Fino a che punto siamo i veri autori delle nostre azioni?
I nostri comportamenti subiscono interferenze di ogni sorta, in particolare da parte di persone che sono presenti nella nostra quotidianità.
Anche se non ce ne accorgiamo chi ci sta accanto, talvolta inconsapevolmente, modifica il naturale corso delle nostre scelte di vita, influenzandole in maniera permanente.
Un soggetto che manipola non possiede sempre le medesime caratteristiche: non si tratta di una figura standard facile da indentificare, ma di una specie umana che nel corso della evoluzione ha subito mutazioni infinite.
Ci sono, infatti, diverse tipologie di soggetti manipolatori e, nonostante le differenze caratteriali, quelli che condizionano il prossimo adottano in principio la stessa infima tecnica: il silenzio.
Esattamente come una talpa il manipolatore agisce in modo silenzioso, facendoti sentire sotto pressione, in colpa o addirittura obbligato a fare certe cose.
Tra tutte l’arma più potente è senza dubbio il senso di colpa, ovvero quella condizione psicologica che impone il compimento di una azione non doverosa, ma basata su un imperativo mascherato da condizionale: si agisce in base ad un ipotetico ‘dovresti’, che indurrà a fare qualcosa che non si desideria veramente.
Il manipolatore è molto abile nel creare espedienti per condizionare gli eventi, tutti molto sottili e quasi impossibili da percepire. Non per chi è preparato a difendersi, naturalmente.
Un burattinaio professionista spesso basa il suo piano su presupposti concettuali assolutamente falsi, richiamati nel discorso come fossero un teorema matematico, capace di deviare, dunque, il ragionamento che è alla base della scelta che riguarda il da farsi.
Spesso è capace di inscenare una lite in piena regola, nella quale la vittima finirà per stare male psicologicamente e vivere una condizione di smarrimento, per poi piegarsi all’altrui volontà.
Quel malessere indotto verrà cavalcato sapientemente dal manipolatore, il quale, con estrema perizia, cercherà di conquistare la fiducia del malcapitato per manomettere indisturbato la sua mente. Ovviamente senza venire mai scoperto.
Un’altra tecnica, invece, è molto simile a quella dei rapinatori che agiscono in coppia: uno recita la parte del buono, l’altro invece si occupa di svuotarti le tasche. Esattamente come nelle migliori strategie di furto, anche nel nostro caso la sociologia gioca un ruolo fondamentale: il carnefice confessa cosa pensa una terza persona su quella determinata faccenda, e in tal modo obbliga silenziosamente il suo interlocutore a comportarsi nella maniera implicitamente suggerita.
Ci sono circostanze nelle quali il cattivo riesce a mascherarsi da vittima, commiserando se stesso e le proprie sfortune per indurre il prossimo a fare il suo gioco. E la vittima debole lo farà, spinta da un sentimento insopprimibile di pietà.
Agghiacciante vero? E pensare che il mondo di ciascuno è pieno di persone che cercano di controllare le vite altrui con artifizi di questo genere.
La faccenda è più pericolosa di quello che appare, dal momento che le persone che prevaricano tendono a sottrarre al proprio bersaglio una grande quantità di energia vitale, che potrebbe essere adoperata per finalità più nobili.
Senza considerare i danni irreparabili alla autostima di ciascuno, che viene di continuo penalizzata dalla presenza ingombrante di personalità dannose per il benessere interiore.
Per difendersi da attacchi di questo tipo bisogna imparare a riconoscere i ‘tipi caratteriali‘ nocivi: distinguere le persone che aiutano a crescere da quelle che allontanano dalla felicità è l’unica via percorribile per appropriarsi delle proprie scelte di vita, ed essere protagonisti del proprio processo di determinazione individuale.
Le minacce al benessere psicofisico si nascondono dietro situazioni di vita quotidiana, normalmente non considerate da chi le vive perché eventi di routine.
Esempi pratici potrebbero essere: il parente che si crede in diritto di dirti cosa puoi o non puoi fare, l’amico invadente che irrompe nella tua privacy senza permesso, il compagno ossessivo che mina la tua libertà di relazionarti agli altri, il collega che ogni giorno si lamenta, il capo autoritario e prevaricatore.
In questi casi il primo passo da fare è cercare di tenersi lontani da situazioni poco positive e piacevoli, ma anche lavorare su se stessi per rafforzare il proprio ‘Io e renderlo invulnerabile ad attacchi esterni.
I manipolatori di solito sono persone egocentriche, egoiste e individualiste; si dimostrano prepotenti, ipercritiche e pronte a dilaniare con il proprio ego quello altrui. Solo per placare le proprie incertezze.
Solitamente questi ‘tipi caratteriali’ hanno come bersaglio preferito le persone eccessivamente buone e disponibili, ovvero quelle anime talmente pacifiche da volere fare stare bene gli altri a tutti i costi.
Chi asseconda sempre il prossimo, però, finisce per perdere di vista se stesso e i propri obiettivi di vita; espone il proprio prezioso mondo interiore al ‘borseggio’ di tutti coloro che divorano pezzi di felicità altrui, solo per mettere a tacere una personalità degradata e irrisolta.
[Fonte: www.fondazionebenesseredonna.it]