Il vero capolavoro del 1986, probabilmente, è quello di uscire vivo da un anno quantomeno complicato.
Il 26 aprile, a 100 km da Kiev, avviene l’incidente termonucleare più famoso della storia dell’uomo: sebbene la centrale si trovasse nella contigua Pripjat’, il termine Černobyl’ da quel giorno divenne tristemente inconfondibile e osservare le foto odierne della città fantasma rimane impressionante.
In Italia invece, lo Stato decide di fare sul serio con Cosa Nostra, istituendo a Palermo un maxi-processo che farà storia: tuttavia scorrerà ancora tanto altro sangue, in una guerra che oggi rimane invisibile. Nel frattempo, il 22enne Eros Ramazzotti trionfa a Sanremo con Adesso tu, Madonna scala le classifiche di mezzo mondo con Papa don’t preach e il fumettista Tiziano Sclavi crea il suo capolavoro, Dylan Dog. Nel 1986 si apre anche un ciclo: il 20 febbraio Silvio Berlusconi, il più influente imprenditore italiano del dopoguerra, corona uno dei suoi sogni e acquista il Milan, che renderà nel giro di pochi anni la squadra più forte del mondo.
Si dimostra in quel 1986 attore più forte del mondo Paul Newman, che impreziosisce con una performance da fuoriclasse Il colore dei soldi di Martin Scorsese: alla cerimonia degli Oscar ’87, tuttavia, Newman non si presenterà, mandando a ritirare la statuetta Robert E. Wise. Stanco, il protagonista de Lo spaccone, delle sette nomination precedenti senza vittoria. Così come non era apparso entusiasta, Paul, proprio durante la cerimonia del 1986, non presente al Dorothy Chandler Pavilion con tutti gli altri ma in collegamento proprio dal set de Il colore dei soldi.

Rimanendo sul film di Scorsese, ideale sequel di quello di Rossen con lo spaccone Newman del ’61, Il colore dei soldi è il battesimo del fuoco di un 24enne dal viso fresco e attraente chiamato Thomas Cruise Mapother IV, e che il mondo conoscerà semplicemente come Tom Cruise. Che diviene uno degli archetipi hollywoodiani dei decenni a venire già da quell’anno, perché oltre al duetto con Newman, il giovane di Syracuse gira il film che lo catapulta immediatamente nel mito: Top Gun. Il film, firmato da Tony Scott e sostenuto oltreché da Cruise dalla presenza di altri sex-symbol dell’epoca (da Kelly McGillis a Val Kilmer), è un innegabile cult, anche per la colonna sonora eseguita dai Berlin, Take my breath away, che procura l’Oscar al nostro Giorgio Moroder (insieme a Tom Whitlock). Nello stesso anno esce la cover italiana interpretata da Cristiano Malgioglio, intitolata Toglimi il respiro: avrà fortuna differente.
Altra soundtrack memorabile di quell’anno è quella che Ennio Morricone (e chi sennò?) firma per Mission, dramma in costume di Roland Joffé con Robert De Niro e Jeremy Irons: sempre alla categoria dramma in costume, ma di genere specifico differente e di qualità superiore, è Camera con vista di James Ivory, adattamento di classe sopraffina del romanzo di E. M. Forster, ambientato a Firenze. I due drammi fanno parte del quartetto, completato dall’alleniano Hannah e le sue sorelle e Figli di un Dio minore, che contende inutilmente l’Oscar come miglior film a Platoon, grido antimilitarista di Oliver Stone, (con un magnifico Tom Berenger), bissato tre anni più tardi da Nato il 4 luglio (con il sempre più lanciato Tom Cruise).

C’è anche il lato non-drama del 1986 ed è quello forse per cui – cinematograficamente – lo ricordiamo davvero: la valanga di cult appartenenti alla commedia o al fantasy. Una perfetta commistione di tali generi è rappresentata da Grosso guaio a Chinatown, uno dei capolavori di John Carpenter. La tecnologia a metà anni ’80 è ancora quella che è, ma film come Labyrinth, Navigator e La piccola bottega degli orrori sono comunque piccole adorabili perle. Così come adorabile in tutto e per tutto, dal cast alla colonna sonora, è Stand by me – Ricordo di un’estate, indimenticabile parabola sull’amicizia: impossibile ancora oggi guardarlo senza commuoversi, per la magia che si instaura tra i quattro protagonisti, e per il volto di River Phoenix. Il James Dean degli anni ’90 morirà nell’ottobre del ’93, a soli 23 anni. Lo stesso giorno di Federico Fellini.
Stiamo dimenticando una cosa, però: l’Italia. Francamente non sarebbe un anno memorabile per la produzione nostrana, se non fosse per l’esordio, forse il migliore italiano di sempre insieme a quelli di Visconti e Fellini: è quello del 30enne siciliano Giuseppe Tornatore, che con Il camorrista sceglie una tematica ancora intricatissima, prendendo spunto dall’ascesa del boss Raffaele Cutolo. Appena tre anni dopo Tornatore vincerà l’Oscar con Nuovo cinema Paradiso, entrando in un club estremamente esclusivo.