Gli esperti di marketing stiano tranquilli. Il calcio è ancora un gioco, almeno fino a quando si praticherà all’interno di uno stadio. Possibilmente pieno, perché i diritti televisivi sono una gran bella cosa e la globalizzazione anche, se ci permette di godere di partite come il Clasico. Ma le luci, i rumori, e gli odori dello stadio sono ancora un’altra cosa.
Ci siamo dimenticati gli affari di casa nostra domenica sera, e ci siamo dedicati alla partita forse più spettacolare degli ultimi 10 anni. Ronaldo contro Messi, solidità contro tiqui taqua, Castiglia contro Catalunya. Signore e signori: Real Madrid – Barcellona. Gol, spettacolo, giocate, qualche scorrettezza, polemiche e filosofia. Il meglio del calcio insomma. Comodamente in poltrona. Cosa chiedere di più? Apparentemente nulla.
Eppure al fischio finale abbiamo avuto tutti una strana sensazione. Quella di essere andati al cinema a godere lo spettacolo perfetto, la partita da Oscar. Che ha fatto il Milan? E la Juventus? Già, giocava anche la serie A. Mai, in 90 anni, il nostro campionato era stato così oscurato dai fatti degli altri.
Contingenze storiche: la Juventus che ha già vinto, la crisi apparentemente irreversibile di Milan e Inter (mai così male Milano) hanno portato orde di tifosi frustrati a seguire un altro campionato, seppur bellissimo. L’Inter ha perso in casa con l’Atalanta? Mi consolo con Messi. Balotelli fa le bizze? Per fortuna c’è Ronaldo. Cristiano, quello figo, con i capelli sempre in ordine. Bello pure per la televisione, come Piquet. In tutto questo c’è Pirlo, che segna, cuce calcio e decide le sorti della serie A e non solo. Ed è evidente che giochi sul canale sbagliato del digitale.
Il resto lo sappiamo. La crisi, gli stadi vuoti, lo spettacolo che non c’è. Tutto già detto. Poi arriva il martedì e ti rendi conto che forse il problema è altrove. E con esso la soluzione. La Roma vince al 90′ una partita stramba, che sembrava stregata. L’Olimpico esplode, Garcia corre ad abbracciare Florenzi. Non c’è nessuna coppa in palio, ma ai tifosi questo sembra non interessare. Meno che mai nella mia Bari. Squadra fallita, società fallita, squadra al quintultimo posto, record di spettatori in serie B. Ventimila: più di Palermo, capolista.
Nessuno, ieri, a Bari, avrebbe cambiato il proprio biglietto con quello del Camp Nou. C’è ancora qualcosa di tremendamente bello e inspiegabile nel calcio. Nell’andare allo stadio ad abbracciarsi, sentire freddo, stringersi, mettersi le mani nei capelli per un gol sbagliato. Non c’è tv o Clasico che tenga. Il futuro del calcio è ancora dentro gli stadi. È nella passione della gente. Nelle giocate sbagliate, nelle partite da zero a zero, nei gol al novantesimo.
A tutti i contropiedisti, come me.
Una valanga di passaggi, ore intere di possesso palla, grappoli di gol a squadre giustiziate senza pietà. Numeri su numeri su numeri. Il Barcellona è terribilmente noioso, ecco la verità, ecco il punto (Michel Dalai – contro il Tiqui Taca)
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