Calcio e banche: binomio molto pericoloso. Se dovessimo titolare un libro, potremmo tranquillamente usare queste parole per descrivere l’avvento dei vari istituti di credito nel mondo pallonaro. In Europa, si contano tanti esempi di questo “accordo” che, in alcuni casi, può portare al fallimento della banca interessata e al club in questione. Il Benfica, negli ultimi giorni, è stato “vittima” di questo sistema. Il glorioso club portoghese, infatti, causa scomparsa del Banco Espirito Santo, deve far fronte a debiti per quasi 200 milioni di euro. Il Bes, che garantiva 70 milioni di euro all’anno ai “rossi” di Portogallo, è stato spazzato via da uno scandalo, con la nascita del Novo Banco, un istituto di credito nazionalizzato che non assicurerà più ingenti somme di denaro. Così, per evitare il fallimento quasi certo, una delle più importanti squadre di Lisbona è stata costretta a cedere i suoi prezzi pregiati (Markovic, Oblak, Cardozo, Garay) con colpi di scena riguardo il calciomercato ancora possibili.

C’è da ricordare che lo stesso Benfica ha anche incassato ben 30 milioni di euro dalla vendita di alcuni ragazzi del vivaio, considerati dei futuri campioni. L’esempio appena descritto nel Paese lusitano, però, è solo l’ultimo, anche perché spesso la società che ha una banca dietro non può dormire sonni tranquilli. In Italia, fino a poco tempo fa, Unicredit controllava alcune azioni della Roma del presidente Pallotta che, per 33 milioni di euro ha acquistato tutte le quote della banca capitolina, facendo finire un’era quasi ventennale con i giallorossi protagonisti. Non solo la capitale comunque, in questa strana coppia, con il Siena, recentemente fallito anche per la difficile situazione del Monte dei Paschi di Siena. Dal “Belpaese” alla Spagna, terra di calore e corride. Lì, nella patria di Barcellona e Real Madrid, aiutate rispettivamente da Bancaja e Caja Madrid, poi assimiliate da Bankia, nelle quali militano i calciatori più importanti del pianeta con ingaggi faraonici.

Grazie ai due club, fondamentali in tal senso, ma anche per una discutibile scelta del colosso bancario che, in un modo o nell’altro, finanzia la campagna acquisti di “blaugrana” e “blancos”. Nonostante il grande fatturato, il merchandising a gonfie vele, senza l’aiuto di Bankia, che anni fa registrava un debito di circa 19 miliardi di euro, Barcellona e Real Madrid non potrebbero disporre di tanti campioni che fanno vincere un trofeo dopo l’altro, ma nella nazione iberica su questo argomento sembrano non sentirci. Tanto, meglio una Champions League che un calcio pulito. Ma fino a quando?

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