Ho visto la progressione di Immobile, e la convinzione con la quale il suo allenatore, il bravissimo Klopp sembra dire alla panchina, ai suoi collaboratori: avete visto? È per questo che l’ho scelto. Sarà stata la nazionale a fargli bene, o la vicinanza di un altro bomber, Simone Zaza, ma ieri si è capito perché il Borussia Dortmund ha investito tutti quei soldi su Ciro il grande. Lui li ripagherà, statene certi, anche se ambientarsi a Dortmund dopo che sei cresciuto a Napoli e hai giocato tra Torino e Pescara non è facile per niente.

Ma i nostri giovani hanno la valigia pronta. Sanno che andare all’estero, per loro, è una grande opportunità non solo economica. Lo sa Marco Verratti che ha firmato con il PSG fino al 2019, lo sa Salvatore Sirigu che in Francia è diventato uno dei portieri più importanti d’Europa, lo sa persino Mario Balotelli che ieri, pur non giocando una partita sontuosa, ha sbloccato il risultato e si è presentato ai suoi tifosi che l’hanno accolto, udite udite, con versi sheakspeariani “non ho nulla da dichiarare tranne il mio genio“.
Voto 10, a loro.

Lo sa sopratutto Conte che ha capito il valore di queste esperienze per i suoi giocatori. Un tempo neanche troppo lontano andare a giocare all’estero voleva dire sparire dalla circolazione, rischiare di finire fuori dal giro della nazionale. Oggi significa invece fare un’esperienza importante, conoscere altri tipi di calcio, completarsi. Il Cerci visto ieri con l’Atletico, assist a parte, è un giocatore lontano parente dal fenomeno che spadroneggiava nel Toro. Ma è un ragazzo che, nel giro, di qualche mese, sotto le mani sapienti di Simeone, può completarsi. Intanto Ventura ci pensa e li rimpiange: quest’anno per il suo Toro sarà dura fare a meno di due fenomeni così.

E chissà che i prossimi ad andare all’estero non possano essere Gabbiadini e Zaza. Non si tratta più di capire se c’è spazio o meno: si tratta di capire qual è, per loro, la migliore opportunità. Forse è lontano da qui. Ma non facciamone un dramma. Questa nuova dimensione del nostro calcio potrebbe privare il nostro campionato di grandi giocatori e ottimi bomber, ma rinforzerà sicuramente la nostra nazionale e farà maturare questi ragazzi, facendoli diventare uomini. Non avevamo tanti attaccanti di valore da vent’anni, minimo. Dai tempi di Vialli e Schillaci. Tanti attaccanti così bravi a vedere la porta, intendo.

Centravanti di peso, con la faccia cattiva. Nove veri, bomber di razza, in campo prima ancora che fuori. Balotelli compreso. E chissà che grazie a queste esperienze all’estero, chiamarsi bomber non torni ad avere motivi strettamente calcistici. Ne avremmo davvero bisogno. Intanto ci divertiamo con le progressioni di Immobile e la potenza di Mario. A proposito di bomber (veri): mi chiedo come mai uno come Mancosu, 26 gol in serie B l’anno passato, giochi ancora a Trapani, con tutto il rispetto per la bella realtà siciliana (dove gioca anche un altro talento, Nadarevic). Il suo inizio di campionato non ha fatto altro che ribadire i miei dubbi. Uno così, in serie A, va almeno in doppia cifra. I nostri osservatori se ne accorgeranno quando è troppo tardi.

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