Cosa ci fa un ex rugbista in cucina? Una rivoluzione. Gabriele Rubini, meglio noto come Chef Rubio, la cucina l’ha riscoperta. Non la contemplazione del piatto come se fosse un’opera d’arte, ma la degustazione passionale di un cibo che è sostanza prima che forma. Gabriele questo lo sa e lo dichiara a gran voce girando l’Italia alla ricerca delle tradizioni gastronomiche locali. In Unti e Bisunti, alla sua seconda edizione su DMAX, canale 52 del digitale terrestre, Gabriele esalta lo street food italiano, e non solo, sfoggiando i contrasti di un’immagine – la sua – dal baffetto dandy-style ma il tattoo aggressivo, che addenta il cibo più vario in grado di sprigionare gusto alla sola vista. Potrebbe non conquistare spettatori e – soprattutto – spettatrici? Gabriele la cucina ce l’ha nel sangue: la ama, non la insegna. E con un fare a tratti erotico, a tratti “folkloristico”, è il Re della gastronomia italiana: molto gourmand e per nulla snob.
In un’intervista telefonica rilasciata per noi in esclusiva, Chef Rubio si rivela e confessa alcuni aspetti di sé che sono in pochi a conoscere.
Gabriele, lo scorso 14 maggio si è concluso il progetto Charitystars per DynamoCamp. In cosa è consistito e qual è stato il tuo contributo?
Chef Rubio: “Ho proposto di mettere all’asta la prima copia autografata del mio libro-diario “Unti e Bisunti” dove racconto lo street food italiano. Inoltre, ho messo in palio la mia divisa da Chef, per invitare le persone a mettere le mani in cucina per sé e le persone che si amano, vivendo la cucina come un atto d’amore. Lo scopo è stato raccogliere fondi a sostegno di DynamoCamp (in provincia di Pistoia) e dei bambini affetti da patologie oncoematologiche, diabetiche e neurologiche. Mi sono trovato molto bene con questo gruppo. Nella prima edizione, l’anno scorso, abbiamo messo in palio uno show-cooking e abbiamo raccolto 42.000 euro. Di iniziative come questa ce ne dovrebbero essere tante. Mi piacerebbe partecipare ancora”.
Con “Unti e Bisunti” proponi uno show che esalta street food e folklore locale. Ti senti tu stesso un po’ Chef ‘folkloristico’?
Chef Rubio: “Non sono nemmeno uno Chef. Mi sono autoproclamato Chef, ma per gioco. Sono lo Chef di me stesso. La strada per me è ancora lunga per assegnarmi un termine così alto. Ci sono tanti Chef, di cui spesso si sconosce il nome, che fanno un ottimo lavoro oltre a noi che siamo più noti perché in TV. Lo prendo come un complimento, però. […] Sicuramente per la mia valorizzazione della tradizione italiana sì, mi sento anche folkloristico e sono contento di aver contribuito a far conoscere posti e tradizioni nostrane ignorate. Spero possa essere d’esempio – oltre per chi guarda – per i miei colleghi, perché possano ricordare le origini da cui proveniamo.”
A gennaio è uscito il tuo libro “La dieta mediterranea”. Come si concilia la sana alimentazione con lo street food che porti in TV. Qualcuno potrebbe leggere un controsenso.
Chef Rubio: “Chi pensa questo dovrebbe studiare un po’ di più la materia di cui si riempie la bocca. La dieta mediterranea è un metodo che non priva di nulla. Invita a stare attenti alle quantità di zuccheri e grassi assunti. Lo street food è totalmente allineato alla dieta mediterranea: con un pasto rispetti i suoi principi”.
Ad aprile è uscito anche un fumetto ispirato a te – The Food Fighter – dove tra una scazzottata e un’altra racconti anche le ricette dei piatti che preferisci. Che effetto ti fa vederti ritratto in una graphic novel?
Chef Rubio: “Mi fa sorridere, non lo avrei mai pensato. Mi sento lusingato. Pensavo queste cose accadessero per persone veramente famose. Il fatto che abbiano chiamato me, beh, mi fa strano”.
Cucina vegana e street food. Data la nuova tendenza a ridurre il consumo di cibi grassi e contenenti proteine animali, quale soluzione per vegani e vegetariani ritieni golosa e fattibile nella formula street food?
Chef Rubio: “Lo street food vegano o vegetariano è già presente. Lo street food va scoperto. Dove non esiste occorre che ci sia. Non va inteso come il chioschetto che propone una cosa dell’ultimo minuto in giro. Non sono d’accordo con questo. Per cavalcare l’onda dello street food alcuni si improvvisano, ma non hanno nulla a che vedere con la tradizione locale e lo street food, invece, deve rappresentarla e rispettarla. Per me se uno che vende per strada ha qualcosa da raccontare io mangio, altrimenti non mi interessa quello che offre. Penso che il 90% dei vegani o vegetariani segua una moda, non un credo fatto di conoscenza della cucina”.
