Quando nel Maggio del 2013 il Napoli aveva ingaggiato Rafa Benitez per sostituire il partente Walter Mazzarri sembrava essere un inequivocabile salto di qualità. Lasciava la panchina partenopea un ottimo allenatore, con un passato in provincia, per essere sostituito da un vincente del calcio europeo. Ma il calcio non è scienza esatta. E soprattutto nel calcio i bilanci arrivano inesorabili, puntuali. A volte arrivano presto, altre volte con più calma. Per Rafa Benitez dopo due anni di Napoli è già tempo di bilanci, per un ciclo che, per sua stessa ammissione, si è concluso. Forse con qualche giorno di anticipo, perché se già sappiamo che Benitez l’anno prossimo sarà sulla panchina del Real Madrid, non sappiamo ancora quale sarà la posizione del Napoli alla fine di questo campionato. E tra il terzo e il quarto posto balla la possibilità di prendere parte alla prossima Champions League e i conseguenti benefici economici e d’immagine che ne verranno fuori.
Finisce così, dopo una primavera nella quale Benitez sfogliava la margherita per decidere se rinnovare o meno. L’ultimo petalo ha deciso che avrebbe dovuto andare altrove. Giudicare ad ora l’esperienza di Rafa Benitez sulla panchina del Napoli non è facile. Innanzitutto perché manca quel tassello fondamentale del finale di stagione. L’ultima giornata di Serie A, e lo scontro diretto in casa contro la Lazio, stabilirà il piazzamento finale. È la linea sottile tra una stagione con gli obiettivi minimi raggiunti e un fallimento su tutti i fronti, o quasi. Benitez a Napoli si è confermato un tecnico vincente. E forse non è stato alla società, ma soprattutto non è bastato alla piazza, che aveva altri sogni e altre ambizioni quando Don Rafaè sedette per la prima volta su quella panchina. De Laurentiis in sede di presentazione gli disse che non avrebbe rimpianto Anfield e probabilmente è davvero stato così. Si conferma vincente e lascia dopo aver portato a Napoli due trofei in due anni. La Coppa Italia della scorsa stagione, vinta in finale contro la Fiorentina nella notte della tragica morte di Ciro Esposito, e la Supercoppa vinta a Doha nello scorso Dicembre contro la Juventus. E alla luce del cammino che di lì ha intrapreso la Juve di Allegri oggi forse questo trofeo vinto ai rigori al termine di una partita spettacolare vale doppio.
Ma Benitez ci aveva abituati. È uno che ha sempre vinto. Dovunque. Ma è anche uno che non ama le cose facili, e che non riesce in queste. Tanti i punti lasciati per strada, sia nello scorso campionato che in questo. E qualche rimpianto. Soprattutto rimpianti europei, che ribadiscono come il Napoli non ha fatto in Europa quel salto di qualità che invece era lecito attendersi visti curriculum e caratura del tecnico spagnolo. La Champions 2013-2014 è una favola dal finale triste. 12 punti nel girone non bastarono per passare il turno, e la differenza reti (e la sorte) tirarono fuori il Napoli da una manifestazione che stava vivendo come un sogno ad occhi aperti. I due rimpianti veri sono il preliminare dello scorso Agosto perso contro l’Athletic Bilbao, una squadra forte ma comunque alla portata, e soprattutto l’eliminazione contro il Dnipro alle semifinali di Europa League di questa stagione. In quella competizione che Benitez aveva vinto con il Chelsea prima di salutare Stamford Bridge. Ma l’impresa non è riuscita a Napoli. E il tecnico lascia una panchina sulla quale non è mai stato comodissimo.
Lo fa al termine di una stagione che lo ha visto spesso litigare con alcuni giornalisti, spesso nervoso e svuotato. Benitez lascia con qualche rimpianto, e due trofei in più nel proprio palmares, che può anche non piacere ma lui sa come si vince. Lascia con il dubbio di come sarebbe stato se fosse andato tutto nel verso giusto. E con una domanda alla quale ancora non sappiamo trovare una risposta: ci mancherà?