E la chiamano estate, nonostante la pioggia. Nonostante la crisi, le spiagge vuote, le pizzerie con troppi posto liberi la sera. La chiamano estate, ma non può essere estate se l’Inter gioca già contro il Real Madrid e il Milan contro il Manchester City. E il Napoli affronta in tournée il Paok Salonicco e il Barcellona, perché no, proprio non si può aspettare più per gustarsi lo spettacolo. Lo spettatore deve divertirsi sempre e comunque: finito il campionato, ecco i Mondiali. Finiti i Mondiali, ecco le prime amichevoli di lusso. C’è troppo calcio in questa estate, parliamone.
Le nostre squadre vanno in America: c’è bisogno di introiti dagli sponsor, di vendere maglie, di presentare i giocatori. Gli allenamenti? La preparazione? Optional. E via con le brutte figure, con il Milan che prende 4 gol in venti minuti. Un tempo le prime amichevoli si giocavano contro il Pizzighettone, con rispetto parlando. Sulla Gazzetta dello Sport potevi seguire tutti i risultati, e imparare a memoria le formazioni B. Si lanciavano dei giovani, oggi è un rischio persino farli giocare a luglio. Gli sponsor decidono e ci hanno persino tolto il gusto di scoprire qualche talento interessante.
La verità è che non sappiamo più attendere, e non solo con il calcio. Vogliamo tutto e subito, spettacoli preconfezionati che non prendono in considerazione una parte fondamentale di questo sport: la preparazione. Vogliamo entrare nei ritiri, dopo che siamo entrati negli spogliatoi, scoprire i campioni, che campioni non sono più. Perché ormai non scelgono l’Italia, e appena possono scappano, perché la felicità (la loro) non abita più qui ma in Francia, in Germania, in Spagna e in Inghilterra.
Quando ero piccolo David Platt lasciava l’Aston Villa per venire a giocare a Bari e Gallego preferiva l’Udinese al Real Madrid. Lo stesso fece Martin Vasquez quando approdò al Toro. Tanto per fare tre esempi, ma erano altre estati, altri giocatori, altre serate. Le nostre vacanze duravano di più e si aspettava l’inverno per vedere la propria squadra giocare contro il Barcellona. Nel frattempo ci si preparava correndo e sbuffando, salendo i gradoni con un mister che ti seguiva in bicicletta. Respirando aria buona di montagna e giocando a temperature sostenibili per prevenire gli infortuni durante la stagione.
Vogliamo fare gli americani e poi abbiamo società che sostengono la candidatura di un sepolcro imbiancato, un Tavecchio che non sarà razzista, non sarà maschilista ma è sicuramente inadeguato per rappresentarci a livello internazionale. Uno che per diventare Presidente della FIGC doveva solo stare zitto e invece è riuscito a dire due minchiate colossali nelle due occasioni in cui ha parlato. E non credo che lo salverà il fatto di averlo fatto in estate, quando l’attenzione mediatica dovrebbe essere più bassa. Sempre se possiamo definirla estate, questa estate con troppo calcio e poca preparazione.
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