Martedì 19 Agosto ricorreva il sessantesimo anniversario della morte di uno degli statisti più importanti della nostra storia, se non addirittura il più importante, Alcide De Gasperi. La notizia della sua morte fu annunciata dall’ANSA all’alba del 19 agosto 1954. “ Alle tre di questa mattina è deceduto per paralisi cardiaca l’on. De Gasperi. Egli è morto in stato di lucidità mentale e munito dei conforti religiosi. Gli erano attorno i suoi familiari.” Un piccolo nucleo di persone raggiunse la casa di montagna in Sella Valsugana, molti parteciparono alle esequie, mentre i più si accalcarono nei locali pubblici per seguire il funerale dello statista trentino trasmesso dalla televisione, da poco arrivata nel nostro Paese.

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All’indomani della sua morte, si diffuse rapidamente fra tutti, amici e avversari, classe politica e opinione pubblica, l’idea che quel giorno se ne fosse andato davvero un grande personaggio e che con lui si fosse interrotta una pagina della storia del nostro Stato. Oggi si può affermare che è stato davvero così, tanto che nel corso di questi sessant’anni il riferimento alla figura di De Gasperi è rimasto costante. Indicativo è anche il fatto che nessun uomo politico abbia avuto un tale numero di eredi, veri o fittizi, durante i decenni seguiti alla sua morte: all’estero, a più riprese e per molto tempo, si sono domandati chi potesse essere il nuovo De Gasperi su cui poter fare affidamento. Dieci anni fa lo storico Pietro Scoppola, uno dei primi studiosi di De Gasperi, affermava che “ la figura di De Gasperi si è fatta ancora più grande nella distanza, come le montagne del suo Trentino, che solo a distanza si dispiegano in tutta la loro importanza”.
Sono passati altri dieci anni e i motivi di quella grandezza rientrano a pieno titolo nella nostra storia, purché non si decida di isolarle alla sola ufficialità degli anniversari. Lodevoli le iniziative della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi con l’annuale appuntamento della Lectio che si tiene come ogni anno a Pieve Tesino, paese natale dello statista (dove la casa di famiglia è diventata Museo) e la pregevole pubblicazione del volume su De Gasperi “Dieci lezioni di Storia e Politica” a cura di Giuseppe Tognon che contiene saggi e apporti di studiosi del lascito degasperiano.

Approfondimenti e dibattiti anche duri hanno aiutato a fare luce su alcuni punti chiave del lascito conteso. Per esempio, quali le scelte che 60 anni dopo lo inseriscono a pieno titolo tra i padri della nostra Repubblica? Pur consapevole dei pericoli che si corrono a fare un riassunto, Umberto Gentiloni, nel suo intervento sul La Stampa del 17 Agosto, scrive che si possono trovare tre aspetti che aiutano a giudicarlo in una visuale più ampia del suo tempo. De Gasperi politico affonda le radici in un’identità di confine (fu eletto per la prima volta nel 1911 deputato per il Trentino alla Camera del Reichsrat austriaco dove rimase fino al 1918 fase finale della vita dell’Impero) che poi si inserì in una realtà più ampia. Diventato cittadino italiano, infatti, divenne parlamentare del Regno d’Italia nel 1921 restandovi fino al 1926 quando il Duce fece perdere la carica di deputati a coloro che avevano scelto di andare sull’Aventino. Infine, dopo la seconda guerra mondiale, entrò a far parte dell’Assemblea Costituente e poi del Parlamento italiano svolgendo un ruolo da grande protagonista nel secondo dopoguerra fino alla morte. Questo grande uomo politico non fu solo Presidente del Consiglio dal 10 dicembre 1945 fino al 17 agosto 1953, ma ricoprì anche gli incarichi di Ministro degli Esteri (dal dicembre 1944 fino all’ottobre 1946 e di nuovo dal luglio 1951 fino all’agosto 1953), di Ministro dell’Interno (dal luglio 1946 fino al febbraio 1947 e di Presidente dell’Assemblea Comune Europea dal gennaio 1954 fino al giorno della sua morte. De Gasperi viene, proprio per tutto questo, unanimemente considerato come uno dei Padri della Repubblica Italiana e, insieme al francese Schuman, al tedesco Adenauer e al connazionale Spinelli, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea. Significativo, poi, che sia uno dei pochi politici per cui la Chiesa ha aperto il processo di beatificazione.

