare su interventi pratici coinvolgendo più comuni, sia in termini di infrastrutture che di iniziative.
Volendo fare un paragone semplicistico si potrebbe dire che i vari comuni delle città metropolitane saranno come i “consigli di zona” o “municipi” già esistenti nei grandi centri urbani.
Quali saranno?
Le prime dieci città metropolitane saranno tutte in regioni a statuto ordinario e saranno (in ordine alfabetico quelle di: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Reggio Calabria, Roma, Venezia.
Ad esse potranno poi esserne aggiunte altre appartenenti alle regioni con statuto speciale. Il decreto istitutivo specifica però che esse dovranno essere istituite in armonia con le realtà già esistenti col territorio, e non in conflitto con lo statuto della regione stessa.
I vantaggi
Gli specifici vantaggi della città metropolitana verranno evidenziati dai singoli statuti, ma già con quella di Milano (il cui statuto non esiste ancora) sono state tracciate delle linee guida generali.
Il primo tema affrontato è quello della mobilità e dei trasporti: infatti in un’ottica di interconnessione tra i vari municipi devono per forza essere potenziati i collegamenti interni. I cittadini potranno dunque circolare nel territorio nel massimo agio possibile, potendo sempre contare su unici biglietti ed omogeneità delle tariffe, nella speranza di poter lasciare sempre di più a casa la macchina. Nello stesso contesto si sviluppano le proposte di decentramento dei servizi, che dovranno essere maggiormente fruibili dal cittadino, a partire da quelli anagrafici e burocratici, fino a quelli sanitari.
Con il consiglio metropolitano si potranno inoltre trovare soluzioni più efficaci ai problemi più diffusi e radicati nel territorio e, cosa non meno importante, fissare delle linee guida per tematiche come quelle ambientali o di sviluppo urbanistico, donando valore a ogni singola area.
Sicuramente sulla carta quello delle città metropolitane è un bel progetto, ma in Italia bisogna sempre sperare che i corrotti e i malintenzionati non allunghino i loro tentacoli sui tentativi di costruire qualcosa di buono e, finalmente, a tutela dei territori del nostro paese. Finora sono belle parole, speriamo di riuscire a realizzarle nel migliore dei modi.