Come bisogna iniziare un editoriale sulla A1? È una cosa estremamente complicata: si potrebbe parlare della costruzione e del periodo storico in cui il progetto si è sviluppato, oppure sarebbe opportuno parlare dell’entusiasmo dei primi percorrenti e dei grill autostradali che, come i saloon per i cowboy, attiravano automobilisti a frotte. Ma si potrebbe anche fare una questione politica, elencando tutte le figure di rilievo che hanno contribuito al progetto, oppure ancora potremmo parlare di tecnologia: ma per l’Autostrada del Sole queste importanti sfaccettature sono solo una parte del tutto. Per parlare di A1 ieri e oggi bisogna per forza pronunciare la parola futuro: perché è questo il concetto che costruttori, gestori e viaggiatori non hanno mai lasciato scappare, ogni chilometro percorso era un passo in più nella nostra magnifica Italia.
Andando con ordine, innanzitutto la A1 non è stata la prima, qualche autostrada era già esistente nel nord del Paese, ma sicuramente, se il concetto di autostrada è quello di unire persone e luoghi, allora l’Autosole è la prima per importanza. Una cerniera lunga 755 chilometri per chiamare a raccolta i cittadini, tutti ai caselli, pronti a partire, a conoscere, a imparare che il nostro Paese è molto più lungo dei confini del nostro comune. I lavori partono nel 1956, con la posa della prima pietra vicino a Milano.
Da li una squadra di centinaia di operai non si è fermata un giorno solo: i lavori sono stati serrati e non si sono mai fermati. Si lavorava con tecnologie molto evolute su 38 gallerie e 400 ponti o viadotti, per arrivare all’appuntamento dei primi mesi del 1965. Tra le altre cose l’Autostrada del Sole è un mix di tecnologie che farebbe rabbrividire ogni manutentore che si rispetti: molte aziende lavorarono alla realizzazione del progetto, e da qui deriva la A1 attuale, che per ogni viadotto ha una maniera di costruzione particolare, dal cemento armato al precompresso.
Dopo un numero complessivo di 14,7 milioni di giornate- lavoro l’opera è pronta e, cosa strana per il nostro Paese, viene pure consegnata in anticipo, precisamente il 4 ottobre 1964, festa di San Francesco patrono d’Italia. Per molti questa autostrada è l’inizio di un’Italia nuova, l’Italia del boom economico che ha voglia di ripartire e di creare ricchezza, l’Italia che è finalmente unita anche infrastrutturalmente, con una lingua di asfalto grazie alla quale Milano e Napoli sono un po’ più vicine. La reazione della gente è entusiastica: migliaia sono le automobili che intraprendono un viaggio sulle originarie due corsie dell’Autosole, anche solo per andare nei mitici Autogrill, che hanno funzionato per anni come attrattiva turistica, e forse ancora oggi la vocazione on the road dei ristori autostradali, ha ancora il fascino che aveva all’epoca.
Certo è che però non basta un’autostrada ad unire il paese, l’Autostrada del Sole ha aiutato le persone a scordarsi dell’esistenza di alcuni problemi che oggi tornano a manifestarsi più che mai: la A1 collega un’Italia a due velocità, e non è bastata a risolvere i problemi degli scarsi investimenti sul sud Italia. I tempi poi sono cambiati: se prima moltissimi veicoli percorrevano tutti gli oltre 700 chilometri, oggi è diventato preponderante il traffico locale, per spostarsi anche solo di due o tre caselli, ed è in questo senso che alla A1 del 2014 servono lavori che non ci si sarebbe mai aspettati di dover fare.
Ma il futuro deve continuare ad accompagnarci, e per questo a fine 2015 sarà aperta al pubblico la Variante di Valico, il progetto più imponente che sia mai stato realizzato in Europa consta di circo cinquanta chilometri tra nuove gallerie e viadotti, con due nuove uscite: questo percorso riuscirà a eliminare traffico dal tratto Sasso Marconi/ Barberino, uno dei più soggetti a situazioni di traffico intenso. Ma questa è ancora un’altra storia.