“Il calcio costituisce oggi con la musica leggera il solo sfogo dinamico e culturale d’una popolazione nelle cui vene è ormai dubbio che perdurino molti globuli ereditati dai santi e dagli eroi, dai navigatori e dai martiri ai quali si rifà graziosamente la storia imparata a scuola”. Scriveva questo Gianni Brera nel lontano 1975 e, a distanza di quasi 40 anni, il decano del giornalismo italiano ha sempre ragione. Il calcio è gioia, felicità, pace, amore, tutti sentimenti che possono essere racchiusi all’interno di quella palla di cuoio che viaggia sul terreno di gioco. La storia dell’Atletico San Lorenzo è l’emblema di quelle emozioni che forse qualcuno non prova più da parecchio tempo.
La squadra dell’omonimo quartiere di Roma, che ha chiuso al settimo posto del campionato di 3^ categoria, è poco conosciuta in Italia, ma la storia è una di quelle appassionanti, da gustare in giardino con un bel bicchiere di thé freddo a riempire le pause tra un paragrafo e l’altro. In un calcio dove si susseguono episodi violenti, dove una banale partita si trasforma in una guerriglia sugli spalti e fuori dagli stadi, l’Atletico San Lorenzo è stato fondato da due gruppi di studenti, provenienti da Catanzaro e Cosenza. Conoscendo un minimo le rivalità presenti nel mondo pallonaro tricolore, sappiamo che le due opposte fazioni sono “nemiche” da tanto tempo, ma non nella Capitale dove, evidentemente, questi ragazzi hanno trovato modo di unirsi per un unico obiettivo, quello di far riscoprire gli antichi valori, le vecchie sensazioni a chi non ne può più di scontri, arresti, bombe carta e tutto ciò che ne consegue. “San Lorenzo” come una piccola realtà, che si è immediatamente abituata all’idea di avere una squadra tutta per sé nella città di Roma e Lazio, le due compagini maggiormente seguite, che attirano l’attenzione degli abitanti capitolini.
Il nome del club è nato seguendo le linee guida di un’altra squadra che oltrepassa i confini italici, per sfociare nel lontano Sudamerica, nella sperduta Boedo, frazione popolosa di Buenos Aires, conosciuta maggiormente per la squadra del San Lorenzo de Almagro e per il suo primo cittadino molto famoso, Papa Francesco Bergoglio. I colori della piccola comunità romana sono il rosso, il giallo e il blu, a richiamare i vessilli di Catanzaro e Cosenza, le due città, almeno per una volta, unite per un ideale inimmaginabile fino a poco tempo fa. I soci, se così possiamo chiamarli, sono tutti ragazzi trapiantati nella Capitale, uniti dalla passione per il calcio e la terra di origine, la Calabria. Rispetto, solidarietà, lealtà, aggregazione e trasparenza sono i valori di una comunità che ha il calcio nelle vene e che fa sognare, ogni maledetta domenica, i tanti sostenitori che accorrono al piccolo impianto sportivo per vedere i propri beniamini. Non servono leggi speciali, “Tessere del Tifoso” per far riavvicinare la gente al calcio che, con questa storia, ha ottenuto una piccola vittoria sotto tutti i punti di vista senza provincialismi.
Foto: atleticosanlorenzo.it