Si dice che: “chiusa una porta si apre un portone”. E spesso, è così. Certi “No” possono realmente cambiarti la vita, e in meglio. Un po’ come è successo a Claudia Megrè. Esclusa dalle Nuove Proposte di Sanremo 2015, ha catturato l’attenzione degli spettatori con una canzone, Tatuami, scelta per lo spot di Coconuda, che ci ha accompagnato durante le pause pubblicitarie della kermesse musicale. Un refrain, “Tutto di te, tatuami tutto di te”, diventato un tormentone sui social network, ma soprattutto una gran bella rivincita per la cantautrice napoletana, subito balzata in cima alle classifica dei brani più venduti su iTunes e in quella delle 30 canzoni italiane più trasmesse dalle radio. Ma Claudia Megré – il cognome d’arte si ispira a Megrez, una stella dell’Orsa Maggiore – non è certo una neofita del panorama musicale. Alle spalle studi al conservatorio e una lunga gavetta che negli anni scorsi l’ha vista protagonista di esibizioni in giro per il mondo, un album intitolato “Da Domani”, prestigiose collaborazioni, fino alla partecipazione a The Voice of Italy 2014. Un’ avventura, quella al talent di Rai 2, proseguita nel team Pelù solo fino al primo live, ma che le ha ugualmente aperto una strada nel mondo della musica, che Claudia si appresta ora a percorrere con un nuovo progetto discografico, scritto con tutta la passione, l’umiltà e la grinta che l’ha contraddistinta anche durante la nostra piacevole chiacchierata. Ecco la sua intervista per Il Giornale Digitale.
Il tormentone di Sanremo quest’anno non è arrivato dal palco. Il tuo brano Tatuami ha fatto da colonna sonora allo spot Coconuda, rubando la scena a molti artisti al Festival. Una bella rivincita vista l’esclusione dalle Nuove Proposte?
Purtroppo “Tatuami” non è riuscita ad arrivare nemmeno tra le prime 60 canzoni in graduatoria. Quando vedi che un tuo brano non viene preso in una selezione così importante è molto demoralizzante, ma poi inaspettatamente è arrivata quest’altra opportunità grazie allo stilista Fabio Coconuda che ha creduto in questo pezzo e ha voluto firmare questa nuova campagna pubblicitaria con me. Il classico esempio di vita che “chiusa una porta si apre un portone”.
Un successo forse anche maggiore rispetto a quello che avresti ottenuto partecipando alla gara, anche grazie alla spinta dei social network.
Non so come sarebbe andata se avessi partecipato. Sicuramente è stata una bella alternativa e una grandissima opportunità datami dal brand che dopo Anna Tatangelo, una cantante che ha firmato tanti successi, ha investito su di me che sono un esordiente. È stato anche molto bello vedere come Tatuami entrasse nelle case delle persone e come poi è stato accolto e apprezzato dal popolo del web. Non me l’aspettavo, ma questo mi ha fatto capire come oggi giorno nella musica sia importante la qualità, essere veri e scrivere sempre musica di livello, perché poi le persone ti premiano e ti inondano, come nel mio caso, di stima e di affetto. E i social mi hanno permesso di entrare in contatto, anche se virtuale, con le tantissime persone che hanno amato questa canzone.
Darai seguito al singolo con un progetto discografico?
Sì. Al singolo di Tatuami seguirà un album con la produzione artistica di Nicolò Fragile e la produzione esecutiva di Dino Manna per l’etichetta Med Music Corporate. È il mio primo vero album, di cui ho scritto i testi e composto le musiche a quattro mani con Giuseppe Di Tella, mio fedele compagno musicale in questo percorso durato un anno e mezzo. Non c’è già una data precisa di uscita, che dovrebbe essere comunque prima dell’estate, ma posso già dirvi che conterrà una versione spagnola di Tatuami e un featuring con importante cantautore italiano, Edoardo Bennato.
Avremo modo di vederti live?
Aprirò alcune date del nuovo tour dei Tiromancino e proprio in questi giorni stiamo programmando e chiudendo alcune serate mie che mi porteranno in giro per tutta l’Italia.
Parliamo un po’ di te. Come ti sei avvicinata al mondo della musica e qual è stato il tuo percorso finora?
Avevo cinque anni quando mi sono avvicinata alla musica prendendo lezioni di pianoforte da una vicina di casa. Ero piccola e i tasti allora mi sembravano immensi. Negli anni poi oltre al pianoforte, ho iniziato a prendere confidenza con la chitarra, studiandola un po’ da autodidatta e un po’ con dei maestri. A dieci anni già scrivevo canzoni e di lì a poco, a quattordici anni, facevo live con le mie prime band delle scuole e portavo i miei inediti in giro nei concorsi. È stata una gavetta iniziata molto presto e proseguita con tour all’estero, festival musicali, come Castrocaro nel 2005, opening act dei concerti di Bennato, Tiromancino, Matia Bazar e Masini, e poi alcune collaborazioni con Tony Maiello, che ha vinto Sanremo giovani nel 2010, e Gué Pequeno dei Club Dogo due anni fa, in “Chi non si arrende”, che ha raggiunto oltre il milione e mezzo di visualizzazioni su YouTube. Insomma un grande percorso che mi ha portato poi l’anno scorso a The Voice of Italy.
Che esperienza è stata quella di The Voice?
