Guardo ogni giorno con molto interesse i tg sportivi, non ho una preferenza particolare, li guardo tutti perché mi piace essere informato 24 ore su 24, di quello che succede nel campionato di Serie A. La scaletta è solitamente questa: Juventus, Roma, Milan, Inter, Napoli, Fiorentina, qualche volta la Sampdoria, che ora con l’effetto Ferrero ne ha guadagnato molto in termini mediatici. Troppe poche volte invece si sente parlare di una delle realtà calcistiche più belle del nostro campionato, che quest’anno sta stupendo tutti per i risultati ottenuti, dopo la pessima stagione precedente. Stiamo parlando della Lazio e di una piazza importante come Roma, rinata grazie alla cura Pioli, e che ad oggi occupa la terza posizione in classifica a pari merito con la Sampdoria, in attesa della partita del Napoli questa sera. A fari spenti la Lazio ha 8 punti di vantaggio sulle milanesi e 3 sulla Fiorentina, e gioca probabilmente il miglior calcio della Serie A, forse meglio anche della Juventus capolista.
Complici i tanti sfortunati infortuni, per di più mai banali e di poche settimane, a scendere in campo non è quasi mai lo stesso undici titolare, giocano quasi tutti, ed ognuno sembra essersi amalgamato alla grande negli schemi di Pioli, senza far pesare le assenze più importanti. Ma la cosa che più contraddistingue questo gruppo è il carattere e la grinta con il quale questi ragazzi scendono in campo ogni domenica. La prestazione con il Milan di sabato sera non è che l’ultimo esempio di una lunga serie. Una maglia storica con l’aquila stilizzata sul petto da onorare, e la Lazio lo ha fatto alla grande. Al termine del primo tempo sotto di un goal, diversi minuti prima del rientro in campo dell’arbitro e del Milan, i ragazzi di Pioli erano già posizionati sul terreno di gioco. Un atteggiamento, un gesto che ricorda un’altra grande Lazio, quella guidata da Maestrelli, che nella stagione 1973/1974, quella del primo scudetto biancoceleste, fece lo stesso in una partita contro il Verona. In quell’occasione i biancocelesti sotto per 2-1, vinsero la partita per 4-2. Contro il Milan invece è finita 3-1, ma la storia è stata la stessa. Un deja vu col passato, che ai tifosi laziali non può che far piacere. Tre goal nel secondo tempo che fanno impazzire i tifosi e tornare alla mente vecchi ricordi.
Una squadra piena di qualità, ma forse poco esaltata. Si parla più delle peripezie del presidente Lotito che delle qualità di questo gruppo. Un gruppo che forse non potrà contare su campioni affermati e che valgono decine e decine di milioni di euro, ma sicuramente con ottimi giocatori. In porta un ritrovato Marchetti continua a dare sicurezze al reparto arretrato. In difesa la Lazio può contare su uno come De Vrij, 22 anni, forse un po’ inesperto, ma che nello scorso Mondiale in Brasile è stato eletto come miglior difensore del torneo. A centrocampo Lucas Biglia, vice campione del Mondo, che dopo un anno di ambientamento è oggi dopo Pogba e Naingollan forse il miglior centrocampista della Serie A. Un centrocampo che comunque può contare anche su giocatori come Parolo 5 goal in stagione, Mauri 7 goal in stagione, Antonio Candreva, e primo fra tutti Felipe Anderson, talento finalmente sbocciato dopo qualche difficoltà, ora in grado di fare finalmente la differenza.
L’unico neo sembra essere l’attacco, ma per modo di dire. La Lazio infatti è la squadra che dopo la Juventus ha segnato di più. Sono 36 i goal stagionali dei biancocelesti, con una media di quasi due goal a partita. Il reparto offensivo pecca di una punta da 20 goal, ma forse in Serie A, togliendo la Juventus con Tevez e il Napoli con Higuain, in poche hanno un bomber capace di segnare più di 20 goal. Djordjevic non ha sfigurato alla prima stagione italiana, purtroppo terminata a causa dell’infortunio subito proprio nella gara contro il Milan. Sette marcature stagionali per il serbo non sono poche, considerando che in panchina la Lazio ha un certo Miroslav Klose, forse un po’ arrugginito, ma che rimane comunque il miglior marcatore della storia dei Mondiali, nonché campione del Mondo in carica con la sua Germania.
A Roma, sponda laziale, questo entusiasmo non si vedeva da tanto, forse solo Petkovic era riuscito nell’impresa, ma il girone di ritorno non fu dei migliori, nonostante poi quella stagione si rivelò storica per i laziali, grazie alla vittoria della Coppa Italia ai danni dei rivali romanisti. La Lazio di oggi però sembra esser meglio attrezzata rispetto a due anni fa, e le aspettative non sono poche. Continuare a volar basso rimane comunque l’imperativo. Troppo spesso la Lazio ha sofferto di vertigini, e troppo spesso è caduta rovinosamente. Il poco interesse mediatico può risultare quindi un punto a favore per chi ama procedere a fare spenti, perché i conti l’importante è farli alla fine e non a metà stagione.