Il “calcio moderno” non piace a nessuno, nemmeno al più incallito sportivo del mondo che non ne può più di ammirare incontri in giorni improponibili. I tifosi italiani, sotto questo punto di vista, sono abituati alla grande, anche perché con l’ingresso della pay-tv il mondo pallonaro tricolore è cambiato come una pelle di un cittadino danese dopo un mese di stagione estiva nel Belpaese. Da quest’anno, specialmente in Lega Pro, diventata unica per volere del suo presidente Mario Macalli, gli incontri possono essere visti da venerdì a lunedì con vari turni infrasettimanali di tanto in tanto. Pensiamo, così, al tifoso che, nel mezzo dell’estate, abbandona spiaggia, mare e ombrellone per accaparrarsi il tanto agognato abbonamento valevole per gustarsi tutte le partite casalinghe della propria squadra del cuore.

Non abbiamo inserito il condizionale che, invece, andrebbe messo perché, per soldi e tutto ciò che ne deriva, può capitare di vedere un calendario falsato, con gare alle 11 di una domenica mattina o semplicemente alle 14.30 del sabato pomeriggio (ci sarebbero altri orari ma non ci pare il caso di continuare ndr). Immaginate, adesso, la maggior parte dei sostenitori che non può recarsi allo stadio per la partita dei propri beniamini perché impossibilitata a lasciare il proprio posto di lavoro. Hanno pagato profumatamente un ticket di tagliandi senza avere, tuttavia, la probabilità di sedere sugli spalti dello stadio e sentire l’odore acre dei fumogeni. Dove arriveremo di questo passo? Il calcio italiano, martoriato da problemi e con un segno meno riguardante gli spettatori, deve far fronte anche a questo grattacapo.

In Germania, Inghilterra e Spagna, citando i campionati europei più importanti, la percentuale di tifosi che si reca negli impianti sportivi supera, nella maggior parte dei casi, l’80%. E allora, perché i vertici federali, al posto di avvicinare la gente allo stadio, inventano un calcio cosiddetto “spezzatino” con annessi disagi? Tavecchio, neo presidente della Federcalcio, oltre alla valorizzazione del settore giovanile tricolore dovrebbe ovviare a questa grana. Ma si sa. I tifosi, in Italia, sono ormai considerati un numero, con il rispetto che vola via come una foglia in un pomeriggio autunnale.

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