The Voice non è stato né un punto di arrivo né un punto di partenza ma un banco di prova, una bellissima esperienza a cui sono molto legata. Ho attraversato tutte le fasi del programma dai casting, alle blind ai live, e sono molto contenta di come è andata. Pur essendo un format che non mi ha permesso di fare i miei pezzi, il mio coach Piero Pelù ha sempre esaltato il fatto che io fossi una cantautrice. Poi da lì si è aperto un percorso fortunato, sono stata chiamata a Domenica In per partecipare al format musicale “Ancora Volare” e dopo mi si è aperta anche un’esperienza a Rai Radio 2, quattro puntate per due settimane nel programma Radio Social Club condotto da Luca Barbarossa, Neri Marcorè e Andrea Perroni.
Quando hai iniziato ti ci immaginavi in questa vita da artista? E com’è essere musicista oggi?
La mia vita nasce come quella di una bambina molto serena in una famiglia unita che poi all’improvviso si è divisa. Da allora ho dovuto vedermela tutta da sola. Sono stata messa a dura prova, ho vissuto momenti belli ma anche brutti che mi hanno formato, rendendomi una persona seria, educata, con un cuore sensibile, un forte senso morale e una grande determinazione perché mi devo guadagnare tutto da sola, anche nello studio. Ero a un passo dalla laurea in Giurisprudenza quando ho deciso di iscrivermi al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli perché voglio fare della musica il centro focale del mio universo, quindi per me era importante dare a questa passione un decoro con un titolo di studio. Soprattutto perché vengo da una famiglia semplice e non ho santi in paradiso. Oggi è tutto molto più complicato, non solo nella mia professione, e l’unica arma vincente che abbiamo per distinguerci per meriti propri è la preparazione. Comunque non credevo fosse così difficile. Ho avuto tante porte in faccia, poi tante opportunità ma dopo una gavetta pesante ma allo stesso tempo felice perché, forse, è proprio tutta questa inquietudine, tutti questi ostacoli, che mi permettono di essere quella che sono oggi: una cantautrice.
Scrivi sia musica che testi delle tue canzoni. Qual è il motore di ispirazione di Claudia Megrè?
L’ispirazione arriva nei momenti più insoliti, non ti avvisa, ma quando arriva hai già la melodia in testa. È tutto molto strano, indefinibile, quando non c’è la cerchi, quando non la cerchi c’è. Quando mi siedo con la mia chitarra riesco quasi sempre a scrivere qualcosa perché si ha sempre una sorta di valigia interiore da svuotare però, generalmente scrivo sempre dopo grandi dispiaceri, non nell’immediato ma solo quando sono più consapevole di averlo metabolizzato.

Quali sono i dischi e gli artisti che ti hanno influenzato di più nella tua vita?
Ho ascoltato moltissima musica di band internazionali e cantautrici americane. La maggiore ispirazione mi è venuta dai Beatles, un gruppo che è una risorsa dell’umanità e anche per tutta l’evoluzione degli altri generi musicali. Ma ho ascoltato anche Led Zepelin, Rolling Stones, Tracy Chapman, Suzanne Vega, Radiohead e i Pink Floyd a cui sono molto legata, non a caso ho portato “Wish you were here” alle Blind di The Voice, che ho cantato pensando a mio padre. Ma ho ascoltato anche tanta canzone d’autore del panorama italiano: Battisti, Dalla, De Andrè, De Gregori, Edoardo Bennato, che per me è un onore avere nel mio album perché Edoardo ha fatto cantare intere generazioni con pezzi ancora oggi attuali. Ecco, lui e Federico Zampaglione per me sono degli esempi di grandi autori da seguire. Poi con Federico c’è amicizia e grande stima, per me è un po’ una guida in questo momento. Comunque in generale sono sempre molto attenta alla musica d’autore italiana perché essendo una cantautrice sono molto più stimolata dall’ascoltare chi la musica la crea rispetto a chi la interpreta soltanto.
Sembra che oggi, forse anche per via dei talent, ci siano troppi interpreti e pochissimi autori con la A maiuscola.
Non credo che dipenda solo dai talent show. Diciamo piuttosto che oggi giorno nel mercato italiano ci sono meno cantautori in generale. Ma io credo in un ritorno del cantautorato, perché la musica d’autore italiana è un fiore all’occhiello della musica mondiale che ha generato brani che sono poesie irripetibili. Che poi il cantautorato non è per forza musica di nicchia, ci sono dei cantautori geniali che vendono milioni di dischi con le loro canzoni, penso a Tiziano Ferro e Jovanotti, ad esempio.

Tu sei napoletana, quanto ha influito la tua terra d’origine nel tuo percorso artistico?
Penso che abbia influito al 90% di quella che sono oggi. Napoli è una città particolare, unica in tutto il mondo. Per quanto a volte sia additata in senso negativo, in realtà ha una grande predisposizione all’arte, alla cultura, vedi Troisi, Totò, Pino Daniele. E poi c’è questa filosofia tutta partenopea, con questa vena positiva di fondo, “Adda passà ‘a nuttata” (“Deve passare la nottata”, n.d.r.) come si dice, che mi ha aiutato tantissimo a reagire nella vita.
Un desiderio da realizzare con la musica?
Spero di poter fare sempre musica nuova e anche di riuscire a guadagnare qualcosa per poter vivere bene ma anche per aiutare le persone che non vivono bene, specialmente i bambini. Non è un luogo comune. Purtroppo la vita ti mette in certe situazioni che ti fanno comprendere meglio la sofferenza delle persone, specialmente i bambini che sono anime indifese che spesso vivono in contesti disagiati. Nel mio piccolo quando posso cerco sempre di aiutare, ho fatto qualche concerto devolvendo il ricavato in beneficenza agli ospedali pediatrici e di recente ho preso parte, insieme al rapper Lucariello, a un progetto musicale con le scuole napoletane e l’istituto penitenziario minorile di Nisida.
[Credit Cover: Claudia Megré/Facebook]