Era allo stadio per tifare la sua squadra, il Belgio, durante gli ottavi di finale contro gli Stati Uniti. Axelle Despiegelaere, 17 anni, mai avrebbe immaginato che il suo volto sarebbe stato immortalato in uno scatto, destinato in poche ore a fare il giro del mondo.
Tutto corre veloce sul web e la foto del suo sorriso è stata notata dall’Oreal che immediatamente l’ha contattata per un contratto da modella.
Lo stupore ha lasciato il posto alla felicità per la giovane studentessa belga, divenuta famosa per la sua bellezza.
Ma si sa, in epoca social mai dormire sonni tranquilli. E così dopo sole 24 ore, il suo sogno di gloria si è frantumato, ironia della sorte, proprio a causa di una foto che la stessa Axelle aveva postato sul suo profilo facebook.

L’immagine la ritrae durante un safari in Africa con un fucile in spalla, seduta accanto a una gazzella morta.
Lo status recita: “Hunting is not a matter of life or death. It’s much more important than that…this what about 1 year ago…ready to hunt americans today

Cacciare non è una questione di vita o morte.È molto più importante di questo… Accadeva un anno fa… oggi sono pronta per cacciare gli americani“.

Credits photo repubblica.it
Credits photo repubblica.it

Immediate le proteste degli animalisti e degli affezionati dell’Oreal: il sostegno nei confronti della ragazza si è trasformato in uno sdegno che ha avuto subito il suo effetto. L’azienda ha fatto sapere attraverso un suo portavoce che “il contratto con la ragazza era creato ad hoc per una collaborazione indirizzata ai social media, e che adesso può considerarsi già concluso“.

Poche parole e i quindici minuti di celebrità sono diventati un incubo per Axelle. A nulla sono valse le scuse e la precisazione su quello che ha definito solo uno scherzo. La giovane è stata costretta a chiudere il proprio profilo.
Pochi giorni e ritornerà alla sua vita di sempre.

Un click e addio alla carriera

Non è la prima volta che i social si rivelano un vero e proprio boomerang. Lo scorso dicembre una responsabile delle pubbliche relazioni di una grande società americana prima di imbarcarsi in un volo per il Sudafrica scrisse un tweet razzista che faceva riferimento all’AIDS.
Going to Africa. Hope I don’t get Aids. Just kidding. I’m white!“.
Sto andando in Africa. Spero di non prendere l’AIDS. Sto scherzando. Sono bianca!

Con i social network ricordati che sei in vetrina

Un tweet che non passò innosservato soprattutto dai datori di lavoro della donna. In un duro comunicato oltre a prendere le distanze l’azienda rese noto il proprio disappunto. Anche in quel caso, il licenziamento era dietro l’angolo.

Ma ce ne sono tante di situazioni in cui a causa di una parola fuori luogo, un commento irrispettoso o ancora una foto non adeguata postata sui social network si viene prontamente licenziati.
Un addio forzato che viene poi raccontato in un sito, Facebook Fired, nato in America proprio per dare sfogo a quanti si ritrovano disoccupati a causa dei social.

Da un avvocato cacciato dallo studio dopo aver caricato su Instagram una foto di un cliente in biancheria intima, o ancora a chi su twitter ha dato sfogo a un pensiero poco carino nei confronti di un collega. C’è chi viene cacciato da una scuola perchè scoperta la sua seconda identità social: quella di una ragazza di sedici anni.
Non c’è scampo, insomma.

Riflettere, prima di postare

Tutto è amplificato sui social e un qualsiasi commento lascia il segno. È l’altra faccia della medaglia: si è in vetrina e allora bisogna essere sì autentici, ma facendo attenzione anche all’abito.
E allora ecco qualche utile consiglio per tutelarsi.

1) A cosa stai pensando? chiede Facebook. Ecco, prima di condividere status, foto, video bisogna pensare. Contare fino a dieci e chiedersi se quel contenuto possa essere offensivo nei confronti di qualcuno o comunque poco opportuno. Si tratta di un commento che capirebbero solo gli amici? E allora è giusto usare i filtri per la privacy o ancora meglio le liste di contatti. Da cui escludere magari il proprio capo, se si tratta ad esempio di uno sfogo sulla giornata di lavoro.

2) Like e commenti. Tutto quello che seguiamo, pagine e gruppi sono visibili. Per cui, una passione un po’ strana magari meglio tenersela per sè.

3) Tag e geolocalizzazione. Essere taggati in una foto che ci immortala in una festa può non essere un’ottima idea se quel giorno un immenso mal di testa ci ha impedito di andare a lavoro.

Si tratta di buon senso, in fondo. Rispetto, opportunità, stile. In una parola educazione.
Come nella vita reale, anche sui social bisogna seguire delle regole.
Con una differenza: i social non fanno sconti e per una seconda possibilità potrebbe non esserci spazio.

[Fonte Photo Cover: sky.it]