L’abbiamo vista nei panni di Giada in Una Pallottola nel Cuore 2, al fianco di un immenso Gigi Proietti e una coppia femminile affiatata, Paola Minaccioni e Francesca Inaudi. La vedremo nel terzo atto di Braccialetti Rossi per un attesissimo ritorno nella fiction TV Rai previsto per il prossimo autunno. Cecilia Dazzi, dopo due anni di fermo per quella bellissima esperienza che è il diventare madre, è tornata in TV calandosi in personaggi impegnati, a partire da quello che sta raccontando in queste settimane nelle lunghe riprese triestine che la vedranno prossimamente in La Porta Rossa, per la regia di Carmine Elia e la sceneggiatura di Carlo Lucarelli.

Lontani i tempi de I ragazzi del muretto, che l’ha introdotta nello spettacolo italiano, Cecilia tra Cinema, Teatro e TV ha disegnato un percorso attoriale che oggi la vede matura e versatile, tra un ruolo brillante ed uno lividoso, così come ha definito il personaggio di Giada con cui l’abbiamo salutata lo scorso martedì su Rai1.
L’abbiamo raggiunta in intervista per raccontarla un po’ e scoprirne i progetti in divenire.

Hai interpretato una tossicodipendente, Giada, in Una pallottola nel cuore 2 appena conclusosi. Stai girando La Porta Rossa (ex La verità di Anna). Il personaggio non è meno impegnativo, ce lo racconti?

Eleonora Pavesi è una donna che ha rinunciato a tutto, pure alla figlia. È forte, dura, desertica dal punto di vista sentimentale, ma giù nel profondo ha ancora un pezzo di brace che potrebbe ritrasformarsi in fuoco.

Le riprese di questo poliziesco finiranno a Luglio e state girando a Trieste con Carmine Elia, regista de La Dama Velata e Don Matteo. Quando andrà in onda e cosa contraddistingue questo prodotto della fiction TV italiana dagli altri? Quali i suoi punti di forza, a tuo avviso?

Andrà in onda il prossimo anno; finiamo di girare a Luglio. Carmine Elia è un regista trainante in questa serie. Rispetto a quelle precedenti ci sono più lividi; è un’indagine in cui tutti sono sospettati. È scritta da Carlo Lucarelli.

Carlo Lucarelli. Una firma del giallo che è una garanzia?

Lucarelli ha la capacità di renderti parte della storia passo dopo passo, con naturalezza, e non ne puoi uscire finché non l’ha deciso lui.

Questo progetto si incentra anche sul soprannaturale. Che rapporto hai con questa dimensione? Ti spaventa, ti incuriosisce, ti fa sorridere, cos’altro?

Non ha mai avuto prove tangibili del soprannaturale. Da piccola ci speravo molto, nel buono naturalmente, il male non lo prendo neanche in considerazione. Da sempre affascina gli uomini, la letteratura, il cinema. Chissà.

Credits: Per gentile concessione dell'ufficio stampa
Credits: Per gentile concessione dell’ufficio stampa

Personaggi impegnati. Una maggiore sfida attoriale che è poi soddisfazione, immagino. Come cambia il lavoro di preparazione che sostieni nel dover interpretare un personaggio ‘duro’ rispetto ad un ruolo leggero? Come cambia Cecilia nell’approcciare due tipi di personaggio diametralmente opposti?

La cucina è sempre quella, ma cambiano gli ingredienti. Per un personaggio leggero ora userei un’insalatiera bella: ci metterei frutta fresca, foglie di menta, lime, miele, pezzi di nocciole tostate, un pizzico di peperoncino e gelato alla crema. Invece questo mio personaggio in La Porta Rossa lo definirei un brasato. Eleonora ha sofferto tanto, a stento sta in piedi, non sa come rapportarsi con gli altri. Con la figlia, che è una parte di sé negata, è disarcionata. Ma torniamo al brasato: lo stracotto sta nel pensiero, nella concentrazione del sapore che cuocendo a lungo diventa più’ intenso. Quando preparo un personaggio diventa una presenza che paragono continuamente al presente. Trovo spunti soprattutto dal testo, ma anche la realtà quotidiana te ne può dare: anche il gesto di uno sconosciuto per strada è luce, e l’incontro con il regista, gli altri attori con cui lavori, con la troupe e il set portano alla magia del risultato.

