Non prendiamoci in giro, quelli che stiamo attraversando non sono momenti facili: c’è una grande crisi economica, tanta disoccupazione e le prospettive per i giovani in questo paese sono quantomai ridotte all’osso. Non è semplice navigare sicuri con un mare di insidie che attanagliano la vita quotidiana: la spesa da fare al risparmio, la benzina per fare il pieno alla macchina (e, si spera, non per darsi fuoco), le rate del mutuo o della macchina.

In questi giorni di elezioni però avremmo dovuto riflettere su molte cose: vale di più qualcuno che si sta impegnando per far avere qualche soldo a tutte le persone in difficoltà oppure un gruppo di persone che puntano solo a smontare quello che si sta facendo? È in questo quadro che Lega Nord e Movimento 5stelle hanno sviluppato una maniera davvero subdola di fare politica, quella del contro, quella per cui io non ti dico cosa voglio fare ma ti dico solo quello che non mi va bene nel programma dei miei avversari.

La Lega Nord era nata con l’utopico fine di rendere la parte settentrionale del Paese uno stato indipendente a tutti gli effetti, creando con gli anni il mito di un nord iper produttivo e culla di tutto ciò che c’è di buono in Italia. Campanilismo? Forse si, ma sicuramente non è solo la passione e il fervore per gli ideali che spinge i vertici di partito, in Italia particolarmente. Anni dopo è nato dalla mente di Beppe Grillo, comico genovese, il MoVimento 5Stelle, partito di protesta che decide di non collocarsi in una precisa fazione politica ma di scagliarsi contro chiunque non si metta dalla sua parte.

Le elezioni europee di domenica hanno ritratto un quadro molto interessante per quanto riguarda questi due schieramenti: il movimento è ufficialmente il secondo partito del Paese mentre la Lega supera abbondantemente lo sbarramento al 4% e raccoglie consensi ben oltre i confini del Po. Noi italiani spesso ci troviamo ad essere stuzzicati da idee utopiche, siamo un popolo di sognatori, e spesso quando ci troviamo a dover scegliere nella cabina elettorale perdiamo la capacità di rimanere coi piedi per terra e ci lanciamo verso prospettive dorate dimenticando cosa c’è fuori da quel metro quadro dove stiamo votando.

L’amara verità è che in Italia si fa presto a puntare alla pancia del paese, fare puro populismo è la cosa più facile del mondo, e di questa pratica elettorale questi due “non partiti” hanno fatto la loro strategia elettorale. Si fa presto a dire che il proprio partito vuole eliminare la mafia, che è sempre stata collusa con la politica, ma si fa anche troppo presto ad omettere che, essendo la mafia uno dei problemi più radicati nel nostro paese, non si può debellare con uno schiocco di dita e non si può sputare sul lavoro che qualcuno ha iniziato a fare, magari con mille difficoltà, in mezzo ad una politica effettivamente corrotta.

Facendo un giro a Milano invece si potrà notare come davvero non esistano più persone milanesi al 100%. I leghisti duri e crudi si trovano solo tra gli anziani del capoluogo e nelle valli bergamasche, e sono probabilmente gli unici che credono ancora nei terroni incivili e nel supernord, ma di sicuro non costituiscono il 6% dell’elettorato italiano. La realtà è che parlandoci, molti di quelli che si dichiarano leghisti accamperanno motivazioni raffazzonate come:

Perchè a Napoli non mettono il casco in moto e se io non lo metto a Milano mi ritirano la patente? Stesso paese, stesse leggi!

E questa purtroppo non è una frase tipo, la si sente fin troppe volte e schiude la terribile strategia di partiti come la Lega e, anche se trasversalmente, il MoVimento. Il trucco è fare campagna elettorale distruggendo qualcosa e non proponendo delle soluzioni. Il sud è pieno di risorse e di tesori artistici magnifici, ma tanto in motorino non mettono il casco quindi è più comodo fare la secessione piuttosto che far cambiare qualcosa sulle strade meridionali. In Italia la politica degli ultimi anni è stata deludente? Ma si, mandiamo tutti a casa senza guardare chi ci ha messo la faccia per cambiare qualcosa. È come dire che se in una fabbrica un gruppo di operai che lavora meno degli altri, l’unica soluzione è quella di licenziare tutti.

Fare la politica della distruzione è semplice, ma il catastrofismo e il giustizialismo non possono essere portati avanti per troppo tempo, prima o poi l’elettorato si accorge dell’inconsistenza dei principi propugnati da questi partiti. In Italia molti pensano che per conquistare la gente basti far leva sui desideri più semplici , e in molti casi è davvero così; ma non lasciarsi trascinare da false promesse e frasi fatte è davvero una scelta coraggiosa, è la voglia di cambiare di questo paese. Molti in Italia dicono che cambieranno tutto senza poi cambiare niente, forse ragionando più seriamente da elettori fermeremo questi mezzucci per ottenere voti troveremo una via di uscita, perché dalla crisi non si può cambiare canale.