Il secondo motivo della sua attualità sta nel persistente tentativo di non limitare il suo sguardo ai problemi interni, ma di ampliarlo in modo intenso verso l’Europa, “collocando le vicende della nostra giovane repubblica nel cuore del nuovo sistema internazionale”. De Gasperi era, infatti, convinto fermamente che nessun Stato da solo potesse superare i lasciti della guerra e del fatto che bisognasse collegare la debolezza italiana a “due punti di riferimento irrinunciabili”, la scelta atlantica e la dimensione europea.
Il terzo aspetto, che, sempre secondo Gentiloni, porta De Gasperi ad esser ancora oggi così attuale, è rappresentato dal fatto che lo statista era fermamente convinto che l’incredibile opera di ricostruzione dovesse esser realizzata non per mezzo di un’imposizione di una guida illuminata, ma con un allargamento delle basi democratiche dello Stato.
Da ciò vennero, le scelte che ci permettono di valutare molto positivamente l’operato di De Gasperi: il referendum del 1946, con la scelta tra monarchia e repubblica; il rapporto non confessionale tra la Chiesa e il partito dei cattolici e la partenza, nella prima legislatura, di un percorso di riforme fondamentale per il futuro della democrazia dei partiti.

Lo statista trentino era un politico che pensava piano, ma agiva rapidamente, contraddistinto da uno spiccato realismo anche a costo di dire cose impopolari. Una delle sue citazioni più famose è che “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni” ulteriore conferma del suo saper, e voler, guardare lontano, cosa che purtroppo manca spesso ai politici di oggi, abituati più a uno sguardo a breve termine.

Nella abituale lectio degasperiana, svoltasi come ogni anno a Pieve Tesino, quest’anno sono stati scelti due giovani storici, Maurizio Cau e Marco Mondini che hanno parlato del rapporto tra De Gasperi e la prima guerra mondiale, di cui quest’anno ricorre il centenario dallo scoppio.
Maurizio Cau, in modo particolare, ha incentrato il suo discorso proprio sulla figura di De Gasperi, evidenziando la sua lungimiranza quando, già nel 1908, aveva previsto “ la guerra universale del prossimo decennio” e mettendo in risalto le perplessità che lo statista trentino nutrì sull’entrata in guerra dell’Austria e i vantaggi che la popolazione trentina ne avrebbe potuto trarre. E’ stata poi ricordata dallo storico una illuminante considerazione di De Gasperi sulla guerra che “ è sempre troppo brutta per esser giustificata”. “De Gasperi aveva coniato ad inizio secolo il termine coscienza nazionale collettiva e lo utilizzò per plasmare lo spirito nazionale dei cattolici trentini – ha argomentato Cau- Il termine subì un’inevitabile trasformazione anche a causa degli avvenimenti bellici e al trattamento indegno riservato ai trentini. Se prima dello scoppio della guerra De Gasperi auspicava non tanto la rottura del nesso asburgico, ma l’ottenimento di forme di autonomia e di misure per lo sviluppo economico del Trentino sotto l’Austria , a conflitto terminato la sua analisi cambiò nettamente direzione e nel 1921 scrisse che per i trentini era mutato il concetto stesso di patria. Gli orizzonti si sono allargati, prima dell’annessione quando scrivevamo paese intendevamo Trentino, ora il nostro Paese è l’Italia.” Questa la risposta alla critica mossa a De Gasperi di esser stato troppo vicino all’Austria. Un’accusa che può, appunto, esser facilmente smontata semplicemente andando a legger gli scritti di De Gasperi ove si può notare una difesa dell’Italia con forte vigore.

