Ferzan Ozpetek l’ha scoperta per uno spot pubblicitario e da allora l’ha “pretesa” nei suoi film. Da Un giorno perfetto a Magnifica Presenza, passando per Mine Vaganti, Bianca Nappi ha compiuto un salto oltre il palcoscenico teatrale che l’ha formata ed è approdata al Cinema – e poi anche in TV – con classe, esperienza, e professionalità.
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2014 sarà presente con Short Skin di Duccio Chiarini, sua ultima fatica dopo Controra – House of Shadows della De Venuto.
Inarrestabile napoletana, classe 1980, Bianca si è svelata in un’intervista esclusiva per noi.

A Venezia presenterai la tua ultima fatica, Short Skin, dove interpreti la madre di un ragazzino alle prese con i conflitti della crescita e le prime esperienze sessuali. Come vivi questa prova?

Bianca: “La vivo con molta curiosità, specialmente riguardo al film e all’accoglienza che riceverà. È un progetto in cui credo e mi auguro di cuore possa ricevere la giusta attenzione e soprattutto che possa piacere al pubblico!”.

Il ruolo che interpreti in Short Skin è delicato. Nella vita reale, il ruolo di una madre nell’accompagnare il figlio nella sua fase evolutiva più critica è quanto mai arduo da assolvere. Come ti sei preparata per questo ruolo? Quanto della tua adolescenza e delle esperienze personali hai “sfruttato” per interpretare la parte in maniera quanto più fedele al vero?

Bianca: “Non sono ancora madre, ma essendo donna, per di più cresciuta in una famiglia in cui le donne hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, non è stato poi così difficile mettersi nei panni del mio personaggio, Daniela, una mamma molto apprensiva e una donna leggermente in crisi. A parte il lavoro con Duccio Chiarini, col quale abbiamo provato parecchio prima delle riprese, mi sono ispirata a tante e diverse figure femminili che mi è capitato di incontrare nella mia vita, donne fragili e molto toste allo stesso tempo, un po’ come Daniela appunto”.

La prova recitativa più impegnativa in quale delle tue esperienze – teatrali, cinematografiche e televisive – l’hai affrontata e perché?

Bianca: “Senza dubbio finora la prova più impegnativa, faticosa, ma anche più esaltante è stata in teatro con Re(l)azioni, uno spettacolo composto da tre monologhi inediti in Italia del celebre drammaturgo Neil LaBute; con Marcello Cotugno, il regista e traduttore dei testi, abbiamo scelto di fare questo spettacolo perché sentivamo l’urgenza di raccontare il femminile da un punto di vista diverso, più contemporaneo e meno ipocrita, e questi testi ce ne hanno dato la possibilità. Essere in scena poi da sola per cinquanta minuti era una prova per la quale mi sentivo pronta e che credo un attore a un certo punto deve fare, e per fortuna tutto è andato per il meglio. Il pubblico ha amato molto lo spettacolo”.

Tre volte scelta da Ozpetek per uno dei suoi film dopo uno spot pubblicitario in cui – ancora acerba – eri stata diretta dal regista turco. Cosa rappresenta per te lavorare con Ozpetek? Qual è il tratto distintivo della sua regia?

Bianca: “Mi sento profondamente grata nei confronti di Ferzan, che mi ha dato molto anche da un punto di vista umano, oltre che ovviamente da quello artistico. Difficile dire quale sia il suo tratto distintivo come regista, poiché ha fatto molti film diversi, in cui, al di là del tema dell’omosessualità, ha esplorato altri aspetti, altre tematiche. Forse, nei confronti degli attori, i suoi tratti distintivi sono la sensibilità e l’empatia, ossia la sua capacità di capire chi sei e di creare intorno a te il clima più adatto per farti lavorare al meglio”.

Quanto di Bianca attrice oggi devi a lui e qual è l’insegnamento più prezioso che ti ha dato sul set?

Bianca: “Sicuramente, specialmente con Mine vaganti, mi ha permesso di arrivare al grande pubblico, che, purtroppo, col teatro difficilmente si raggiunge. Di lui, sul set, ho sempre apprezzato molto la grande attenzione ai particolari, cosa che può fare la differenza anche nel lavoro di un attore”.

Pensi che i film in cui hai finora lavorato abbiano tirato fuori il meglio di te o ci sono delle prove recitative che desideri interpretare perché sai che valorizzerebbero il meglio della tua capacità attoriale?

Bianca: “Difficile rispondere a questa domanda! Sicuramente recitare il ruolo di Daniela in Short skin è stata un’esperienza che in qualche modo desideravo da tempo, perché finalmente ho potuto interpretare un ruolo più drammatico, cosa che finora non mi era mai capitata se non in fugaci occasioni. Dal punto di vista attoriale mi sento piuttosto “onnivora”, nel senso che sono molti i ruoli che mi incuriosiscono e che mi piacerebbe interpretare; credo che poi la differenza la faccia anche il regista e il progetto in generale nel quale sei coinvolto”.

Con quale regista vorresti lavorare in un prossimo film e con quale partner vorresti dividere il set?

Bianca: “Anche questa non è una domanda facile a cui rispondere, perché in Italia ci sono molti talenti, sia nella regia che nella recitazione. Mi piace molto come attore Fabrizio Gifuni, col quale sarei felice di lavorare; per quanto riguarda i registi, sono da sempre un’ammiratrice di Matteo Garrone e di Paolo Virzì”.

Cosa apprezzi e cosa critichi nello spettacolo di oggi, tra Cinema e Tv in particolare. Cosa rende unici i prodotti italiani e cosa invece li penalizza?

Bianca: “Come ho già detto, credo che in Italia non manchino affatto né talenti né idee; forse, quello che ancora manca, è il giusto coraggio da parte di chi sceglie o produce di rischiare un po’ di più, sia nei contenuti che nel coltivare la nuova generazione, dando più spazi e più fiducia”.

Da napoletana, come vivi il fenomeno “Gomorra” e cosa pensi della serie TV che sta avendo un successo neanche tanto inaspettato?

Bianca: “Sono stata una fan della serie, così come lo sono stata del film e ovviamente del libro prima. Credo che le storie che Gomorra racconta non riguardino solo il territorio napoletano, ma l’Italia tutta, e quindi come italiana mi sento atterrita dalle verità che svela e allo stesso tempo sollevata dal fatto che finalmente se ne parli un po’ di più e a un pubblico vasto”.

Ti piacerebbe essere chiamata da Sollima per una parte nella prossima serie?

Bianca: “Mi piacerebbe da morire, sia per motivi artistici – credo che Sollima abbia fatto un lavoro pazzesco- sia appunto per i motivi sociali di cui ti accennavo prima”.

Se non avessi fatto l’attrice, chi sarebbe oggi Bianca Nappi?

Bianca: “Sono molto sensibile al tema della giustizia, per cui credo che se non avessi fatto l’attrice mi sarebbe piaciuto dedicarmi a quello, probabilmente nella magistratura”.

[Credits photo: Antonino Pirillo Press]