Prima di essere calciatori, bisogna essere uomini. Ma non uomini così, quelli con la U maiuscola che si fanno rispettare dopo una scelta strana che può causare critiche da parte dell’opinione pubblica. Di tutto questo il giovanissimo Simone Scuffet se n’è bellamente fregato, pensando e ripensando alla sua vita, al suo presente. Il futuro estremo difensore della Nazionale italiana ha, infatti, chiuso cortesemente la porta all’Atletico Madrid, mica alla compagine che partecipa al torneo di Subbuteo nella saletta del bar di paese. Ha detto no al milioncino di euro che i biancorossi e vice campioni d’Europa offrivano come ingaggio, dimostrando grande attaccamento alla maglia friulana. Per lui, che l’Udinese ce l’ha nel sangue, non deve essere stato facile dire “Guardi gentile mister Simeone, per adesso non me la sento, amo la mia squadra e i tifosi”. Insomma, anche a 18 anni si conoscono persone con i cosiddetti attributi, quelli mancati all’Italia nel Mondiale brasiliano.

Quella è, comunque, un’altra storia, adesso abbiamo di fronte uno dei prospetti più forti a livello mondiale e, anche il calcio italiano dovrà cercare, a tutti i costi, il modo per non farselo scappare. Dal canto suo, Scuffet ha spiegato i motivi della sua scelta, ammettendo che società, procuratore e genitori sono stati di grande aiuto. “Ho pensato molto all’offerta degli spagnoli, ma sono convinto che in questo momento l’Udinese rappresenti il posto migliore per formarmi professionalmente”. Decisione sua dunque, anche perché il prossimo anno Simone dovrà conseguire il diploma da ragioniere perché l’istruzione è fondamentale anche per papà Fabrizio e mamma Donatella. E allora, tanti saluti ai soldi, e concentrazione per la prossima stagione che, quasi sicuramente, sarà quella della consacrazione.

Con la maglia dell’Udinese ancora indosso, con quella maglia che per un friulano equivale a come vincere la Coppa del Mondo, con quella maglia che l’ha lanciato nel calcio che conta. Il denaro può attendere, l’Atletico Madrid anche, ma gli studi no. In un calcio ricco di ipocrisia, di calciatori “spacconi”, Scuffet rappresenta una goccia che, ci auguriamo, può diventare fondamentale in un mare sempre più “inquinato”. Ma non chiamatelo eroe, si è comportato come un ragazzo con la testa sulle spalle, che conosce il significato dell’umiltà.

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