Circa un mese fa, TV Sorrisi e Canzoni ha pubblicato uno speciale: “Chi è Tony Colombo e perchè mezza Italia va pazza per lui“. Ecco, l’altra metà d’Italia, presumibilmente quella da Roma in sù, chi sia Tony Colombo lo ha scoperto lo scorso sabato, quando il 28enne cantautore ha fatto il suo esordio come concorrente a Ballando con le stelle, a fianco della ballerina-partner Anastasia Kuzmina.

Palermitano d’origine, napoletano d’adozione, Antonino Colombo ha già alle spalle una carriera ventennale corredata da 23 album: cifre che fanno una certa impressione se si considera la condizione ancora da under 30. Attivo sin dall’infanzia, Tony raggiunge il successo a metà dello scorso decennio, grazie anche al brano La regina dei sogni.

Dieci anni dopo, con la maturità artistica e umana raggiunta, Tony è pronto a svettare definitivamente il volo: ce lo racconta in un’intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale Digitale, in cui ci parla anche del suo amore per Napoli e la sua musica, dell’esperienza a Ballando con le stelle e dei progetti futuri.

Allora, Tony, ci racconti la tua prima settimana a Ballando?

La sto vivendo bene. La partecipazione a Ballando era una delle mie ultime scommesse: il fatto di entrare all’interno di un cast così importante per me rappresenta già una grande vittoria. Certo, sono un pò stanco perchè si lavora duro, proviamo per tante ore ogni giorno, una fatica che dall’esterno non si percepiva. Sabato abbiamo un’altra esibizione e spero di fare ancor meglio.

Il feeling con Anastasia si è instaurato sin da subito?

Sì, ci stiamo trovando bene: stare insieme per quindici ore al giorno chiaramente aiuta a migliorare l’intesa durante il ballo.

Della giuria cosa ne pensi? Troppo rigida nei tuoi confronti, visto che sei appena all’inizio?

No, anzi, credo abbiano giudicato in maniera equilibrata. Io pensavo addirittura di prendere un punteggio inferiore a 20. Hanno invece capito il mio stato, dato dall’ingresso in ritardo nel programma, e credo mi abbiano dato questi voti per incoraggiarmi, per farmi impegnare ancor di più. E poi io sono un tipo che accetta le critiche, anzi, mi piace riceverne: la critica è una di quelle cose che ti fa crescere.

La scorsa settimana si è letta una tua dichiarazione a proposito di Giusy Versace e del presunto aiuto che riceverebbe quest’ultima da parte della giuria: vuoi aggiungere qualcosa?

Mai detto che Giusy sia stata aiutata, era stata un’affermazione decontestualizzata. Ho semplicemente affermato che il suo voto è diverso da quello che può essere assegnato a un altro concorrente, a causa della storia particolare e importante che la accompagna. Per cui, da giurato, anzichè darle 8, le do 10, perchè ha avuto quel che in più, quella forza di affrontare quella drammatica situazione.

Quali sono modelli a cui ti sei ispirato all’inizio della tua carriera, o che ti influenzano tutt’ora?

La mia prima canzone cantata, da bimbo, fu Come saprei, di Giorgia. Da lì sono subito passato alla musica napoletana, a cui mi sono dedicato completamente. Crescendo, miei modelli sono stati Pino Daniele ed Eduardo De Crescenzo: due artisti che stimo tantissimo, il primo per la musicalità, il secondo per la voce e lo stile.

Hai conosciuto la gavetta, quella vera: c’è qualcuno a cui senti di dover dire grazie?

Io devo dire grazie a mia moglie. É lei che mi ha sempre aiutato durante il mio percorso: non mi ha mai fatto mancare i suo appoggio, anche nei momenti più bui. Quindi devo ringraziare solo lei, io lo dico sempre che la mia fortuna è mia moglie.

Il titolo del tuo ultimo disco è “É guerra aperta”, che è anche una frase che hai tatuata addosso: cosa significa per te?

Credo che ognuno di noi abbia, nella vita, ogni giorno, una guerra da combattere. É diventata per me una sorta di motto, ogni cosa che ci capita è una grande battaglia da vincere. Uno slogan di vita.

Perché ci sono ancora pregiudizi verso un genere musicale come quello che hai intrapreso tu?

In realtà è necessario fare una distinzione. Il termine neomelodico è stato coniato da un giornalista, che trovandosi di fronte ad esempi di cantanti volgari napoletani, ha imposto una generalizzazione a proposito di tutti quei nuovi artisti (da qui il termine nuova-melodia) che si affacciavano sulla scena. Come se tutti i nuovi cantanti napoletani, insomma, facessero parte i una sorte di circo Orfei.

Perché però ha successo perlopiù al sud? Questione di dialetto o c’è altro?

Credo sia una questione solo di dialetto. Ma è anche vero che quando si parla di musica, non esistono nord e sud. La canzone napoletana è universale, intercontinentale: O sole mio l’hanno cantata anche i presidenti di Stati Uniti e Cina. Insomma, dove c’è festa c’è musica napoletana.

Dopo “Ballando con le stelle”, hai altri progetti all’orizzonte?

Dopo Ballando abbiamo progetti in corso: il disco nuovo, le tournee, i tour teatrali. Per Sanremo ci ho provato già due volte e ci proverò anche quest’anno, e se necessario pure il prossimo. Finchè non ce la farò.

Sei palermitano di nascita ma napoletano d’adozione: di che colore è il tuo cuore calcistico?

No, il mio cuore calcistico è tricolore, non ha preferenze di città. Io sono palermitano, vivo a Napoli, vado a cantare a Milano. Faccio il tifo per la mia Italia.

[Ph. Credits: ballandoconlestelle.rai.it]