La storia si ripete. E così, come prima i nostri nonni o i nostri bisnonni lasciavano il loro paese alla volta della fortuna americana, oggi moltissimi partono verso l’estero, alla ricerca di un nuovo futuro. E una delle mete più ambite in assoluto è Londra.
Ogni due giorni atterra sul suolo inglese un aereo – probabilmente di una compagnia low cost – pieno zeppo di ragazzi del nostro Bel Paese che hanno eletto il Regno Unito a loro nuova patria. C’è chi parte in cerca di nuove esperienze, o chi per trovare un lavoro, che a casa non trova; c’è chi parte per motivi di studio o chi, alla fine di tutto, in Italia non ci voleva più stare. Motivi diversi, tutti nobili, che muovono intere masse di “cervelli in fuga”, quelli che potrebbero – e dovrebbero – essere messi in risalto nel nostro Stato. Ma che non lo sono. E allora, pronte le valigie, si parte.
I dati parlano chiaro – e fanno riflettere. In questi ultimi due anni, 2014 e 2015, gli italiani residenti all’estero sono aumentati di 155.000 unità (mentre sono “solo” 92.000 immigrati arrivati nel nostro Paese). E la cosa più rilevante è che non si tratta di partenze occasionali: sono ben 89.000 i nostri connazionali che hanno deciso di cancellarsi dall’anagrafe del loro comune di residenza per avere la possibilità di iscriversi in un comune straniero. Di queste 155.000 unità che hanno lasciato l’Italia, 57.600 persone si sono trasferite a Londra – questi dati, pubblicati sul quotidiano conservatore Daily Telegraph e confermati dall’Istituto di Statistica di Londra (Ons), si riferiscono a quanti hanno ottenuto il “National Insurance number” (che sarebbe l’equivalente del nostro codice fiscale) indispensabile per poter lavorar nella capitale inglese, diventata ormai la “terra promessa” degli italiani.
Si sente dire spesso “Londra è tutta magica, non le manca nulla”; purtroppo però non sempre è tutto rosa e fiori. A cosa vanno incontro gli immigrati italiani a Londra?
Noi de Il Giornale Digitale abbiamo chiesto un parere a chi, con questi giovani in partenza, ci lavora. Abbiamo incontrato Easy London, un’associazione, con principale sede a Milano, che aiuta questi giovani in partenza a realizzare i loro sogni.

Buongiorno. Innanzitutto, per rompere il ghiaccio, ci vuole raccontare qualcosa di Easy-London?
L’associazione Easy London è nata nel 1989 per favorire i contatti e gli scambi culturali fra i giovani dell’Unione Europea ed in particolare il trasferimento ed il soggiorno dei ragazzi italiani in Inghilterra e nei paesi di madrelingua inglese.
Di cosa vi occupate concretamente?
La nostra agenzia gestisce alloggi per giovani e studenti, ed offre una serie di servizi utili all’inserimento e all’ambientamento nella realtà londinese, soprattutto nella fase iniziale del soggiorno durante la quale sorgono le maggiori difficoltà.
Per organizzare il tutto, che genere di contatti avete a Londra?
Abbiamo innanzitutto un’agenzia corrispondente a Londra, dove è presente anche personale italiano, con la quale abbiamo da anni un rapporto di collaborazione e di reciproca esclusiva. In questo contesto l’agenzia di Londra fornisce anche un’assistenza per trovare un lavoro procurando dei contatti e dei colloqui/interview di lavoro, dando informazioni e supporto nell’espletamento di pratiche necessarie per poter lavorare, e fornendo più in generale quella formazione di base necessaria per potersi inserire nel mondo del lavoro londinese. Questa assistenza per il lavoro vale per tutto il tempo necessario ai ragazzi per rendersi autonomi anche se le opportunità lavorative alle quali si può accedere con l’aiuto della nostra agenzia corrispondente sono tutte mansioni semplici nell’ambito dei locali pubblici e del settore ristorativo-alberghiero, utili soprattutto nella prima fase di ambientamento in modo da “rompere il ghiaccio” mantenendosi almeno nelle spese irrinunciabili. Qualche occasione di lavoro più stabile ed interessante si può fornire a ragazzi che abbiamo una competenza in questi settori, soprattutto ragazzi giovani provenienti dalle scuole alberghiere italiane o comunque già dotati di una certa formazione ed esperienze professionale in questi ambiti.
