Militante politico, giornalista, letterato, ambientalista. Luis Sepúlveda non è semplicemente uno scrittore. Si tratta di un personaggio a tutto tondo che fin dalla giovinezza si è battuto per la libertà del suo Paese, il Cile, ma anche per comprendere quale fosse la forma di governo più adatta ai paesi del Sudamerica, lacerati da dittature politiche e militari.
Gli anni vissuti nel suo Paese natale furono duri a causa dell’instaurata dittatura di Pinochet nel 1973; vide morire in quel colpo di Stato il Presidente Allende della cui guardia personale faceva parte e lui stesso passò molto tempo sotto le torture del carcere fino a che Amnesty Internetional non fece pressione per la sua liberazione.
Gli anni Ottanta lo videro stabilirsi in Europa, prima ad Amburgo in Germania, poi in Francia dove prese la cittadinanza. Il suo spirito avventuriero però certamente non sparì tanto che nel 1982 partì su una nave di Greenpeace e fece parte dell’equipaggio fino al 1987 quando si attivò come agitatore dell’organizzazione ambientale. Solo nel 1989 tornerà in Cile mentre dal 1996 vive in Spagna. Parla correttamente spagnolo, inglese, italiano e francese ma conosce abbastanza bene anche il tedesco.
Il suo amore e la sua ammirazione per l’Europa è stata negli anni ricambiato; i suoi libri infatti sono dei veri successi degli ultimi anni, fin dal lontano 1989 quando apparve per la prima volta in Spagna il suo primo romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” il quale arrivo in Italia solo nel 1993. Tra i suoi libri più famosi si contano “Il mondo alla fine del mondo” (1989), “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (1996), il racconto breve “Diario di un killer sentimentale” (1996) e “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” (2012).
Oggi Sepúlveda compie 65 anni, ha vissuto buona parte delle tragedie del Sudamerica e le combattute non solo con le armi, quando necessario, ma soprattutto con la mente e la creatività, con la sua capacità di raccontare favole moderne in un mondo in cui nemmeno i bambini sono più tali da credere nel lieto fine.
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