Lo street food più buono dove lo hai mangiato?
Chef Rubio: “In ogni città c’è qualcosa di fantastico. Basta prendere la bicicletta, fare due passi, e si trova qualcosa di speciale. Ogni volta che vado via da un posto dico ‘questa è la cosa più buona che abbia mai mangiato’. Poi arrivo in un’altra città e dico la stessa cosa. Allora, o non sono credibile io, o il cibo fa impazzire in tutti i posti. Il cibo è buono ovunque, ma se contestualizzato. Va apprezzato nella cultura che rappresenta, con le mani che lo hanno generato, nel posto che lo ha generato”.
Ex rugbista, ora volto televisivo e Chef amatissimo. Com’è nata la tua passione per la cucina e qual è il primo piatto che hai preparato?
Chef Rubio: “Sono arrivato alla cucina per necessità. I miei lavoravano tutto il giorno e io quando tornavo da scuola dovevo prepararmi da mangiare. Credo che la curiosità di passare dal riscaldare qualcosa di già pronto a farmelo da solo ha fatto sì che il passo verso la cucina è stato breve. Ho iniziato con una pastaccia, una pasta scotta, incollata, che tirando su con la forchetta è venuta via tutta in blocco”.
Quale il piatto che ti riesce peggio?
Chef Rubio: “Quello che non ho mai fatto, perché mi incute un po’ di timore. Anche se poi svanisce appena lo studio e inizio a conoscerne il gusto”.
Si può dire che mangiare è come fare l’amore? Quali emozioni ci sono in comune tra questi due irrinunciabili piaceri della vita?
Chef Rubio: “Sicuramente hanno in comune la schiettezza. La purezza dell’intento che ti avvicina al cibo o al sesso. Sono necessità primarie che vengono saziate con la voracità dei primi morsi, anche se poi ti godi quello che viene dopo sia che si tratti del pane a tavola, sia che si tratti dell’amore”.
Pensi ci sia il rischio che troppi show televisivi dedicati alla cucina possano stancare? Quale sarebbe la soluzione appropriata?
Chef Rubio: “Penso che occorre andare più spesso a mangiare fuori nei ristoranti e guardare meno show di cucina in TV. Così le persone riprendono a fare quello che facevano prima. La cucina in TV c’è sempre stata, certo meno di adesso. Prima o poi andrà scemando questo interesse. Spero che quanto prima si inizi a conoscere e capire che alcuni cibi che vengono osannati, in realtà cibo non sono”.
Se ti proponessero di vestire i panni del giudice in uno di questi show, che giudice sarebbe Gabriele Rubini?
Chef Rubio: “Se mi consentissero di esprimere quello che per me è la cucina, sarei sicuramente complice e non giudice dei concorrenti del talent. Mi piacerebbe alleviare il loro spauracchio – laddove esiste – con una pacca sulla spalla, facendo capire in maniera ironica se c’è stato un errore, senza farli restar male”.
Cracco, Barbieri, Cannavacciuolo: chi di loro sfideresti in cucina e con che ricetta?
Chef Rubio: “Io non sfido nessuno, magari li sfiderei a go-kart, ma non in cucina”.
C’è un volto della TV con cui ti piacerebbe fare coppia in cucina?
Chef Rubio: “Mi piacerebbe cucinare con qualche attore che stimo, per esempio Valerio Mastandrea, Elio Germano o Vinicio Marchioni”.
Se non avessi fatto lo Chef – oltre al passato da rugbista – oggi cosa faresti?
Chef Rubio: “Sarei uno psicologo criminale, un criminologo. Penso che avrei completato gli studi per studiare la mente umana, studiare i serial killer, una cosa che mi affascina molto”.
Allora sorge spontanea una domanda: ti ci vedresti a impersonare il cattivo in una serie TV? Se sì, quale vorresti interpretare?
Chef Rubio: “Mi ha sempre fatto ridere la Saponificatrice di Correggio, una che ti invitava a prendere un thè o un caffè e poi ci faceva un sapone con te. Negli anni ’20 o ’30 in Italia se ne parlò molto. Ecco, cambiando le mia fattezze, interpreterei lei”.
Lasciamo i nostri lettori con una ricetta per uno street food veloce firmata Chef Rubio?
Chef Rubio: “Non ho ricette mie da consigliare. Ogni ricetta è una reinterpretazione di ciò che è stato fatto già anni prima da altri. Preferisco consigliare un buon street food da mangiare. Magari le polpette di bollito, tipiche del Centro-Sud, con cui si fa un bollito di carne mista, lo si frulla fino a renderlo quasi filamentoso, si mette insieme a uovo, capperi, acciughe, sale e pepe. Preparata la pallina, la si passa nel pangrattato e si frigge. Questo mi sembra uno sfizio goloso che si potrebbe riproporre in più pizzerie”.
[Credits photo – Gentile concessione di Gabriele Rubini]