Abbiamo poi anche dei corrispondenti in Irlanda, sia per vacanze studio, principalmente Swan Training Institute, un’ottima scuola di inglese situata nel cuore di Dublino, che in estate offre anche soggiorni studio per “junior” ma viceversa accoglie anche studenti over 30, sia per sistemazioni come ragazza “au-pair”, l’agenzia SK Dublin, che pensiamo di poter dire con una certa sicurezza che è la più nota economica e seria agenzia “au-pair” in Irlanda.
Quante sono le persone (soprattutto giovani) che ogni giorno vi contattano perché quello che vogliono è solo fare le valigie e partire? Ci può fornire qualche numero?
Nel 2014 l’Easy London ha avuto circa 700 iscrizioni, per l’80% si tratta di ragazzi che sono partiti per Londra.
Avete delle percentuali da fornirci su coloro che restano in UK rispetto a quelli che lasciano Londra per tornare a casa o per trasferirsi in altri Paesi?
È difficile fornire un dato dettagliato rispetto ai diversi periodi di permanenza però grosso modo si possono indicare queste percentuali: il 25/30% dei ragazzi partono con l’obbiettivo di un trasferimento definitivo, il 50% per un soggiorno fra i 3 ed i 6 mesi, il 20/25% per periodo brevi o comunque inferiori ai 3 mesi.
L’italiano a Londra, dopo il trasferimento, ha facilità nell’adattamento alla sua nuova casa? Solitamente, come si mantiene il soggiorno a Londra – città che ha notoriamente un elevato costo di vita?
Sicuramente l’impatto con la realtà di Londra è duro ed impegnativo e richiede forti motivazioni, spirito di adattamento ed un carattere già “solido”.
Nell’ambito lavorativo vi è sicuramente l’aspetto positivo della mentalità inglese informale e flessibile per cui un 18/20enne italiano che si presenti bene e che appaia motivato viene assunto senza problemi, almeno per un periodo di prova, quindi vi sono molto meno pregiudizi rispetto alla mentalità con cui spesso i ragazzi si scontrano in Italia quando cercano la loro prima occupazione. Detto questo vi è però poi molta competitività e quindi, in particolar modo all’inizio del rapporto di lavoro, si viene messi particolarmente sotto pressione per verificare le proprie capacità.
Altrettanta duttilità e capacità di adattamento vengono richieste per l’alloggio, dato che per mantenersi con uno stipendio iniziale di 220/270 sterline nette a settimana occorre vivere in un alloggio economico ed in condivisione ed è chiaro che il “salto” da casa propria ad un sistemazione in cui magari 2 bagni si condividono con 10/12 persone e la stanza con altri 2/3 ragazzi è impegnativo ed all’inizio per alcuni talvolta anche abbastanza traumatico. Queste difficoltà iniziali vengono però nella grande maggioranza dei casi dalla possibilità data da un contesto del genere fin dal momento dell’arrivo di conoscere altre persone, socializzare e sperimentare nuovi rapporti di amicizia.
Qual è il fattore decisivo che spinge molti a scegliere Londra piuttosto che un’altra destinazione?
Londra non è certo il pese dei balocchi. Lavorare 40/50 ore a settimana per pagarsi un ostello, l’esoso abbonamento ai mezzi pubblici e fare una spartana spesa settimanale, centellinando con i compagni di stanze le scarse risorse, non è certo una vacanza spensierata. Però Londra offre l’opportunità di mettersi in gioco, anche se è un gioco che richiede carattere e spirito di sacrificio, oltre ad una forte predisposizione alla socialità, ai rapporti umani ed al superamento di quella condizione di “autismo” che spesso caratterizza la vita dei giovani nella nostra realtà quotidiana.
Cosa manca all’Italia? Cosa spinge tutti quei giovani a partire per l’estero?
La differenza fondamentale con la realtà italiana, ed è l’aspetto di Londra che affascina e seduce ancora tanti ragazzi, è, secondo noi, proprio questa: la possibilità di mettersi alla prova e di costruirsi con entusiasmo, spirito combattivo e tanta fatica la propria strada. Al contrario l’impressione è che, al di là dei concreti problemi sociali ed occupazionali che pure esistono e non possono essere sottovalutati, la principale mancanza che i ragazzi soffrono in Italia è proprio quella dell’assenza di occasioni per poter esser presi sul serio e poter dimostrare le proprie capacità.
Concluderei dicendo che i ragazzi che si rivolgono ad Easy London smentiscono clamorosamente il cliché del ragazzo italiano pigro e bamboccione accreditato con insistenza in questi anni dalla retorica (pseudo)politica.