Graziano Delrio è forse la figura tanto meno sotto i riflettori quanto più fondamentale per l’esecutivo Renzi; l’ex Sindaco di Reggio Emilia non è un “renziano”, non ha l’identikit del giovane rottamatore al di fuori delle logiche tradizionali di Partito, semmai è quella parte più “razionale” e meno istintiva del Governo. Nessuna uscita fuori luogo, nessuna polemica inutile, toni moderati e tentativi di conciliazione con la minoranza Pd, questi i caratteri che lo contraddistinguono e per cui si è meritato l’appellativo di “uomo ombra” di Renzi. Probabilmente lontane dal suo modo di intendere la politica, le ipotesi di una spaccatura tra i fedelissimi attorno al Presidente del Consiglio, che lo vedevano a capo di una fazione di emiliani contrapposta a quella del toscano Lotti per contendersi posizioni di rilievo; Delrio ha semmai, sempre dato l’idea di un uomo indipendente che ha intuito le potenzialità della svolta renziana del Pd e ha aiutato a darle una struttura. Adesso, da Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è stato chiamato al delicato ruolo di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ruolo già di per sè complesso, e che per lo scandalo Lupi e le recenti polemiche con l’Anas e Ciucci, assume un significato maggiore.

Credits Photo: [panorama.it]
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Il nome di Delrio era già da subito circolato all’indomani delle intercettazioni che vedevano coinvolto, seppur non indagato, l’ex Ministro. Non poche le titubanze per una scelta che di fatto avrebbe dato il via ad un Governo quasi monocolore, con Ncd pronta a fare le valigie e ad abbandonare l’esecutivo se non “risarcito” con una nuova posizione. Alfano l’aveva dichiarato, i più scettici nel suo Partito erano già pronti ad abbandonare, ma nonostante ciò l’assoluta garanzia che poteva offrire il Sottosegretario ha convinto Renzi a procedere per la sua strada. Delrio si ritrova a dover ridare credibilità ad un Ministero dilaniato dagli affari di Incalza, e subito s’è vista la sua impronta con la scelta di dare un forte segnale di discontinuità sul capitolo delle “Grandi Opere”; accantonate la Orte-Mestre, la Tirrenica e tante altre che portano il numero dei progetti prioritari abbassarsi drasticamente. Il neo Ministro ha evidenziato di voler dare una forte preferenza alla scelta delle procedure ordinarie, anziché quelle straordinarie nella realizzazione delle infrastrutture pubbliche, confermando le scelte che erano state dibattute in un lungo incontro con il presidente dell’Authority anticorruzione, Raffaele
Cantone.

Credits Photo: [unionesarda.it]
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E a questo tentativo di porre un reale segno di discontinuità, si affianca la decisione di dimettersi del Presidente dell’Anas Pietro Ciucci; tra viadotti e ponti che crollano, collaudi mancati e appalti discutibili, sembrava soltanto questione di giorni prima che facesse quell’auspicato da tanti passo indietro. Ma fonti riferiscono che la scelta di Ciucci sarebbe stata condizionata da una forte richiesta del Governo, e non sarebbe nemmeno troppo strano; tra disastri e incidenti si erano dimessi già i due consiglieri del Cda Anas in quota al ministero del Tesoro e al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maria Cannata e Sergio Dondolini, e “resisteva” soltanto il Presidente. In un quadro tanto confuso quanto favorevole a quel sentimento di antipolitica e di rabbia verso le istituzioni, in cui gli scandali non aiutano a ristabilire fiducia e speranza, e nel quale anche la professionalità e la legalità di un politico sembrano non poter più garantire l’assoluta riuscita di un progetto politico, potrà bastare Delrio?

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