“Se ti affanni e forzi la guida per fare il tempo non lo farai: qualcosa non va in te o nella macchina. Si va davvero forte quando si compie il tutto con la massima naturalezza, quando assorbi dentro di te la velocità e il giro di pista sembra divenire lungo e musicale, come un film girato al rallentatore”. Parole e musica targate Jackie Stewart, ex pilota britannico di Formula 1, vincitore di tre titoli mondiali che ha generato applausi scroscianti tra il pubblico del “Circus”. Frasi che si legano a chi ama veramente i motori, con quel suono che solo un vero appassionato può conoscere. Come l’Aida di Giuseppe Verdi, come una rovesciata di Roberto Baggio, come un sorpasso di Valentino Rossi, il rombo di quel grande “aggeggio” presente sotto ogni cofano di un’auto rappresenta una forte emozione per tutti gli incalliti delle quattro ruote. E di sensazioni positive ne deve aver avuto anche Davide Cironi, giovane ragazzo che ha fondato un nuovo sistema riservato allo straordinario mondo dei motori, indirizzato a tutte quelle persone che sviluppano l’esaltazione per le auto sportive senza nessuna via di mezzo.

Un amore nato sin da piccolo, perché la passione per i cosiddetti “bolidi”, o ce l’hai o non ce l’hai. Nato nel 1987, da bambino Davide, finita la scuola, preferiva guardare i documentari sui motori, anziché sedersi sul divano a vedere i cartoni animati in compagnia della merenda pomeridiana. Se potessimo descrivere Davide, lo paragoneremmo a un quadro d’arte contemporanea pensato e creato da un artista emergente con tanta voglia di fare e di mettersi mostra con le proprie opere. I giovani, specialmente in questo periodo di difficoltà economica, non ricercano nella motivazione la loro arma migliore per poter far svoltare la loro vita. Si cullano sugli allori di false promesse che, poi, prontamente non vengono mai mantenute. Davide, invece, è quel giovane che si è creato da solo. Con impegno e costanza ha raggiunto il suo obiettivo tra mille difficoltà, senza badare alle conseguenze derivate dalle sue coraggiose scelte. Enzo Ferrari diceva “Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa”. Davide Cironi, però, incarna alla perfezione lo spirito della più grande icona dei motori, perché quando ha in mano un’auto, la ama senza nessun compromesso, facendola sentire la sua donna durante il tempo dei test. Ha fondato il Drive Experience, ovvero una sorta di programma che studia fino in fondo le vetture con test basati sulla velocità e che vengono ripresi con una telecamera.

Lo abbiamo intervistato noi de Il Giornale Digitale, tra aneddoti, sogni nel cassetto e progetti da intraprendere in futuro.

Davide, com’è nato il Drive Experience?

Odiavo ferocemente la stampa automobilistica italiana. Mentre aspettavo di tornare a Maranello per continuare a lavorare da istruttore presso un affittuario Ferrari, venni incaricato di gestire una piccola rubrica in un giornale regionale con il quale collaboravo nel 2013. Vedendomi arrivare a lavoro in Porsche (e sapendo che mi pagavano una miseria) il caporedattore mi chiese come potessi permettermi una 911 nera. Risposi che era l’unica cosa per cui mi interessava spendere soldi e lui mi propose di usare tutta questa passione per questa rubrica motori. Premettiamo che io già soffrivo a Maranello a stare in macchina con altre persone e odiavo dover parlare mentre guidavo, quindi storsi il naso. Ricevetti una bella serie di “no” da tutti i concessionari della mia regione, l’Abruzzo, finché si interessò all’iniziativa la Toyota con una GT86, invenduta in un salone da settimane. Presi il mio amico d’infanzia fresco di studi da regista e andammo in montagna per un giorno con questa coupé arancione. Nonostante fosse la primissima volta lavorammo bene, il video piacque e la macchina si vendette poco dopo. Senza saperlo era nato il Drive Experience, già indipendente com’è tuttora. A rivedere oggi i primi video mi viene da ridere, non mi piacciono per niente.. Adesso inizio ad apprezzare i miei prodotti, il team ed io ora abbiamo modo di lavorare come avremmo sempre voluto. lo speciale Bugatti EB110 è stata la mia laurea, ne sono totalmente innamorato.

L’auto che sogni di guidare e perché?

Io sono nato nel 1987 insieme alla supercar definitiva, la Ferrari F40. Sono cresciuto con lei e ho sempre avuto un rapporto con l’ideale di quella macchina durante gli anni. Se potessi sceglierne solo una, da tenere per sempre o guidare per l’ultima volta, sarebbe lei. Detto questo credo che la macchina più bella di sempre sia la Miura SV, nera come quella del mio libro, e la migliore da guidare per come piace a me una supersportiva ti dico; Ferrari F50. La supercar perfetta meccanicamente, sonoricamente, non esteticamente purtroppo, ma sempre di un fascino incredibile.

Che consigli dai ai giovani di oggi? Praticamente hai “inventato” il tuo lavoro. Quale segreto si cela dietro a tanto impegno?