In occasione di questo particolare anniversario della morte del grande statista trentino, si stanno svolgendo eventi anche a Madonna di Campiglio, nota località turistica delle Dolomiti, programmati dall’Associazione Campiglio Trepertre e dalla stessa Fondazione Trentina Alcide De Gasperi. La tre giorni di dibattiti è intitolata “ l’Alta via di Alcide De Gasperi e dell’Italia”. Il primo evento ieri, giovedì 21 agosto, con l’inaugurazione pomeridiana alla presenza delle autorità e la proiezione in serata del film “Alcide De Gasperi un uomo d’altri tempi”, prodotto da Raila grande storia con lo scopo di celebrare l’uomo e lo statista. Oggi protagonista principale sarà il giornalista del Corriere della Sera, e scrittore, Gian Antonio Stella che parteciperà ad un doppio incontro: nel tardo pomeriggio un dibattito sulle autonomie con Lorenzo Dellai, per tanti anni presidente della provincia di Trento, e Beppe Zorzi, direttore della Fondazione Alcide De Gasperi; in serata Stella presenterà il suo ultimo libro “Bolli sempre bolli fortissimamente bolli. La guerra infinita alla burocrazia”. A chiusura della tre giorni, sabato 23 Agosto, la testimonianza della figlia di De Gasperi, Maria Romana, che terrà l’incontro dal titolo “De Gasperi, mio padre”.

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Proprio la figlia è intervenuta con un’intervista al Corriere della Sera di mercoledì 20 Agosto per esprimere le sue forti perplessità sulla proposta del deputato del Pd, Giuseppe Fioroni, di dedicare la Festa dell’Unità a suo padre. “In verità mi sembra una cosa strana. Cosa vuol dire ‘l’Unità’ oggi? Unità di che cosa? E non mi riferisco solo al giornale, alla festa. Tutti i partiti, bene o male, sostengono di cercarla, questa unità. Ma alla fine una parola non significa nulla. Se vogliamo parlare dell’unità europea, uno degli obiettivi di mio padre, allora va bene. Perché dipendiamo dall’Europa. Senza l’Europa non saremmo nulla. Quindi l’unica unità che possiamo cercare, e che sarei d’accordo nel collegare a mio padre, è quella europea.” Queste le pesanti parole della figlia di De Gasperi.
Maria Romana De Gasperi ha detto anche che considera il fatto che gran parte del mondo politico abbia ricordato suo padre “un fenomeno interessante e anche inaspettato. Per anni nessuno si è più occupato di questo personaggio, a parte qualche studioso. Oggi- prosegue la figlia dello statista– c’è quasi una necessità di ricordarlo, di riportarlo alla memoria collettiva… E c’è anche la necessità di trovare personalità che possano onestamente prendere in mano le redini della situazione…”
Interpellata sul patrimonio di suo padre, risponde che “ebbe una vita non lunga ma densa: nacque sotto l’Impero austriaco, si ritrovò in un’Italia libera, poi subì il fascismo e infine rivisse la libertà d’Italia. La sua linea è sempre stata la difesa della libertà individuale, quindi di libertà del pensiero e di associazione, dei partiti. Aveva degli avversari, certo. Ma non credo si sia fatto mai dei nemici. Perché il suo modo di fare lo escludeva.”
Proprio per salutare la figlia Maria Romana, una mattina di 60 anni fa, De Gasperi usò queste significative parole: “Ho fatto tutto ciò che potevo, la mia coscienza è in pace…”
Alcide De Gasperi a parole non è stato dimenticato, ma andrebbe recuperato il suo modo di vedere la politica, la sua lezione sempre attuale, soprattutto in questi tempi difficili, per certi aspetti paragonabili a quelli in cui lui operò.