Sei più a tuo agio nelle vesti drammatiche o brillanti?

Domandona! Ti piace di più il giorno o la notte? vuoi più bene a mamma o papà? Ti piace di più il salato o il dolce? non so rispondere con costanza a queste domande. È curioso come vieni vista dagli altri: è proprio ‘Uno, nessuno, centomila’. L’importante per me è innamorarmi del personaggio, anche se è brutto e cattivo. Oggi va bene così, l’importante è l’intesa con il regista. Il resto viene da solo.

Braccialetti Rossi 3, un ritorno tanto atteso dai fan previsto per l’autunno. A cosa si deve il grande successo di questo prodotto della fiction Rai?

Giacomo Campiotti ha composto un cast che spacca i cuori, le storie sono storie che bene o male ognuno di noi – tra parenti e amici – ha vissuto. Braccialetti rossi racconta della forza, della paura, del dolore, della speranza che traboccano nei reparti degli ospedali dove si combatte come al fronte per la vita o la morte. Lo fa partendo dai ragazzi, ma poi spazia. Ha vinto la sfida perché di solito nessuno vuole parlare o vedere cose che girano intorno a questi argomenti.

Tra i grandi attori italiani, c’è un modello femminile a cui ti ispiri?

Giancarlo Giannini mi ha consigliato di prendere spunto e ispirazione dagli attori dell’altro sesso. Non c’entra niente, ma per me Totò è irraggiungibile. Quindi come modello femminile sarebbe lui in Totò Truffa 62. Parrucca cotonata e vestito fiorito: mi chiami Lola, anzi Lolita. Adoro quando morde la collana. Che dici è abbastanza sexy?

Credits: Rai
Credits: Rai

Hai avuto una pausa di tre anni dal lavoro e dal mondo dello spettacolo per una bellissima gioia, l’arrivo di due gemelli. La pausa per la carriera di un attore è un limite o nel tuo caso è stata rigenerante? Ti senti rinnovata dopo due anni di fermo e, se sì, in che modo ti senti cambiata?

I figli stravolgono tutto, portano vita e moto perpetuo in ogni fibra. Ora sono più giocoliera, riesco a fare tre cose contemporaneamente. Poi ho imparato a staccare da tutto per concentrarmi al momento dovuto. I figli tolgono le frontiere, espandono la percezione, insegnano a guardare con purezza i giorni.

E lo spettacolo in due anni lo trovi diverso?

Lo spettacolo è indefinibile: cambia e resta uguale da sempre, siamo noi che cambiamo.

In passato hai lavorato in più di una pellicola inglese. La tua internazionalizzazione artistica: un sogno che insegui o una parentesi chiusa? E quale contesto internazionale varrebbe per te un salto attoriale oltre confine?

Ogni lavoro dà qualcosa, gli inglesi sono estremamente precisi, sul set non si improvvisa, non si cambiano le battute. I film stranieri ogni tanto arrivano e quando capita è un piacere saltare a bordo.

Cecilia Dazzi è lontana dal gossip. Quanto ritieni che la qualità artistica di un attore – ma di un artista in generale – tragga giovamento dal preservare la propria sfera privata dai riflettori? Quanto, al contrario, ritieni che il gossip avvantaggi talvolta un artista e in quale caso?

L’attore è un mezzo: meno lo conosci meglio è. Deve rimanere il mistero da qualche parte; sono i personaggi che vanno svelati completamente.

Il tuo primo maggio sarà in mezzo alla folla. Cosa porterai al concertone del primo maggio domani?

Con altri cinque attori, insieme a Massimo Nunzi che dirigerà, leggeremo Mamma Roma addio di Remo Remotti, attore e poeta purtroppo scomparso da poco. E’ un testo che frusta con amore questa Capitale che affascina e brucia da sempre. Sarà incredibile stare con così tanta gente in piazza. Il Primo maggio mi è sempre piaciuta come giornata. Come attrice con alti e bassi lavorativi mi fa pensare a quanto sei fortunato se lavori o a quanto devi spingere il carretto per migliorarti e ottenere parti sempre più belle.

Domani Cecilia Dazzi chi vorrebbe essere?

Mi trovo bene nelle mie scarpe. Posso correre con i bambini come viaggiare per lavoro o stare con il mio uomo a lume di candela. Per ora queste scarpe non le cambio.

Grazie a Cecilia Dazzi da Il Giornale Digitale