Il fatto che mi piaccia farlo. La gente se ne accorge quando tu ami il tuo lavoro, sono contenti di vederti avere successo perché sanno che lo fai per amore, il loro stesso amore. Quando io vado in un ristorante e spio il cuoco, mi accorgo se sta facendo il suo lavoro con passione, lo stesso quando vado dal calzolaio, quando vado a comprare un vinile o un libro. Preferirò sempre dare i miei soldi ad una piccola locanda gestita con passione piuttosto che a multinazionali della ristorazione, perché mi piace ancora la manualità, le tradizioni. Allo stesso modo quando io accendo un dodici cilindri o un piccolo turbo anni ’80 non ho bisogno di fingere, mi viene da sorridere e il mio lavoro ha immediatamente una marcia in più. Il mondo dell’automobile è incredibile, ma è difficilissimo accedervi senza rovinarsi. Io stesso prima di trovare la mia dimensione ho gettato via migliaia e migliaia di euro per provare a sfogare questa passione, ma non potevo continuare a rovinarmi in quel modo. Tutte le esperienze e le competenze maturate durante quegli anni però mi sono tornate utili per mettere su questa nuova realtà fresca e inedita che sta convincendo sempre di più il pubblico. Diciamo che io ho investito tutto me stesso, tutti i miei soldi guadagnati da cento altri lavori ben più umili, per crearmi un curriculum visibile e tangibile che tutto il mondo può vedere con un clic. Cominciando dal basso, senza perdere mai l’idea principale ho lavorato giorno e notte per due anni, affrontando le difficoltà che il nostro paese oggi ci sta facendo subire, e questo è stato possibile unicamente perché io amo le automobili più di qualunque altra cosa. Molti mi scrivono con sana invidia che vorrebbero essere al mio posto, perché vedono il lato lucido e vibrante del mio lavoro. Ma dietro c’è un impegno continuo e uno stato di perenne concentrazione che mi porta a mettere da parte tutto il resto in favore del lavoro. E’ un percorso in cui credo fermamente, pieno però di sacrifici importanti. La soddisfazione che provo ogni giorno mi fa capire che questa è la strada giusta, quella con più curve.

Il 2016 sarà l’anno di quale auto?

Sarà verosimilmente l’anno dell’Alfa Romeo Giulia, spero di tutto il marchio, almeno me lo auguro.

“478 – I diari della Miura nera” è il titolo del tuo libro in prossima uscita. Di cosa parla e perché proprio questo titolo?

I diari della Miura nera è un romanzo cattivo, fin troppo violento, in cui dico le cose davvero come le penso. Veramente l’ho dovuto addolcire un po’ per la vendita al grande pubblico, altrimenti mi arresterebbero. Mi interessa fare compagnia a quelli che come me, per tutta la vita, non hanno avuto nessuno che li capisse quando parlano di motori e della propria passione. Ogni giorno mi scrivono dozzine di persone, dai ragazzini che vanno a scuola fino ai pensionati, e tutti dicono la stessa cosa: da quando ci sono i tuoi video ho capito che non sono l’unico a pensarla in un certo modo. Mi interessano loro, mi interessa che si sentano meno soli. La storia inizia negli anni 50 in Sicilia e arriva fino a qualche anno fa, in Emilia Romagna. Assieme al protagonista si vivono i periodi d’oro dell’automobilismo italiano, passando in prima persona per marchi storici e leggendari come Alfa Romeo, Lamborghini e Ferrari, ma visti dall’interno, dietro le quinte. Viviamo vicende legate all’automobilismo e ai motori, ma anche alla musica, alle donne e alla vita di uno che beveva benzina senza fregarsene di nient’altro, uno che viveva in un garage con una brandina, un frigorifero e una Miura nera. Il personaggio ha molto di mio ovviamente, ma non sono io. 478 è un numero che un qualunque appassionato di auto deve conoscere, i meno attenti si accorgeranno durante la lettura di averlo sempre saputo.

Un sogno nel cassetto che ha Davide Cironi?

Il sogno che realizzerò a breve è quello di guidare una F40, il sogno più difficile che spero di realizzare prima di andarmene, continuando a lavorare come un treno, è quello di possederla. Devo dire che già questo che ho creato è una piccola realizzazione, che io vedo ancora in culla, ma che ha anche una grande potenzialità. Da sempre ho sognato di avere un giorno un mio centro per la cura dell’auto sportiva, con un bel salone lucido, uno studio con poltrona in cuoio rovinato e tutte le mie varie avventure suicide appese alle pareti in cornice. Avere un bel team affiatato per il restauro di auto storiche e da competizione, ma anche per la costruzione di prototipi e supercar in piccola serie. Su questo stiamo lavorando con il mio progettista Pasquali, vogliamo creare posti di lavoro in una piccola azienda artigianale tutta italiana che faccia ancora le cose come una volta. In questi giorni si sta muovendo qualcosa, intanto finiamo la Countach Turbo V6. Di sicuro alla giacca e cravatta affiancherò sempre la tuta ignifuga.