Per chi scrive in un blog o giornale online il tempo è molto più tiranno di quanto possa esserlo per i colleghi della carta stampata. Chi almeno una volta abbia provato a cimentarsi nello scrivere un pezzo per poi condividerlo pubblicamente, sa quanto sia fondamentale essere originali, ma quando si è a corto di idee e fantasia, beh è allora che l’unica cosa possibile da fare è anticipare gli altri.
Un gioco, potrebbe sembrare questo, se gli interessi in campo non fossero di tipo economico, se non ci si mettessero di mezzo pubblicità, sponsor, inserzioni; 1000 click in più o in meno in un articolo per segnare la differenza tra una totale disfatta e un successo inaspettato. Ma a quale prezzo?
Si fa un gran parlare di giustizialismo, di mancanza di garanzie di diritto. Non si è in realtà così lontani nel dire una cosa del genere, perché si sa che sbattere il “mostro” in prima pagina in anticipo rispetto alla concorrenza è un bel risultato.
Poco importa se la persona interessata abbia ricevuto solo un avviso di garanzia, se debba mostrare la sua innocenza davanti a tre gradi di giustizia, se poi sarà scagionata. Intanto si mette una bella foto e un bel titolo ad effetto e la si fa passare per colpevole, poi mal che vada a scusarsi ( sempre se lo si fa ) c’è tempo dopo.
Se da un lato in politica questo può anche essere lecito, perché la trasparenza del personaggio con un incarico pubblico dovrebbe essere fissata anche se non soprattutto su paletti morali ed etici di comportamento, per cui un atteggiamento poco elegante in qualsiasi caso può giustamente essere ripreso, dall’altro quando si entra nella sfera personale di una persona normale bisognerebbe pensarci due volte prima di emettere sentenze nel foro pubblico del web.
E poi ci sono gli sciacalli, quelli che danno per morto un individuo prima del tempo, quelli che devono arrivare per primi a fare le condoglianze pubbliche alla famiglia del malcapitato famoso o meno che sia, e che pretendono di conoscere la fine di un individuo prima ancora dei cari che gli stanno accanto.
Una corsa, una corsa continua e pazza contro il tempo che contagia sempre più giornalisti o aspiranti tali, e che sembra diventata talmente tanto consuetudine da non scandalizzarsi più di tanto.
Ciro Esposito è morto…
Così titolavano l’altro giorno tutte le maggiori testate nazionali sul web. Poco importava che nessuna agenzia ne avesse data ancora la conferma, ed importava ancora meno sentire le parole dei dottori e dei familiari accanto al capezzale del ragazzo.
Poco dopo la smentita dei familiari e allora i titoli all’improvviso diventati:
Ciro Esposito è “clinicamente morto”
Ma ancora qualche cosa non quadrava. C’è voluta una dichiarazione dell’avvocato per smentire l’accaduto, per spiegare che il tifoso napoletano era ancora vivo, che era in coma ma troppi giornali hanno voluto fare lo scoop del giorno anticipandogli la morte.
Ed il titolo, in tutti i giornali si è trasformato improvvisamente in:
Ciro Esposito è “in coma irreversibile”
Il ragazzo, purtroppo non ce l’ha fatta alla fine, ma perché dover dare la notizia 24 ore prima?
Ma la colpa non è di chi scrive, o perlomeno non solo. Una società che pretende di essere informata all’istante 24 ore su 24, spinge chi fa questo mestiere sull’orlo di una crisi di nervi. Non c’è tempo di accertarsi delle fonti, non c’è spazio per rivedere bene ciò che si sta scrivendo. Intanto si sbatte in prima pagina il pezzo, con buona pace di chi si appella alle deontologia giornalistica.
La gente legge e si informa mai come prima, ma al tempo stesso non regge la lettura di un articolo che superi un tot di righe ( probabilmente compreso questo ), e allora via a titoli ad effetto, pezzi più corti di un lancio di agenzia, e un’infinita galleria di immagini per non fare sbadigliare il lettore.
![[ Credits photo: dreamstime.com ]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2014/06/igd_b36817e51bf2d048e2d44b2b210444f6.jpg)
E poi c’è l’ultima trovata sul web: quella di scrivere una parte di titolo shock per spingere il lettore a cliccare su un link, che magari porta ad un altro link ancora che poi forse porta ad una notizia ( quando va bene ) o molto più probabilmente a qualcos’altro, ma tanto, ormai l’incauto ha cliccato col mouse su quelle pagine portando le visite richieste.
![[ Credits photo: www.tempi.it ]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2014/06/igd_bef8d0f8fd90e68a85e5716443427c5f.png)
No non è più tempo per fare giornalismo, o perlomeno giornalismo come si deve. La corsa alla notizia ha ucciso la qualità, sperando, che non uccida presto anche il giornalismo.
[ Credits foto in evidenza: agendageek.it ]