Il “Caso Boschi” continua a riempire le prime pagine dei giornali; uno strano caso quello del Ministro del Governo Renzi nel quale è difficile stabilire responsabilità dirette, ma che comunque ha colpito in pieno lei e l’esecutivo dando nuovo slancio alla politica dei Partiti d’opposizione, riuscendo persino in parte a ricompattarli attorno alla fragilità creatasi in una situazione tanto scomoda quanto strana. Un clima pesante che condiziona l’operato della Boschi e degli altri Ministri, un tam tam di attacchi e difese, spesso a priori, che spostano l’attenzione dal vero problema (quello sì “un caso”), il dissesto finanziario e la gestione sbagliata che hanno costretto al salvataggio di quattro banche e che tengono tantissimi risparmiatori col fiato sospeso in attesa di notizie realistiche sul futuro del loro denaro.

Il “Caso Boschi”
Il provvedimento varato dal Governo il 23 novembre scorso salva CariFerrara, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e CariChieti creando 4 nuove banche, ripulendo i crediti che gli istituti non riescono più a recuperare e azzerando il valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate (con azionisti e obbligazionisti subordinati che perdono di fatto i loro soldi). Ad aggravare una situazione già tragica, la triste notizia di un pensionato di Civitavecchia che si è suicidato dopo avere scoperto di aver perduto tutti i risparmi. Ma cosa c’entra il Ministro Boschi con questo? O perlomeno perchè le sue responsabilità sono maggiori rispetto quelle degli altri membri dell’esecutivo?
Il padre Pierluigi, faceva parte del consiglio di amministrazione di Banca Etruria dal 2011, e dal 2014 ricopriva il ruolo di vicepresidente dell’istituto, ruolo decaduto in seguito al commissariamento del Governo. Nella banca inoltre lavorava anche il fratello della Boschi, Emanuele, e vi è tutt’ora impiegata anche la cognata.

Le accuse, da Saviano a Travaglio
Gli attacchi in seguito al clamore suscitato dapprima dalla notizia del decreto, in seguito dal provvedimento stesso, non si sono fatti attendere. Forse il più pesante, o perlomeno più incisivo, è stato quello dello scrittore Roberto Saviano che ha invitato il Ministro Boschi a dimettersi perchè protagonista a suo dire di un “problema politico enorme, dal quale un esponente di primissimo piano del governo del cambiamento non può sfuggire“. La replica del Partito Democratico non si è fatta attendere, ma le parole di Saviano hanno dato uno slancio non da poco alle opposizioni. Da Nichi Vendola che dà proprio a Saviano il merito di chiamare in causa il Governo sul conflitto d’interessi, a parte di Forza Italia che definisce improbabile l’accontentarsi di semplici rassicurazioni arrivate da altri membri dell’Esecutivo.
Responsabilità effettive o meno in poche ore la Boschi è stata al centro di un attacco difficile da digerire, e i cui toni spesso hanno travalicato il semplice (e giusto) discutere di politica. Non ultimi certi titoli di giornale che hanno visto protagonista il Ministro e il giornalista Marco Travaglio, “accusato” da una parte di essere ossessionato dalla bella democratica perchè innamorato, dall’altra appoggiato in pieno tra talk televisivi ed editoriali giornalistici, e preso come simbolo di una battaglia dai contorni incerti. Scene spesso evitabilissime e che di sicuro non giovano nè alla discussione nè all’effettiva risoluzione pratica dei problemi dei tanti risparmiatori coinvolti, ma che invece alimentano solo un teatrino politico.

Ma è davvero conflitto d’interessi?
Il Governo ha provato a mettere una pezza al problema a prescindere dalle polemiche legate al Ministro; le banche salvate dal fallimento sono quattro, i risparmiatori giustamente protestano, il decreto intanto salva i lavoratori e migliaia di correntisti. Nel frattempo l’occasione è quella di ripescare in prima pagina anche i problemi giudiziari del padre di Renzi, Tiziano, di mescolare i due casi, e di creare uno stato di confusione che ha come unico risultato quello di scatenare ulteriormente sentimenti di antipolitica.
Emblematica una discussione avuta durante “Tagadà”, talk pomeridiano condotto da Tiziana Panella, e che ha visto protagonisti qualche giorno fa lo stesso Marco Travaglio e l’ex esponente di Scelta Civica, oggi renziano e democratico, Andrea Romano. La posizione del giornalista de “Il Fatto Quotidiano” era la solita, conflitto di interessi ed invito al Ministro Boschi di rispondere del caso e di non nascondersi dietro la scusa di non partecipare ai Consigli dei Ministri quando si discute di queste tematiche. Dall’altro Romano che lo invita a specificare di cosa sia colpevole la Boschi, quale sia nel concreto il capo d’accusa nei suoi confronti. Travaglio risponde che “non c’è alcuna responsabilità sul piano penale“, ma che “il clima sorto attorno a questo caso è pesante“.
Il clima appunto; può bastare un clima pesante per determinare le dimissioni di un Ministro? Probabilmente sì, basti pensare al caso Cancellieri e ai famosi “due pesi e due misure” tirati in ballo dall’ex Premier Enrico Letta. Basterebbe certo, ma presupporrebbe due fattori non trascurabili. Il primo quello della responsabilità che non sarebbe più individuale ma “tasferibile” (in questo caso dal padre alla figlia), l’altro quello di un’etica storpiata dall’antipolitica che distorce la lucidità nel ragionare, tanto più su un caso importante come questo.