“Pagare tutti ma pagare meno“. Era questa la ratio che aveva portato il Premier Renzi a introdurre il Canone Rai in formato 2.0 con la novità del canone ridotto e il relativo pagamento attraverso la bolletta elettrica con la Legge di Stabilità per il 2016.
Il motivo principale di questa rivoluzionaria idea del governo, è da imputare soprattutto alla lotta all’evasione e al conseguente maggior introito nelle casse dello Stato.
Secondo i dati Rai del 2014, infatti, sono 16,7 milioni gli italiani che pagano il canone, ma a pagare dovrebbero essere in teoria oltre sette milioni di famiglie in più. Pre riforma, gli incassi derivanti dall’abbonamento alla TV ammontavano a 1,9 miliardi all’anno, secondo le previsioni con la riforma l’incasso salirebbe a 2,4 miliardi di euro con un incremento quindi di 509 milioni in più rispetto ai dati attuali.
La riforma del Canone Rai introdotta da Renzi con la manovra finanziaria per il 2016 prevede, come detto, due importanti novità: la riduzione del canone a 100 euro per famiglia (dalle 113,50 del 2015), pagabili in 10 rate da 10 euro, e l’addebito dello stesso sulle bollette dell’energia elettrica che per il primo anno di applicazione, il 2016, vedrà il primo pagamento con la bolletta elettrica di luglio, per un importo di 60 euro relativo alle rate da gennaio a giugno, e successivamente le altre 4 rate da 10 euro. Dal 2017, invece, le rate si pagheranno con le bollette da gennaio ad ottobre.

Proprio l’addebito diretto del Canone Rai in bolletta ha generato non poche perplessità poiché la semplice intestazione di un’utenza domestica di energia elettrica diventa automaticamente una dichiarazione di possesso di un apparecchio televisivo e quindi di imposizione del canone. Già a ottobre 2015 il Codacons, una tra le maggiori associazioni dei consumatori, aveva aspramente criticato questo aspetto del “nuovo” Canone dichiarando lo stesso illegittimo, poiché in contrasto con il Regio decreto-legge del 21 febbraio 1938 n. 246, secondo il quale l’imposta si applica solo a chi possiede un apparecchio adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano.
Oggi infatti chi è intestatario di un’utenza elettrica è quindi automaticamente costretto a pagare il canone Rai, a meno che non predisponga e invii alla Agenzia delle Entrate una autocertificazione in cui si chiede l’esonero dal pagamento del canone. Il modello per l’autocertificazione è stato reso disponibile dall’Ufficio delle Entrate il 24 marzo 2016 con un relativo provvedimento dal titolo: “Definizione delle modalità e dei termini di presentazione della dichiarazione sostitutiva relativa al canone di abbonamento alla televisione per uso privato ai sensi dell’articolo 1, comma 153, lettera a), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e approvazione del relativo modello”.
L’autocertificazione ha però presentato una novità che ha creato caos e scompiglio tra i cittadini e tra gli intermediari chiamati a rispondere ai quesiti degli stessi. Infatti, oltre alla dichiarazione di non possesso della televisione, i cittadini dovranno inviare una autocertificazione quando in una famiglia ci sono due o più bollette della luce intestate a due persone differenti. In questo caso servirà comunicare che il canone è pagato già da un’altra persona, inserendo il codice fiscale della stessa.

L’invio della autocertificazione deve avvenire ogni anno e, per il 2016, deve essere inviato o entro il 30 aprile, se in via cartacea, o entro il 10 maggio se in via telematica per il primo semestre di questo anno e dal 1 maggio 2016 ed entro il 30 giugno, oppure in via telematica dall’11 maggio 2016 al 30 giugno per il secondo semestre (dal 2017 l’autocertificazione sarà unica). Tempi stretti, quindi, che porteranno la maggior parte dei cittadini a rinviare l’invio della comunicazione al 10 maggio, ma esclusivamente in via telematica. Ma a chi chiederà la maggior parte dei cittadini per l’invio delle autocertificazioni? La risposta è semplice: gli intermediari abilitati. Intermediari che però in quel periodo sono già presi dalle dichiarazioni dei redditi.
Nonostante si paventi una proroga, probabilmente al 15 maggio, differirebbe di poco l’attuale scadenza e non risolverebbe il problema per gli intermediari. Se il Canone in bolletta iniziava ad essere recepito, ora inizia nuovamente ad esser visto di cattivo occhio. Il caos tra i cittadini creatosi con le autocertificazioni, gli intermediari scontenti e, come è lecito aspettarsi, i probabili numerosi errori dovuti alle comunicazioni dall’Agenzia delle Entrate verso i gestori di energia elettrica causati dalla grossa mole di documentazione causa di confusione e ritardi riportano il canone in una cattiva luce.
In linea di principio l’idea di abbassare il canone e trovare un modo per imporre il pagamento del Canone, sostenendo in questo modo la lotta all’evasione, è una idea corretta da parte del Governo, ma riporre sui cittadini l’onere di dimostrare di non possedere apparecchi televisivi diventa un’arma a doppio taglio, tra l’altro comunicata con notevole ritardo e praticamente sotto scadenza. Bisogna correggere il tiro, trovare una soluzione. Magari migliorare il servizio pubblico televisivo potrebbe essere un motivo per invogliare tutti i cittadini a dotarsi di apparecchi televisivi e risolvere in questo modo il “problema autocertificazioni”.