Arrivi in Danimarca e lo trovi già scritto sui cartelli affissi in aeroporto: “The happiest nation in the world”, la nazione più felice al mondo. Oltre al cartello di benvenuto, l’aeroporto di Copenaghen/Kastrup riesce subito a far colpo sul viaggiatore: è il più importante hub della regione nordico-baltica e nell’ultimo decennio è stato votato otto volte come il più efficiente aeroporto d’Europa dall’Air Transport Research Society. I danesi sanno bene quali sono i loro primati, al di fuori di quello che possano raccontare i ranking, e fanno valere quelle che sono le loro caratteristiche: il benessere sociale, l’università gratis, i sussidi durante e dopo lo studio, la disoccupazione giovanile ben al di sotto del 13% negli ultimi mesi del 2014, e la consapevolezza di trovarsi in una nazione verde.

La politica verde
La Danimarca ha le idee ben chiare sulle energie rinnovabili: indipendenza dagli idrocarburi entro il 2050, con rinnovabili al 100% sia nella produzione elettrica che nell’industria dei trasporti. Un traguardo tra i più ambiziosi mai fissati sulla agenda di una nazione. Una sfida di un Paese che è consapevole che la politica verde possa essere uno dei motori trainanti della programmazione economica nazionale. Già oggi il 40% della rete elettrica danese si regge su fonti rinnovabili e la Danimarca può vantare una road map intelligente nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, che fa ben sperare sia dal punto di vista delle smart grid, sia per quanto riguarda l’apertura verso investimenti provenienti da altri Paesi. Il motivo è facilmente spiegato: corruzione ai minimi – risulta, infatti, primo paese al mondo nel Transparency International Corruption Perception Index 2014 -, burocrazia snella e regole semplici per la registrazione delle imprese, contenziosi di breve durata. Non a caso, la World Bank ha conferito alla Danimarca il prestigioso riconoscimento di “Best Country for Business”, a cui fa eco anche Forbes, sottolineando la facilità con cui è possibile fare affari e le numerose opportunità di partnership internazionali.

Università a costo zero e tasso di disoccupazione basso
Uno degli aspetti più interessanti riguarda sicuramente l’istruzione, i giovani e la percezione che essi hanno della società in cui vivono. L’università è, innanzitutto, a costo zero. Non solo per i danesi ma anche per tutti i cittadini dell’Unione Europea. Indice di una società evoluta, che tende la mano ai giovani e garantisce il diritto allo studio e a poter elevare la propria condizione sociale attraverso l’istruzione e la cultura. I cittadini danesi che si iscrivono ad un corso universitario possono, inoltre, accedere agli incentivi garantiti dal SU (Statens Uddannelsesstøtte), un contributo a fondo perduto che può arrivare fino a 800 euro mensili e che gli studenti percepiscono per tutto il loro percorso di studi. E non è tutto. Una volta ottenuta la Laurea, qualora non si riuscisse nell’immediato a trovare lavoro, evenienza molto bassa, chi è iscritto alle Unions, l’equivalente grosso modo dei sindacati italiani, riceve dallo Stato un sussidio di disoccupazione di 1200 euro al mese per ben due anni, percepibile anche da un qualsiasi laureato presso le università danesi e appartenente all’Unione Europea che sia iscritto alle Unions. È bene sottolineare che la Danimarca ha assestato al 12,60% il tasso di disoccupazione giovanile al 31 ottobre 2014, 10 punti percentuali sotto la media Ue (23%) e meno di un terzo del 43% che si registrava in Italia a settembre.
La percezione, quindi, che ne hanno i giovani è di una società di uguali opportunità e che ha fiducia nelle nuove generazioni, sommato a un forte equilibrio sociale – in Danimarca la differenza tra chi ha più e chi ha meno è minore rispetto a molti Paesi – e un uguale accesso anche a sanità e assistenza oltre che all’istruzione. A tutto questo si aggiunga la sensazione diffusa che la maggioranza delle donne e degli uomini danesi partecipa al mercato del lavoro sulla base delle proprie competenze: il merito, quindi, come criterio fondamentale nell’occupazione.

La Danimarca, paese più connesso al mondo
La Danimarca detiene anche un altro primato: quello di Paese più connesso al mondo. Secondo il MIS Report dell’Itu (International Telecommunication Union) nel 2014 ha scavalcato anche la Corea del Sud. Attraverso l’ICT Development Index (IDI), che tiene conto del livello di accesso, utilizzo e competenze ICT (Information and Communication Technology), e l’ICT Price Basket (IPB), indice basato sul rapporto tra il prezzo dei servizi di telefonia fissa, mobile e in banda larga e l’accesso alle tecnologie di rete, è stato stimato che insieme alla Danimarca ai primi posti risultano anche Svezia, Islanda, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Finlandia, Hong Kong, Giappone e Australia, mentre l’Italia risulta solamente al 36esimo posto. Dal documento emerge che ancora 4,3 miliardi di persone non dispongono di una connessione ad internet, nonostante le tecnologie dell’informazione e della comunicazione crescono a ritmo sostenuto in tutti i paesi del mondo.
Da quest’analisi è facile capire quali siano le origini dei primati che annovera la Danimarca. Una nazione verde che si prefigge grandi obiettivi dal punto di vista energetico. Un Paese che investe quasi circa 11 miliardi di corone danesi, l’1% del Pil nazionale, sul futuro, sui propri giovani con vantaggi e benefit che spianano gli studi di 300mila ragazzi. Un’area connessa, la più connessa al mondo che facilità il business e garantisce una vita felice. Parola di danesi.
[Cover source: www.ticonsiglio.com]