Non ho visto la partita di ieri del Chelsea, ma mi hanno detto che Mourinho ha avuto molta fortuna. Che novità, ho pensato. Non sarà la stessa fortuna che permise al suo Porto di pareggiare al novantesimo contro il Manchester United e iniziare la cavalcata verso la conquista della Champions? Era il 2004, esattamente 10 anni fa. O quella fortuna che gli ha consentito di uscire indenne dal Camp Nou, pur giocando in 10, in una semifinale epica dell’Inter a Barcellona? Ancora, sarà simile alla fortuna che lo ha preso per mano, a Kiev, una notte gelida di novembre, con uno Snejider in calzamaglia e un Milito zoppo, quattro attaccanti a cercare di ribaltare l’impossibile? L’Inter che avrebbe alzato la coppa, ad una giornata dalla fine dei giorni eliminatori, era fuori dai giochi.
Non si chiama fortuna, si chiama culo, ha detto Mou, impavido, ai microfoni di Sky. Lui può dirlo, lui sa di avere illustri predecessori. Una volta era famoso quello di Sacchi. Il suo ciclo non sarebbe mai iniziato se una coltre fittissima di nebbia non si fosse palesata su Belgrado, mentre il Milan che avrebbe vinto tutto, soccombeva di fronte alla Stella Rossa di Stojkovic. È leggenda il culo di Ferguson, uno che in una sera di maggio ha visto l’incubo trasformarsi in sogno, nel giro di due minuti. I tifosi del Bayern ancora non credono ai loro occhi. No signori miei, la fortuna nel calcio non esiste. Devi andartela a prendere, a corteggiarla, a conquistarla. Come sosteneva Machiavelli, qualche lustro fa.
Mourinho lo sa, e non ha paura. Gioca d’azzardo come un esperto frequentatore di sale da poker. Con consapevolezza. E poi è l’unico allenatore che gioca davvero con la sua squadra. La corsa dopo il secondo gol del Chelsea, ieri, entra direttamente negli annali del calcio. Non per niente, alle semifinali di Champions arrivano le squadre più forti d’Europa e quella di Mourinho. A prescindere da come si chiami questa squadra. A mio parere questo Chelsea non è una delle prime quattro per caratura tecnica, ma tant’è. Il PSG, ad un passo dalla (sua) storia, inciampa. In semifinale ci arrivarono Ginola e Weah, per Ibra (ieri assente giustificato) sarà per un’altra volta. Eppure sembrava tutto così scontato. Il 3 a 1 dell’andata, le dichiarazioni dello stesso vate di Setubal: non siamo stati costruiti per vincere. È vero in parte, ma in molti ci sono cascati, francesi compresi.
La verità è che il culo di Mourinho ci manca, e ci mancherà. Il nostro calcio gli è orfano, non solo l’inter. Certo, Mazzarri non ha la sua squadra tra le mani, ma a sentirlo parlare sembra che il suo fallimento (perché di fallimento si tratta) sia tutta colpa della sfortuna. Il Times già parla del tocco magico di Mou, sottolineando come il portoghese abbia azzeccato i cambi, tutti a segno, prima André Schurrle per l’infortunato Eden Hazard, quindi il match-winner Demba Ba. Il Chelsea vince con uno spirito speciale, l’apertura del Mirror. Uno spirito che evidentemente ancora manca ai nouveaux riches, sottintende il Guardian, pur ricordando come il Psg, prima di Londra, avesse perso una sola volta con due gol di scarto nelle ultime 111 uscite, arrivasse da 11 vittorie consecutive e non avesse segnato almeno un gol solo una sola volta nelle precedenti 46 partite.
Eppure qualcuno ancora parla di culo. Di un allenatore fortunato. Forse il suo calcio non ha cambiato la storia. Non è la zona di Sacchi, o il Tiqui Taka di Guardiola. Ma questo signore, che vi stia simpatico, è l’allenatore più decisivo del mondo. E lo sarà ancora per molto tempo.
Credits Cover: www.londraweb.com