“Morto Max Pezzali“. Lui “Posso affermare quasi con assoluta certezza di essere vivo“. Questa l’ultima bufala circolata in rete il 5 luglio, propagandosi con la viralità d’obbligo quando la notizia è di quelle che scotta. Nel caso citato di verosimile c’era ben poco e da subito si è avvertito l’olezzo del falso. RomaNews24 riportava dettagli assurdi su un incidente in moto che avrebbe ucciso il musicista: una vecchietta di 93 anni a bordo di un CBR 1000 avrebbe causato l’incidente mentre Pezzali viaggiava alla velocità (impraticabile) di 430 Km orari sul raccordo anulare di Roma. Per arrestare il tam tam dell’aspra notizia il cantante è ricorso all’eco di Twitter, cinguettando in 140 caratteri:
Mi stanno chiamando in tanti riguardo a un mio presunto incidente in moto,ma posso affermare quasi con assoluta certezza di essere vivo!
— Max Pezzali (@MaxPezzali) 5 Luglio 2014
Il sito che ha lanciato la news spinosa non è nuovo ai meglio informati e smaliziati: RomaNews24 sforna quotidianamente bufale a caccia di “like”. A volte le notizie sono palesemente gonfiate, apparendo prepotentemente false, oscillando tra il comico e il grottesco. Talvolta, però, di comico si intravede ben poco tra le righe della penna che firma la bufala del giorno e il potere mediatico del web diffonde la notizia della morte di turno che diventa inarrestabile.
Ricordiamo la bufala sulla morte di Bono Vox, frontman degli U2, lanciata lo scorso 20 giugno. Un malore notturno sarebbe stato fatale per il cantante, trovato senza vita dalla moglie. L’articolo riportava anche i dettagli su giorno, ora e luogo dei funerali. Ancora, la stessa fonte riportava la notizia della morte di Sylvester Stallone in un incidente d’auto causato da una lambretta che avrebbe lasciato senza vita non solo l’attore, bensì altre ventinove persone coinvolte in un domino fatale.
Notizie che non informano, ma infangano: non solo RomaNews24 si macchia della colpa del cattivo gusto in rete. Nel 2010 si piangeva la morte di Lino Banfi, il Nonno Libero che per la gioia dei fan della serie tv “Un medico in famiglia” gode di ottima salute. Owen Wilson era stato dato vittima di un incidente su una pista da sci, in quel caso fu Twitter il canale del macabro scherzo. Ancora, Giorgio Armani, Dan Brown, Fidel Castro: volti noti dallo spettacolo alla politica stroncati per finzione.
Quante volte si è letto della morte di Paolo Villaggio? l’ultima comunicazione del decesso del Ragionier Fantozzi risale proprio al 17 giugno scorso, ma la frequenza con cui l’attore avrebbe lasciato questo mondo è alta e non si contano più i falsi lanci di agenzia. Anche l’Ansa talvolta è caduta nel tranello: testimonianza che nemmeno la verifica delle fonti giornalistica resiste alla tentazione di catturare visite e condivisioni in rete. Perché oggi si sa, il giornalismo lo fanno le visite e i like, non l’informazione, non la cronaca, non la critica.
Il giornalista di fronte alla bufala in rete può mitigarne i danni verificando i fatti, incrociando le fonti e rilanciando sul piatto del web comunicando la verità. Che poi diventa questa la nuova notizia e il “botta e risposta” tra i furbi maghi del sarcasmo e i giornalisti fedeli al codice deontologico manda in tilt Google News. Ma il lettore “normale”? L’utente simpatizzante del giornale o blog di turno che legge quelle 300 parole (non di più) che scottano come si difende dal falso? Non può. Rimane basito, talvolta addolorato, clicca “like”, shara su Facebook per dire ad amici o presunti tali “Hey, leggete qui cosa è successo!“, aumenta le visite del giornale incriminato e rimane vittima del gioco perverso: il cattivo gusto della notizia falsa a caccia di “like”.
E allora occorre chiedersi: è giusto non porre filtro a chi vomita sul web qualsiasi cosa abbia il potenziale di incrementare i suoi guadagni pubblicitari? E’ giusto non porre delle regole e sanzionare chi non osserva i principi – base – della corretta informazione?
Mentre troviamo una risposta all’interrogativo d’obbligo, i malcapitati personaggi dati per morti ma poi “risorti” se la ridono. Perché d’altronde si sa, scherzare sulla morte sarà di cattivo gusto, ma allunga la vita.
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